Ginevra, Francoforte, Pa-
rigi, Detroit, Tokyo,
Shanghai. Sotto i riflet-
tori delle rassegne inter-
nazionali ci sono state
auto da sogno e modelli che hanno
fatto la storia. I saloni dell’auto sono
stati un momento importante per lo
sviluppo dell’industria del motori,
ma la pandemia pare proprio aver
messo una pietra tombale su tante
manifestazioni che, in effetti, già pri-
ma del covid-19 outbrake, non aveva-
nopiùsensosottoilprofiloeconomi-
co e di comunicazione . I motor show
non sono più di moda. O almeno non
lo sono come lo si intendeva fino a
qualche anno fa, quando erano ker-
messe scintillanti in cui i giornalisti
andavano caccia dei big boss dell’au-
tomotive e nelle conferenze stampa
venivano fatti annunci di peso.
Il focus delle rassegne dell’auto
erainpassatoquellodilanciareimo-
delli che erano in procinto di entrare
in produzione o anche di esporre
conceptcarche,invece,anticipavano
quelli futuri. Quante nuove vetture si
sono viste negli anni in cui i saloni
andavanoperlamaggiore,aGinevra,
Parigi, Francoforte, Tokyo e Detroit,
teatri di alcune delle più note passe-
relledell’autodiunpassatodiventato
ormai solo un suggestivo ricordo?
Gli stessi costruttori li stanno di-
sertando anche perché il format, che
non si è adeguato a un contesto
completamente cambiato, non
sembra avere più il gradimento de-
gli addetti ai lavori.
I saloni dell’auto sono diventati
delle rassegne della mobilità. Lo ab-
biamo visto in autunno a Monaco,
dove si è trasferito il leggendario Iaa
di Francoforte, diventato uno show
cheavevapocosaporeedoveaddirit-
tura l’auto era in secondo se non in
terzo piano. Sembrava quasi che gli
organizzatori si vergognassero a
esporre autovetture, preferendo
mettere in primo piano i temi della
mobilità, termine generico che com-
prendeunavastagammadiprodotti.
Tutto o niente. Ma soprattutto zero
emozioni e nessun reveal ad effetto
wow di una Ferrari o di una Porsche.
Le strutture fieristiche dovranno
adeguarsiaquestocambiamento.Da
un lato i costruttori, a costo anche di
lanciare sempre meno vetture, si
stanno focalizzando sempre di più
nel lancio di grandi piani industriali.
Mentre sotto i riflettori sono arrivati
improbabili droni e biciclette elettri-
che considerate cool e molto green. I
produttori di questi oggetti o dei ser-
vizi di sharing di monopattini assu-
mono, invece, ruoli primari nelle po-
che rassegne che restano in pro-
gramma alla pari o quasi degli stessi
marchiautomobilisticicheuntempo
erano invece assoluti padroni sia de-
glispazichedeltempoadisposizione
nelle aeree fieristiche. Un cambio di
marcia epocale destinato a prevalere
ma anche in futuro.
Il digitale ha sostituito la presenza
dal vivo e in tempi di emergenza da
covid ormai costante sta prendendo
il sopravvento rispetto alle presenza
fisica agli eventi. Anche se si finirà
con l’azzerare del tutto il classico
contatto one to one alla base della
partecipazione degli addetti ai lavori edelpubblicochepagavaunbigliettod’ingresso in grado di garantire co-
munque risorse economiche agli or-
ganizzatori degli eventi per poter
sopperire ai mancati introiti in pas-
sato garantiti dai costruttori.
A correre ai ripari sono ormai an-
cheglistessiorganizzatori.Selagen-
te non va più ai saloni, vista l’assenza
di novità o quasi, sono le rassegne ad
andarefralagente.Perlemutateabi-
tudini degli acquirenti di auto nel
confronto con i media di settore, per
il cambiamento della propensione
all’acquisto (in profonda crisi) e per
lanecessitàdioffrireachipagaunbi-
glietto un intrattenimento adeguato.
Se anche quest’anno non si farà il
più nobile fra i saloni dell’auto,
quello di Ginevra da sempre consi-
derato il salotto buono del settore
automotive, a crescere per la pre-
senza e l’interesse automobilistico
è sempre di più il Consumer electro-
nics show di La Vegas, la più grande
fiera mondiale dell’hitech che ormai
ha fra gli espositori sempre più case
automobilistiche. Senza contare che
una certa fama l’hanno acquisita
rassegne come quelle del vintage,
Auto e moto d’epoca che si svolge a
Padova, ma anche le esposizioni più
dinamiche come il MIMO in pro-
gramma fra Milano e Monza.
Un futuro che è ancora tutto da
immaginare. Si tornerà prima o
poi indietro? Difficile, ma mai dire
mai. Molto dipenderà dall’approc-
cio delle nuove generazioni con le
auto. Se le alternative non manca-
no - e il riferimento sono la mobi-
lità su rotaia che è tornata di gran-
de moda o quella dei voli low cost
più attraenti soprattutto dal punto
di vista economico - l’auto così co-
me le due ruote non finiranno nel
dimenticatoio. A patto che non
venga meno la passione per mezzi
che hanno contribuito al progres-
so dell’umanità e potrebbero con-
tinuare a farlo nel futuro prossi-
mo, ma cambiando format.
La ricetta ancora nessuno l’ha
composta, ma non è escluso che lo
scopriremo in un futuribile Salone
dell’auto.
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