Dovreste passare da Crispiero e guardare il mondo da lì: è un grumo di case sui colli che scemano da Camerino. Sembra nulla eppure innescò la vera rivoluzione verde che ha sfamato l’umanità e ce ne siamo dimenticati. Come ci siamo dimenticati di Nazzareno Strampelli (anche se ora vogliono tutti il «suo» grano senatore Cappelli) morto 80 anni fa, nel gennaio ’42. Nessuno lo ha ricordato; l’oblio è la condanna per aver condotto la battaglia del grano che Benito Mussolini s’i nte s tò . A Crispiero in una lapide posta sulla casa dov’è nato hanno scritto: «Dove cresceva una spiga di grano ne fece crescere due». Doveva vincere il Nobel, non glielo dettero causa fascis m o. Ma ora ci farebbe comodo riaverlo in salute e in cattedra. Importiamo oltre il 60% del grano e la baruffa ucraina non aiuta, la febbre dei prezzi di pane e pasta è a 40 (per cento d’au m e nto). I contadini sono tornati in piazza con i trattori; il debutto è stato pacifico, se lo sarà anche la replica è un’incognita. Causa rincari dell’energia - anche per via del Green deal europeo che tutto è tranne che verde - e delle materie prime rischiano di abbandonare i campi anche perché i supermercati non concedono aumenti. Ci stiamo incamminando come i ragazzi di Celentano sulla via Gluck: là dove c’era l’erba ora c’è povertà. È così? «Lo ammetto - dice Gian Marco Centinaio da Pavia, cinquantenne sottosegretario all’agricoltura e già ministro per la Lega, il “ge m e l l o” di Matteo Salvini - sono molto preoccupato per l’inflazione, per l’Eu ro pa che sembra volersi sbarazzare dell’agricoltura ed è orientata solo al politicamente ed ecologicamente corretto, per la condizione delle nostre imprese agricole che sono in serissima diffic o l tà » . Eppure l’Ismea ha certificato che nel 2021 abbiamo fatto il record di export con il nostro mangia e bevi: 52 miliardi. Non ba s ta? «È poco e troppo. Poco perché potremmo fare di più solo che l’Italia nel suo insieme si accorgesse della centralità di questo settore, solo che ci fosse più protezione dei nostri prodotti, solo che il sistema agroalimentare stesso pensasse agli accordi di filiera per distribuire meglio il valore prodotto, ma è troppo perché i competitori internazionali e, soprattutto, le lobby multinazionali non sopportano questo primato e vogliono le nostre quote di mercato». Hanno provato a farci lo sgambetto a partire dal vino. Pericolo scampato solo a metà? «Verissimo che il pericolo è scampato solo a metà. Fra qualche settimana c’è l’Oms (organizzazione mondiale della sanità) che tornerà alla carica con le etichette dissuasive anti-alcol, ma poi c’è la partita esiziale: quella sul Nutri-score. Sarà nel secondo semestre che l’Eu ro pa cercherà di far diventare obbligatoria l’etichetta a semaforo e noi non dobbiamo farla passare. Spero che il fronte creatosi sul vino regga anche nella partita delle etichette». Sempre sul vino è in ballo anche la questione Prosek. Danno ragione a noi o alla Croazia? «Il Prosecco è il motore economico del vino. Se lo toccano dovremo reagire duramente, ma ho buone speranze che verrà salvaguardato. Il vino è proprio paradigmatico: a livello di numeri sta andando benissimo, ma questo successo economico attira gli ostacoli normativi. In Europa dobbiamo sempre dife n d e rc i » . Perché teme il semaforo? Ci multano se passiamo col rosso? «Appunto: è il rosso il tema. Questi vogliono far passare come salutari i cibi iper-processati, sovente prodotti dalle multinazionali, e come dannosi i nostri prodotti mono-ingrediente: dal prosciutto all’olio extravergine di oliva ai nostri immensi formaggi. E sono in contraddizione perché questi alimenti sono il pilastro della dieta mediterranea che hanno dichiarato patrimonio mondiale dell’u m anità. Vogliono bollare le nostre eccellenze agroalimentari col rosso, il vino addirittura col nero, e dare via libera alla chimica a tavola. È una follia. Spero di mettere insieme Francia, Spagna, Grecia per contrastare questo disegno». L’Europa si è inventata il Green deal e il Farm to fork. Ma pare di capire che vogliano orientare l’agricoltura da produrre cibo a fare energia verde e vogliono sfamarci con gli insetti, con i prodotti chimici importati. È questo il disegno? « L’Europa di adesso è una matrigna per l’agricoltura: parlano moltissimo di ambiente e per nulla di agricoltura. Sognano campi di pannelli solari, distese di pale eoliche, vogliono smontare le stalle che inquinano e farci mangiare le cavallette. Ursula Von der Leyen nel suo discorso sullo stato dell’Un io n e non ha mai menzionato la parola agricoltura. Credo che il Nutri-score sia effetto e spia di questo modo di ra g io n a re » . Dunque c’è da temere la maggioranza Ursula? «Sul piano politico, sì. Mi auguro che gli italiani votino tutti nell’i nteresse dell’Italia e se va come è andata sul vino c’è da essere ottimisti. Anche i paesi dell’Est non credo vogliano inaridire i loro pascoli. Però bisogna tenere alta la g u a rd i a » . I contadini sono scesi in piazza: gli aumenti di costi li uccidono. Che risposta intendete dar e? «La situazione è molto grave e l’allarme degli agricoltori è sacrosanto. C’è però il Pnrr con quel miliardo e mezzo stanziato per gli investimenti agricolo che rilancia il settore e altri 1,2 miliardi per le filiere che dovrebbero garantire maggiore profitto agli agricoltori. Ora servono interventi urgenti: calmierare le bollette, sostenere alcuni settori, dire alla grande distribuzione che i listini devono essere adeguati e vanno compensati i p ro dutto r i » . A cominciare dal latte anche se in Europa conta di più Greta che non Giustina, la mucca simbolo della protesta? «Il caso del latte è particolarmente grave. Comincia da lontano proprio dall’atteg g i am e nto europeo, ma ora c’è un problema di costi che sta strozzando le stalle. Lì dobbiamo intervenire con i fondi per le filiere, ma è anche necessario dire che la Grande distribuzione deve scaricare sui consumatori parte dei rincari. E bisogna parlare chiaro ai cittadini: se non si paga di più il latte le stalle chiudono e il danno sarebbe enorme. Poi bisogna salvaguardare il reddito dei consumatori». Lo stesso vale per il grano. «La faccenda è più complessa. Avevo nel 2018 da ministro aperto il tavolo della filiera inopinatamente abbandonato e che ora ho ripreso. Non è accettabile che l’Italia importi il 60% del grano. Dobbiamo allargare la produzione e far crescere le imprese agricole. Però poi gli agricoltori devono seminare la qualità di grano che serve all’industria di trasformazione per garantire stabilità di prezzi e di mercato. Quando parlo di filiera intendo che devono essere coinvolti tutti: da chi produce i semi fino ai c o n su m ato r i » . Chi fa la spesa trova prezzi sempre più alti, chi produce dice che ci rimette, ma si continua a parlare di ripresa miracolosa. È così? «Bisogna sostenere i redditi e assicurare il giusto guadagno delle imprese agricole. Ci sono le leve fiscali da attivare per evitare perdita di potere di acquisto. La situazione è sicuramente delicata. Alcuni settori sono andati meglio, ma siamo ancora in mezzo al guado. Per il turismo non è cambiato nulla, anzi la crisi si è acuita e l’o s t i n azione su certe misure di chiusura certo non ha aiutato. Per l’agroalimentare affiorano problemi e c’è il grande tema energetico. Credo che dovremmo suonare meno fanfare e agire di pi ù » .Delicata è anche la faccenda delle spiagge: ci sono in ballo imprese e confini nazionali. Che dice agli adoratori della B ol ke s tei n? «Quello delle spiagge è il mio cruccio. Da ministro ho firmato la legge che assicurava le concessioni fino al 2033 e nel frattempo andava fatta la revisione del demanio marittimo. Ora abbiamo cambiato le condizioni; improvvisamente lo Stato dice ai balneari: tra un anno a casa. Non si può! Per questo penso che la legge delega in Paramento debba essere fortemente rivista. Vanno rispettati gli investimenti fatti, va salvaguardata l’i m p re s a a conduzione familiare e ci sono interessi nazionali più alti che devono essere tutelati: i confini in primo luogo che sono i nostri 8.000 chilometri di costa che non possono finire in mani straniere e c’è il turismo come bene primario della nazione che va preservato. Ci muoveremo su queste linee guida per migliorare la legge e già questa settimana come Lega cominceremo a scrivere con le associazioni di settore il nuovo testo della delega». E se poi Mario Draghi se la prende a male e vi sgrida? «Cerchiamo di capirci: il Parlamento ha una funzione centrale nel nostro sistema. E chi è eletto risponde ai suoi elettori. Non ci si può inalberare perché il Parlamento legifera e migliora i provvedimenti del Governo. I nostri parlamentari lavorano per questo, non si può pretendere che stiano in aula solo per alzare la mano a comando. Perlomeno non quelli della Lega. Ed è bene che tutti se ne facciano una ragione».
NEL 2012 NON CI SARA' LA FINE DEL MONDO IN SENSO APOCALITTICO,MA UN CAMBIAMENTO A LIVELLO POLITICO ED ECONOMICO/FINANZIARIO. SPERIAMO CHE QUESTA CRISI SISTEMICA ,CI FACCIA FINALMENTE APRIRE GLI OCCHI SUL "PROGRESSO MATERIALE:BEN-AVERE""ECONOMIA DI MERCATO" FIN QUI RAGGIUNTO E SPERARE IN UN ALTRETTANTO "PROGRESSO SPIRITUALE:BEN-ESSERE"ECONOMIA DEL DONO,IN MODO DA EQUILIBRARE IL TUTTO PER COMPLETARE L'ESSERE UMANO:"FELICITA' NELLA SUA COMPLETEZZA".
STUPIDA RAZZA
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