STUPIDA RAZZA

venerdì 4 febbraio 2022

Lo slalom tra i contratti della transizione

 

Il cambiamento veloce del mercato
dell’energia, quella transizione
energetica verso le fonti rinnovabili
di energia in cui si stanno spostan-
do i grandi flussi finanziari, è una
delle cause che ha spiazzato una
parte del portafoglio ordini raccolto
dalla Saipem. Ma non spiega tutto.
Il gas piace poco e il petrolio pia-
ce pochissimo ai mercati europei e
nordamericani, e le attività di servi-
zio alla ricerca e allo sfruttamento
dei giacimenti fanno parte dell’atti-
vità della società di ingegneria. Ma
ciò non spiega tutto.
L’epidemia virale da due anni
rallenta lavori e progetti. La catena
della fornitura ha dilazionato le
consegne di materiali e apparec-
chiature. Ma queste grandi dina-
miche mondiali non sono suffi-
cienti a spiegare tutto.
Hanno avuto conseguenze la ca-
duta degli investimenti nel settore
del petrolio — per anni il greggio a
basso prezzo ha allontanato la vo-
glia di costruire piattaforme e tri-
velle — e al tempo stesso la fuga
verso la sostenibilità. Secondo il
nuovo studio di EY Ernst&Young
«Seize the change, futuri sosteni-
bili» condotto fra 300 aziende ita-
liane, il 69% delle imprese ha pre-
visto un piano di sostenibilità cor-
redato da obiettivi.
Erano segnali che la Saipem ha
cercato di cogliere per tempo, e con
lo spostamento dell’asse energetico
ha cercato di offrire le sue compe-
tenze in settori nuovi. Per esempio,
le colossali navi-officina della Sai-
pem, che posavano intere piattafor-
me petrolifere in mezzo agli oceani,
sono noleggiate per posare foreste
di eliche eoliche in mezzo ai mari.
Per esempio, la Saipem ha pensato di costruire il progetto rinnovabile
Agnes nell’Adriatico, cioè riusare le
piattaforme dei giacimenti vuoti di
gas come capisaldi cui legare eolico
e fotovoltaico galleggiante.
Se le spiegazioni date per descri-
vere la crisi aziendale fossero sola-
mente cause esterne, difficoltà si-
mili sarebbero comuni a tutto il set-
tore delle società internazionali di
contrattisti e di ingegneria.
Il comunicato con cui la Saipem
ieri mattina ha spiegato le difficoltà
va letto in trasparenza come una
radiografia posata sulla lavagna lu-
minosa e fa capire dov’è la frattura
da ingessare. «Un significativo de-
terioramento dei margini econo-
mici a vita intera di alcuni progetti
relativi all’E&C Onshore e all'Of-
fshore wind», è scritto.
L’offshore wind, cioè le centrali eoliche da posare in mezzo al mare,
sentono l’effetto pesantissimo che
in questo periodo soffre tutto il set-
tore rinnovabile, cioè le apparec-
chiature e l’elettronica di potenza
non vengono consegnate ai com-
mittenti e rincarano le materie pri-
me per l’energia verde, come il ra-
me, il litio, il cobalto. Chi ha fatto
contratti senza coperture del ri-
schio prezzo o del rischio fornitura
si trova in difficoltà.
I contratti a terra nel caso della
Saipem riguardano soprattutto gli
impianti per il gas liquefatto, di cui
la società aveva fatto una scorpac-
ciata tale da rischiare l’indigestio-
ne. Un portafoglio ordini così gene-
roso impone contratti con margini
sicuri e con un cronoprogramma
rigoroso, altrimenti basta poco per
dissipare il progetto e la stima co-
struita in decenni di lavoro. Il pri-
mo sintomo del malessere è di un
anno fa, quando si è fermato il la-
voro sull’impianto per il metano li-
quido del Mozambico che la Total
aveva affidato alla Saipem.


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