CHE TRISTEZZA !
M
eglio tardi che mai. Alla fine
dalle urne dei votanti è
spuntata la soluzione
migliore. Anzi, l’unica che
permette di affrontare con qualche
serenità una navigazione difficile.
D’altra parte sarebbe stato
originale, e probabilmente foriero
di guai, andare contro uno dei
proverbi più classici: squadra che
vince non si cambia. Fa specie, ma
per la verità non sorprende, che il
sistema dei partiti ci sia arrivato
dopo sette votazioni che hanno
lacerato il mondo della politica:
soprattutto il centrodestra, che si è
fatto male da solo dimostrando un
certo masochismo, ma anche il
centrosinistra. In alcuni passaggi
poi è sembrato perfino di vivere in
diretta una puntata del
programma «Scherzi a parte».
Così è andata e a questo punto, per
carità di Patria, è meglio esercitare
la virtù della comprensione e
voltare pagina alzando lo sguardo.
Prima però occorre un gesto
obbligato: la riconoscenza al
presidente confermato, Sergio
Mattarella, e al presidente del
Consiglio, Mario Draghi.E
ntrambi hanno rinnovato la
disponibilità alla conferma.
E non è poco, perché
avrebbero potuto anteporre il
loro interesse personale a quello
del Paese. La posta in gioco era
alta: il rischio di uscire di strada
alla prima curva dopo un anno
vissuto nel modo migliore, sia
pure tra tanti ostacoli.
Non va dimenticato che,
prima dell’incarico a Draghi,
l’Italia era in difficoltà: il clima
generale era di assoluta sfiducia,
mancava un piano credibile per
le vaccinazioni indispensabile a
contrastare la pandemia, le
prime bozze del Piano nazionale
di ripresa e resilienza erano
destinate a sicura bocciatura in
Europa. Poi la svolta è risultata
evidente. Le imprese hanno
ritrovato slancio e ottimismo, il
piano d’emergenza per i vaccini
ha funzionato, il Pnrr è stato
costruito in modo da essere
approvato a Bruxelles.
L’inversione di tendenza è
confermata dall’andamento
positivo del Prodotto interno
lordo, che nel 2021 è risultato
intorno al 6,5 per cento di
crescita e sarebbe stato perfino
superiore se le varianti del
Covid-19 non avessero frenato
l’andamento delle ultime
settimane dell’anno. Certo va
detto che non tutto ha
funzionato, che alcuni ministri
del governo e alcuni consiglieri
potevano fare di più e meglio.
Anzi, molto di più e molto
meglio. Nel complesso però le
vele sono state attrezzate con
maestria.
Sarebbe però un errore grave
pensare che ora la strada sia in
discesa. È vero, infatti, l’esatto
contrario. Ci sono emergenze
che sarebbe drammatico
sottovalutare e che richiedono
sia la guida sicura di Mattarella
al Quirinale, sia l’esperienza e
la leadership di Draghi alla
presidenza del Consiglio. Alla
politica va detto di farsi sentire,
come giusto in democrazia
parlamentare, ma senza
disturbare troppo il
manovratore. Il difficile,occorre tenerlo ben presente,
comincia adesso.
L’emergenza è il costo
dell’energia, che rischia di
spiazzare l’industria
manifatturiera. Nelle settimane
scorse sono stati approvati
aiuti certamente utili ma
tutt’altro che risolutivi. Altri
provvedimenti sono stati
annunciati tre giorni fa dal
ministro dell’Economia e delle
Finanze, Daniele Franco,
nell’intervento a Telefisco,
l’incontro annuale a cui hanno
partecipato oltre 50mila tra
liberi professionisti e operatori
del settore. Il banco di prova
sarà nei prossimi giorni, in cui
occorrono interventi su più
fronti e risolutivi, non
pannicelli caldi.
Ugualmente non occorrono
distrazioni sui percorsi per
l’applicazione del Pnrr e delle
riforme collegate. Ci sono
segnali poco confortanti, come
confermano gli articoli e le
inchieste del Sole 24 Ore che, nel
quadro delle iniziative
organizzate in occasione del
Festival dell’Economia a Trento,
previsto dal 2 al 5 giugno
prossimi, ha organizzato un
Osservatorio per seguire passo
dopo passo ogni iniziativa.
Draghi esce dalle elezioni del
presidente della Repubblica su
posizioni di forza e ci sono le
condizioni, se sarà il caso, per
dare le spallate necessarie a
superare resistenze,
corporativismi e sabotaggi.
Ciò dovrà accadere su tutte le
partite aperte: dagli interventi
per il consolidamento della
ripresa economica a quelli per
tenere sotto controllo
l’aumento dei prezzi, fino alla
riduzione del debito pubblico. l
sentiero è stretto e tutto in
salita, ma l’occasione per
cambiare la faccia del Paese è
davvero unica. Avviso ai
naviganti del mondo della
politica: va evitato il rischio che
l’anno mancante alle elezioni
diventi terreno di conflittualità
permanente. Sarebbe un errore
grave, controproducente e
imperdonabile.
Nessun commento:
Posta un commento