STUPIDA RAZZA

mercoledì 13 luglio 2022

La corsa dell’Eur opa per procacciarsi gas destabilizza l’Asia

 

 La crisi energetica si aggrava e l’Europa contagia altri Paesi, anche molto lontani. Sono i colpi di coda di una bestia ferita, la globalizzazione, che aggiunge nuovi soggetti al gruppo di quelli che, con grottesco eufemismo, vengono chiamati gli s c o n f i tt i . La decisione, presa dall’Eu - ropa in primavera, di abbandonare le forniture di gas russo ha spostato pesantemente l’interesse degli operatori verso il mercato del gas naturale liquido (Lng). Secondo il piano RepowereU, nel 2022 l’Unione europea dovrebbe diminuire la propria dipendenza dal gas russo di 100 miliardi di metri cubi, su un totale di 150. Uno sforzo enorme e chiaramente irrealistico, da portare a termine in pochi mesi. Poiché nuovi gasdotti non si costruiscono in così breve tempo, l’unica alternativa rapidamente disponibile (a parte l’abbattimento dei consumi) è proprio il Lng. La rinuncia europea al gas russo comporta che i 150 miliardi di metri cubi spariscano anche dal mercato internazionale dell’offerta, perché la Russia non è ancora in grado di dirottare quantitativi così ingenti verso altre destinazioni. È operativo un gasdotto verso la Cina e un altro sarà avviato, è vero, ma i quantitativi su questa direttrice sono ancora molto bassi. Dunque l’Ue, con la sua massiccia domanda di gas, entra ora in forze sul mercato mondiale del Lng e crea uno sbilancio pesantissimo nel l’equilibrio domanda-offerta di gas a livello mondiale. Il primo effetto dell’a umento della domanda nel mercato Lng è sui prezzi, che sono ormai legati a quelli del mercato europeo Ttf, già drogato dalla crisi in atto da oltre un anno. Rispetto al minimo toccato nel maggio 2020, il prezzo del Lng è aumentato di oltre il 1.800%. Il secondo effetto è sui volumi della materia prima, che all’i m p rov v i s o diventa scarsa: l’aumento dell’offerta di Lng non può avvenire istantaneamente, servono investimenti e qualche anno di tempo. Infatti, di solito, i contratti di acquisto sono ventennali e per quantitativi importanti, proprio perché l’investitore vuole la garanzia di avere il giusto ritorno. Il risultato è che l’Europa (Francia, Germania, Italia, Spagna, Gran Bretagna, Olanda, Belgio) si disputa con il resto del mondo l’offerta marginale dei pochi quantitativi di Lng non vincolati da contratti di lungo termine. A volte, offrendo prezzi molto alti che coprano anche le penali, l’Europa riesce a strappare qualche nave alla destinazione originaria (è successo nello scorso dicemb re ) . L’Asia nel 2021 era il maggior importatore di Lng e nel maggio di quest’anno ha importato 22 milioni di tonnellate di Lng, a giugno 20,5 milioni. Paesi come Cina, Giappone, Corea del Sud, Pakistan e Bangladesh sono molto dipendenti da questo mercato. Il solo Pakistan ha importato a maggio 770.000 tonnellate e a giugno 750.000, ma nel primo semestre le importazioni sono calate del 15%. La scorsa settimana una gara indetta da Islamabad per un controvalore di 1 miliardo di dollari di Lng è andata deserta, ed è la quarta volta in meno di due mesi. Con un prezzo al Ttf superiore ai 130 euro al megawattora e il merito di credito europeo, le gare pachistane (a prezzi assai più bassi) non sono attraenti per gli operatori. Così, il Pakistan si trova nel pieno di una grave crisi energetica, con il governo costretto a interrompere l’erogazio - ne dell’energia elettrica in diversi momenti della giornata (anche fino a 10 ore) perché non dispone del gas sufficiente per far funzionare le centrali termoelettriche. Il calo della produzione tessile pachistana dovuto ai continui blackout si attesta attorno al 30% e la situazione economica interna è in rapido degrado. Il prezzo dell’energia elettrica è raddoppiato in pochi mesi, l’inflazione galoppa e la bilancia dei pagamenti è in deficit, con le riserve di valuta che si vanno assottigliando giorno dopo giorno. Ci si aspettano gravi tensioni sociali, in un’area del pianeta molto critica. Lo Sri Lanka si trovava in una situazione simile e lì i disordini hanno già portato alla caduta del governo, con rivolte di piazza e assalto al palazzo presidenzial e. Persino il prospero Giappone, grande importatore di Lng, è preoccupato per l’in - cetta europea. Ieri il ministro de ll’industria giapponese Koichi Hagiuda ha affermato che chiederà espressamente a Usa e Australia la garanzia che questi mantengano e anzi aumentino i livelli di fornitura di Lng riservati a Tokyo. Il grande appetito europeo per il Lng è nei numeri. L’im - port di Lng in Europa è cresciuto del 49% nel primo semestre del 2022 e nel mese di giugno appena concluso, per la prima volta, ha superato quello di gas russo via tubo. Il rapporto della Commissione europea sul mercato del gas nel primo trimestre 2022, diffuso proprio in questi giorni, racconta che nel primo quarto del 2022, l’Europa ha acquistato 30 miliardi di metri cubi di Lng, diventando il maggiore importatore al mondo. I primi tre importatori (Francia, Spagna e Olanda) hanno acquistato insieme circa 19,5 miliardi di metri cubi, l’Ita l i a 3. Il Lng acquistato dall’Euro - pa arriva soprattutto da Usa (47%), Russia (19%), Nigeria (11%) e Qatar (10%). Le politiche dell’Europa, la sua potenza economica e i gravi squilibri di cui è portatrice stanno provocando aumento dei prezzi e accaparramento, che determinano nei Paesi in via di sviluppo conseguenze nefaste a lungo termine. Senza alcun rispetto della complessità, con la usuale irresponsabilità politica, Bruxelles continua a non curarsi delle ripercussioni che le sue scelte schizofreniche hanno sulla vita di milioni di persone ai quattro angoli del pianeta. 

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