STUPIDA RAZZA

venerdì 4 febbraio 2022

La percezione può essere modificata nel metaverso

 

U no studio di Mauro Manassi e David Whitney neuroscienziati di Berkeley, propone un’ipotesi che spiega come il cervello gestisca l’enorme quantità di segnali che riceve in ogni istante in modo che l’esperienza percepita sia relativamente stabile. In base ai loro esperimenti, Manassi e Whitney ipotizzano su Science che il cervello stabilizzi la percezione costruendo una sorta di media mobile di quello che ha percepito negli ultimi 15 secondi. Nel momento in cui gli umani si accorgono che il loro cervello li inganna - seppure a fin di bene - la loro coscienza può forse immaginare che i segnali che il cervello scarta vanno a finire in una sorta di esperienza inconscia. Qualcuno, come David Chalmers, filosofo alla New York University, può a buon diritto discutere sul senso di realtà e domandarsi se gli umani siano in grado di provare che la loro esperienza non è una simulazione, tipo Matrix, arrivando in un suo articolo per Nautilus a negare che questa prova sia possibile. Ma si può anche rovesciare la prospettiva e domandarsi se l’immersione in un metaverso prodotto dal computer possa effettivamente essere scambiata per la realtà. In un metaverso le coscienze vivono esperienze coinvolgenti quanto quelle fisiche? Luca Chittaro, all’università di Udine, per anni ha prodotto i “metaversi” usati per allenare il personale delle linee aeree americane a gestire le emergenze e ha dimostrato che in un incidente simulato si provano le stesse esperienze vissute in un incidente reale. Ma, in quelle condizioni, il cervello dovrebbe riadattare la sua funzione di stabilizzatore delle percezioni perché riceve meno stimoli che nel mondo fisico e deve eliminare altri segnali, come la latenza tra movimenti del corpo e immagini sugli schermi. Tra metaverso e realtà ci può essere un’esperienza simile a livello cosciente ma diversa nell’inconscio. Un metaverso cattivo può sfruttare questi meccanismi percettivi.

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