2020 ANNO DEL COCA COLA VIRUS,2022 ANNO DELLA DISTRUZIONE ECONOMICA !
«Anno nuovo, mercato vecchio.
Non cambia la tendenza negativa
del mercato dell'auto in Italia, e la
dinamica discendente degli ultimi
mesi del 2021 viene confermata
anche a gennaio 2022». È il commento di Unrae ai pessimi dati di
mercato, che segnano un calo del
19,7% delle immatricolazioni in
Italia. Allarme di Federauto (concessionari): flessione complessiva
del 35% rispetto al gennaio 2019, in
forte calo gli ordini, anche sull’elettrico. «Non sono più procrastinabili la definizione e l’avvio di
un piano di politica industriale dedicato alla transizione dell’automotive, che se non ben gestita potrebbe costare all’Italia oltre
70mila posti di lavoro», dice Paolo
Scudieri, presidente di Anfia. A
sollecitare un piano nazionale per
l’auto è anche Marco Bonometti,
presidente del Gruppo Omr. Risponde il ministro dello Sviluppo
economico, Giorgetti: «Presto con
il Mef presenteremo delle proposte
per incentivi all'automotive».Il 2022 dell’auto inizia sotto una cattiva stella, con le immatricolazioni il
mese scorso calate del 19,7% sul 2021
e di oltre 34 punti se confrontate con
il 2019. A gennaio le nuove autovetture sono state 107.814, oltre 26mila
unità in meno rispetto a un anno fa
come fa notare l’Unrae. Questo significa che la crisi di mercato per l’auto si
sta aggravando, con risultati che rischiano di essere anche peggiori di
quelli dell’anno scorso. Se si proietta
il dato di gennaio sull’intero 2022, come evidenzia il Centro Studi Promotor, si ottiene un volume di immatricolazioni pari a un milione e 198mila
autovetture, con un calo potenziale
del 17,8% sul 2021.
Sale dunque l’allarme per un settore che sta attraversando una contingenza difficile e una transizione ancora più complessa. Lo dimostra anche l’iniziativa del ministro Giancarlo
Giorgetti che ieri pomeriggio ha incontrato i rappresentanti delle principali aziende del settore, oltre ad Anfia
e Confindustria, assicurando che il
dossier automotive sarà riaperto a
breve. «Nonostante le difficoltà – ha
sottolineato il ministro dello Sviluppo
economico in una nota – sono ottimista sul fatto che nelle prossime settimane insieme con il Mef presenteremo delle proposte per incentivi al settore dell’automotive». L’incontro, aggiunge la nota, «è stato anche
occasione per fare una ricognizione
sugli strumenti e risorse messe a disposizione del Mise per sostenere una
filiera strategica del sistema produttivo del paese, con l’obiettivo di garantire l’equilibrio tra esigenze economiche ambientali e sociali».
Tra mercato e industria
Quella del settore auto è una crisi, insieme, industriale e di mercato. A pesare sulle fabbriche e sui produttori di
componenti è la carenza di semiconduttori che, a partire dalla seconda
metà del 2021, ha creato gravi problemi nell’intero ciclo produttivo, allungando i tempi di consegna delle nuove autovetture. Una situazione che ha
finito per condizionare tanto i volumi
produttivi quanto i volumi di vendita
nella rete dei dealer. Caro energia e
aumento dei prezzi di materie prime
e trasporti hanno ulteriormente complicato le cose. «È del tutto evidente –
sottolinea Gian Primo Quagliano, del
Centro Studi Promotor – che, in mancanza di interventi urgenti, il settore
dell’auto, che vale il 12% del Prodotto
interno lordo, potrebbe diventare una
pesante palla al piede, mettendo a rischio la prospettiva di una crescita del
Pil del 3,8% prevista per quest’anno».
Le richieste degli industriali
Per Paolo Scudieri, presidente dell’Anfia, «non sono ulteriormente
procrastinabili la definizione e l’avvio
di un piano di politica industriale dedicato alla transizione della filiera
automotive, un processo che, se non
adeguatamente gestito, potrebbe costare al nostro Paese oltre 70mila posti di lavoro persi». Il rischio è che, in
assenza di strumenti che accompagnino la riconversione, «molte aziende – aggiunge – si trovino costrette a
rimodulare investimenti e piani produttivi sul nostro territorio, a danno
della sopravvivenza di un settore
trainante dell’economia italiana». Il
settore auto è stato trascurato negli
ultimi mesi sottolinea il presidente
dell’Unrae Michele Crisci. È urgente,
aggiunge, «portare avanti i progetti
del Mise a sostegno dell’acquisto di
veicoli a basse emissioni, per non
bloccare il processo di elettrificazione nel Paese». Nel mese di gennaio in
effetti la quota di full electric e plug-in
crolla a quota 8,4%, perdendo quasi 5
punti rispetto a dicembre scorso. «Il
ritardo delle decisioni governative,
già nel primo mese dell’anno, ha restituito un volume di immatricolazioni al di sotto dei livelli degli ultimi
quattro anni e con una consistente riduzione degli ordini, anche delle
elettriche, che impatterà nei mesi
successivi» sottolinea Adolfo De Stefani Cosentino, presidente di Federauto. In questo contesto difficile
fanno peggio del mercato sia Stellantis (-26,7%) che Volkswagen, -33,6%.
Male anche Daimler, che perde il 33%
dei volumi, mentre Ford e Toyota
perdono rispettivamente 8 e 12%. Renault, dopo un 2021 difficilissimo, a
gennaio cresce del 5%.
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