STUPIDA RAZZA

mercoledì 23 febbraio 2022

Lavoro, assunzioni in frenata E il 40% dei posti resta scoperto

 

Frena la domanda di lavoro. I motivi principali, spiega l’indagine Excelsior realizzata da Unioncamere e Anpal, sono le prospettive meno incoraggianti legate ai rialzi dei costi energetici e alle difficoltà di approvvigionamento delle materie prime, nonché la persistente difficoltà a reperire manodopera. Per questo a febbraio sono 318mila le entrate programmate dalle imprese, in  diminuzione di circa 140mila unità rispetto a inizio anno. L’industria ha in programma di attivare 110mila contratti, di cui 36mila nelle costruzioni. Per il manifatturiero, che programma complessivamente 74mila entrate, sono alla ricerca di personale soprattutto le imprese della meccatronica con 20mila entrate e quelle metallurgiche.A febbraio suona il primo, vero, campanello d’allarme per il mercato del lavoro. L’impatto del caro energia, sommato alle difficoltà di approvvigionamenti delle materie prime e al mismatch ormai dilagante, frenano i programmi assunzionali delle imprese. Nel bollettino Excelsior, realizzato da Unioncamere e Anpal e pubblicato ieri, gli ingressi stimati dalle aziende hanno sfiorato quota 318mila, circa 140mila posizioni in meno rispetto al precedente mese di gennaio. Il dato resta comunque positivo (+102mila unità) rispetto a febbraio 2021 grazie alla riapertura di tutte le attività economiche (un anno fa erano in vigore più ampie restrizioni per il contenimento della pandemia). Ma per la prima volta dalla ripartenza economica iniziata in primavera dello scorso anno, il bollettino mensile Excelsior ha segnalato un rallentamento della domanda di lavoro. Le maggiori incertezze si riflettono su tutti i comparti del manifatturiero con una flessione pari a -29,5% su base mensile, pur conservando una tendenza positiva rispetto a un anno fa (+27,4%). Negativa anche la congiuntura per le costruzioni (-20,7%) che mantiene comunque una tendenza positiva (+16,7%) rispetto a febbraio 2021. Ancora più accentuata la diminuzione dei contratti programmati dai servizi (-32,5% su base mensile ma +33,8% su base annuale) e in particolare dal commercio (-43,7% su gennaio ma +37,6% rispetto allo scorso anno) sul quale si riflette la maggiore cautela nei consumi delle famiglie per i rincari dei prezzi, a cominciare da quelli energetici. «Alcuni fattori stanno influendo sul rallentamento della domanda di lavoro delle imprese che resta comunque superiore a quella di un anno fa, quando la situazione pandemica era in una fase peggiore rispetto a quella attuale - ha commentato il presidente di Unioncamere, Andrea Prete -. Le imprese, comunque, nella ricerca di lavoratori continuano a trovare difficoltà nel reperire personale adeguato alle proprie necessità. È un fenomeno che si registra ormai da tempo e necessita di una strategia di lungo periodo che parta dalla scuola, con l’orientamento dei giovani, e coinvolga il sistema della formazione, per un miglior raccordo con l’evoluzione delle competenze nelle imprese, soprattutto per le transizioni digitali e green». A febbraio il mismatch ha raggiunto il picco del 40,3%, con un balzo di quasi 9 punti percentuali su febbraio 2021, quando la difficoltà di reperimento segnalata dalle imprese si attestava al 31,5% (in crescita anche su lo scorso gennaio quando il mismatch era al 38,6%). A rendere impossibili molte delle assunzioni programmate dalle aziende (tra i tecnici e le discipline Stem il mismatch arriva anche al 60% a seconda del profilo ricercato) sono essenzialmente due fattori: la mancanza di candidati e la preparazione ritenuta in larga parte inadeguata alla mansione offerta. Passando alle entrate previste, a febbraio l’industria ha in programma di attivare 110mila contratti, di cui 36mila nelle costruzioni. Per il manifatturiero (74mila entrate previste) sono alla ricerca di personale soprattutto le imprese della meccatronica con 20mila entrate e quelle metallurgiche e dei prodotti in metallo che prevedono 17mila entrate, anche se crescono le difficoltà per la filiera dell’automotive che sta affrontando la carenza di materie prime per la componentistica e le sfide della transizione energetica. Più contenute le previsioni anche per alimentari (-3.360 ingressi su gennaio), moda (-7.990) e chimico farmaceutico (-2.990). A livello territoriale, circa 1/3 delle assunzioni è programmato da imprese del Nord Ovest (101mila entrate). Poi, ci sono le aziende di Sud e Isole (82mila contratti), che hanno scavalcato - un’altra spia delle difficoltà di questo periodo - le imprese del Nord Est (78mila) e quelle del Centro (56mila). In questo clima di incertezza i contratti proposti dai datori sono in prevalenza a termine: 167mila unità, pari al 52,7% del totale (in pratica più di un inserimento su due è a tempo). Seguono i contratti stabili (72mila unità, 22,6%), quelli in somministrazione (31mila, circa il 10%), gli altri contratti non alle dipendenze (poco meno di 20mila, 6,2%); l’apprendistato è offerto a 13mila posizioni pari al 4,3 per cento.

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