STUPIDA RAZZA

martedì 1 febbraio 2022

Sconfitta di tutti i leader e coalizioni a pezzi

 

C he ci sia un solo vincitore in questa vicenda lo certifica il finale. Il Mattarella bis è infatti una scelta del Parlamento che voleva stabilità e l’ha ottenuta spingendo, giorno dopo giorno, su quella soluzione fino a farla diventare l’unica pronta per l’uso dei leader che si sono tagliati la strada a vicenda. Non è un caso se a salire al Colle per chiedere al presidente di restare non sono stati i segretari di partito ma i capigruppo di Camera e Senato della maggioranza. Come se l’esito di questa corsa speciale avesse rafforzato lo scollamento tra segreterie e parlamentari che, davanti ai giri a vuoto, hanno agito dal basso lasciando che i grandi elettori facessero da soli, contro le indicazioni di scuderia. Così, nel centrodestra hanno rovesciato la logica del “tocca a noi” affondando la presidente Casellati, nel centro-sinistra hanno riempito il mutismo delle schede bianche con il nome di Mattarella. Insomma, hanno perso i leader, hanno vinto i peones. Ha perso Letta che puntava su Draghi e non ce l’ha fatta a costruire una candidatura. E ha perso pure perché si è “scoperto” su Conte, che ha trattato con Salvini lasciandolo indietro. Il segretario ora si trova davanti un Pd più spaccato e un campo pieno di trappole. Infatti si parla già di proporzionale, perché non si è più sicuri dell'alleanza con i 5 Stelle. Ma si è indebolito pure Conte che su Elisabetta Belloni ha incrinato l’asse con i Dem, è stato infilzato da Di Maio e alla fine è rimasto subalterno ai gruppi. Nel centro-destra le ferite sono identiche. Il ritiro di Berlusconi – prima tappa delle successive sconfitte - ha avuto come esito finale lo strappo di Forza Italia da Lega e FdI per compattarsi con l’area di centro prima sul nome di Casini e poi su Mattarella. Una mossa, anche qui, che porta verso il proporzionale. Ed è sconfitto Salvini che si è perso in tanti nomi, lanciati troppo in fretta solo per la smania di coprire l’errore precedente. Aver fatto marcia indietro sul “bis” è la dimostrazione di non saper incidere nei passaggi istituzionali che contano. Infine, perde la Meloni che sperava in Draghi per destabilizzare il quadro e andare al voto e invece è riuscita solo a mostrare le debolezze del capo leghista ma a prezzo di aprire tante crepe nella coalizione. Certo, può funzionare nella competizione a destra per la premiership ma Salvini, che ieri ha detto no al proporzionale, potrebbe cambiare idea. Il rischio, per lei, è che finisca come con il sindaco di Roma, quando rivendicò - e ottenne - la scelta del candidato ma dal cilindro tirò fuori la soluzione perdente.  

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