STUPIDA RAZZA

domenica 10 luglio 2022

«Più utili dalla finanza che dagli sportelli»

 

Da quasi un mese il governo ha annunciato un possibile tavolo con le parti sociali per discutere di un eventuale salario minimo. Ancora non ve ne è traccia. In Germania invece il governo sta ammettendo apertamente il rischio di andare incontro a un inverno fatto di inflazione e blackout. In questi giorni si è svolto il primo incontro tecnico in vista del rinnovo dei contratti del mondo bancario. Abbiamo chiesto a Lando Maria Sileoni, segretario generale della Fabi, quali sono gli ostacoli e le prospettive che possono caratterizzare il prossimo semestre. Salvo il fatto che il comparto che rappresenta ha dinamiche peculiari, dal punto di visto dell’equilibrio sociale che ne pensa dell’ipotesi salario minimo? «A oggi ci sono circa 7 milioni di italiani con contratti scaduti. Inflazione crescente e stipendi fermi producono due effetti collaterali. Difficoltà a mantenere gli impegni economici presi, come mutui o fidi. Enormi problemi di salute spostati in avanti a causa del Covid che richiedono oggi un pesante onere economico per le famiglie. Dico che su questi due aspetti bisognerebbe intervenire». Ma... «Ma non vedo sufficiente impegno politico, né iniziative concrete da parte della politica». Per quanto riguarda i vostri contratti, troverete resistenze alle richies te? «Mi aspetto un percorso in salita dal momento che il contesto economico è quello che conosciamo tutti. Però il nostro compito è esattamente questo. Un impegno al quale sommiamo anche il tentativo di porre ordine al caos». A quale caos si riferisce? «Il percorso che ci porterà al rinnovo è complicato dal contemporaneo riassesto dei piani industriali e riorganizzativi sia del comparto che delle singole banche. Noi cerchiamo di governare questi piani paralleli e anticipare anche funzioni e sviluppi dello smart working». Vi aspettate lic e n z i a m e nti ? «No. Dico che è un complesso gioco a incastri che a sua volta va inserito nel contesto di cambio non tanto del sistema del credito ma del modello di business delle banche». Si riferisce agli Npl o alla gestione dei patrimoni? «Per la prima volta i guadagni derivanti dalle attività finanziarie e di wealth management hanno superato quelli di natura bancaria. Hanno superato la componente della banca tradizionale. Ritengo sia un punto di non ritorno sia per il comparto bancario, per chi ci lavora e per i cittadini italiani. Da quando la Bce ha chiaramente spinto gli istituti a esternalizzare le proprie sofferenze e i propri incagli si è sviluppato un business parallelo che non ha certo risolto il problema sociale e il conseguente impoverimento del Pil, ma ha consentito agli istituti di percorrere con meno zavorre il nuovo modello di business. Redditizio. Inoltre, si rischia sempre un potenziale conflitto interno. Spingere con pressioni indebite i dipendenti a vendere propri prodotti rischia di avviare una spirale n egat iva » . E quando andranno in sofferenza tutti i prestiti Covid del 2020 e 2021? «Immagino vedremo lo stesso film degli anni scorsi. Non credo che le banche torneranno a fare credito. O meglio lo faranno solo a chi avrà adeguato patrimonio e a chi non ne ha bisogno». Quanti sono gli italiani coinvolti in pratiche di recupero. Quelle persone che vengono chiamate sofferenz e? «Almeno 1,2 milioni». E a che punto è la proposta di legge che prevede di incentivare il ritorno in bonis per chi non ha rispettato il debito riscattando il pacchetto prima che vada assegnato alla società di recuper o? «Mi risulta ferma. D’a ltronde andrebbe contro le direttive Bce. E non vedo nel complesso politici in grado di ostacolare il vento della f i n a n za » . E le associazioni intermedie. Ieri è stato confermato alla guida dell’Abi Antonio Patuel l i . «La sua conferma è la migliore garanzia di equilibrio e di stabilità per tutte le componenti del settore, per le stesse banche, ma anche per le lavoratrici e i lavoratori bancari grazie a un consolidato e costante lavoro di visione ed analisi complessiva dei problemi del settore. Giudico molto positivamente tutto il suo percorso in Abi perché, oltre a un consolidato ruolo politico, ha garantito alle banche più trasparenza e più limpidezza con la pubblica opinione, con la politica partitica, con la società civile e con ogni associazione di categoria».

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