STUPIDA RAZZA

venerdì 4 febbraio 2022

Draghi riparte da bollette e pensioni

 


Misure per attenuare il peso del caro-energia su famiglie e imprese e il delicatissimo dossier della previdenza: sono i primi due banchi di prova (insieme allo spinoso tema dei bonus edilizi) per il governo Draghi e per la maggioranza che lo sostiene dopo che il voto per il presidente della Repubblica ha messo in evidenza tutte le contraddizioni che la contraddistinguono. Il 7 febbraio è in agenda la prima verifica politica con i leader sindacali sulle pensioni, mentre la questione bollette, posta come priorità sia dal segretario del Pd, Enrico Letta, che dal capo della Lega, Matteo Salvini, potrebbe essere oggetto di un primo esame già nella riunione del Cdm di oggi che dovrà decidere la proroga di alcune misure anti-Covid. Ma la riunione servirà soprattutto a capire l’approccio del premier Draghi - intenzionato a spingere sulle riforme -in questo nuovo avvio, dopo la rielezione di Sergio Mattarella al Quirinale, e in vista degli ostacoli che l’esecutivo dovrà superare nei prossimi 11 mesi, prima del termine della legislatura, a cominciare dai cinque Dl in attesa di conversione.Gli impegni sono molteplici e il tempo è poco. Ecco i due fattori che più di ogni altro condizioneranno la fase 2 del Governo e che Mario Draghi ricorderà ai suoi ministri in occasione della riunione del Consiglio di oggi, dove oltre ad alcune misure sul Covid (c’è da decidere se prorogare la chiusura di sale da ballo e discoteche e l’uso delle mascherine all’aperto), si potrebbe avviare il confronto sulle ulteriori misure per fronteggiare l’emergenza del caro energia. Ma la riunione di questo pomeriggio servirà soprattutto a capire l’approccio del premier in questo nuovo avvio. Le riflessioni sul «Governo più forte», vista la pessima prova dei leader politici tutti (chi più chi meno), o «più debole» a causa delle fibrillazioni interne ai partiti della maggioranza, non fanno parte dei ragionamenti del Presidente del Consiglio che ieri è rimasto chiuso nella sua tenuta umbra. Certo è che la soluzione scaturita dal voto dei Grandi elettori è stata apprezzata e molto anche fuori dall’Italia, come è emerso dai commenti dei principali media europei e statunitensi, preoccupati dal rischio instabilità di un Paese con un debito vicino al 160%, e una risposta arriverà anche dai mercati di oggi. «Draghi tornerà a fare Draghi», è il refrain ripetuto in queste ore, quasi fosse un ritornello del prossimo a delle canzoni che a breve ascolteremo dal palcoscenico dell’Ariston. Perché è evidente che l’attesa per l’elezione del Capo dello Stato - nella quale il premier era direttamente coinvolto visto che la sua candidatura è rimasta quasi fino all’ultimo - ha pesato anche sull’azione dell’esecutivo. Sarà nei prossimi giorni lo stesso Draghi a illustrare i prossimi obiettivi. Probabilmente attenderà il giuramento di giovedì di Sergio Mattarella, al quale successivamente rimetterà - come è da prassi - il proprio mandato per vedersi immediatamente respinte le dimissioni. Nel frattempo però arriveranno già dei segnali. I partiti, tutti, sono tornati alla carica sul caro energia. Matteo Salvini nell’incontro «urgente» oggi con il premier, assieme al capodelegazione della Lega, Giancarlo Giorgetti, certamente rilancerà la richiesta dei «30 miliardi» e lo stesso farà il Capo dei Cinquestelle Giuseppe Conte che come Enrico Letta tifano per un nuovo scostamento di bilancio. Non si tratta dell’apertura di una nuova stagione di mediazioni. Draghi è consapevole della necessità dei leader di dirottare l’attenzione dalle critiche durissime che gli stanno piovendo addosso. Ma l’arena non può essere il Governo, come peraltro ha lasciato intendere anche lo sfogo sabato di Giorgetti, che ha fatto esplicito riferimento alle prossime scadenze elettorali: le amministrative e i referendum della prossima primavera. Il presidente del Consiglio è intenzionato a tornare immediatamente alle antiche usanze, a «far parlare i fatti» come disse in occasione del suo primo Consiglio dei ministri, di cui tra pochi giorni ricorrerà l’anniversario. È certo che il caro energia rientra tra le priorità del Governo e le recenti aperture del ministro dell’Economia, Daniele Franco, ne sono la conferma. Ma non può diventare una nuova «bandierina». Oggi l’Istat ufficializzerà la crescita 2021 al 6,5%: numeri da «boom economico», rilancia Renato Brunetta, tra i più entusiasti per la riconferma del governo «dei due presidenti». Numeri che però non bastano a trasformare un rimbalzo in una crescita strutturale. Serve governare e decisivo sarà - come ha detto più volte il premier - rispettare gli impegni su riforme e investimenti del Pnrr (circa 40 miliardi nel solo 2022), che siano quelli già assunti o quelli eventualmente rimodulati nei prossimi mesi. È anche per questo che a Bruxelles sabato hanno tirato un sospiro di sollievo quando è arrivata la conferma dell’accoppiata Draghi-Mattarella.

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