STUPIDA RAZZA

lunedì 3 ottobre 2022

«Vaccini anti Omicron? Non ci sono prove che funzionino meglio»

 

 Paul Allan Offit è un pediatra americano, specializzato in vaccini, immunologia, virologia e malattie infettive. Soprattutto, è membro dell’Adv i s o - ry committee sui vaccini della Food and drug administration. E ha votato contro l’auto r i z za z io n e dei bivalenti anti Omicron. Professore, perché? «Primo: i dati che ci sono stati presentati il 28 giugno scorso erano basati sul confronto tra vaccini bivalenti e monovalenti. Quelli di Pfizer mostravano un aumento di 1,5 volte degli anticorpi neutralizzanti contro Ba.1». Du n q ue? «Una differenza clinicamente non significativa. Similmente, quelli di Moderna mostravano un aumento di 1,75 volte degli anticorpi neutralizzanti. A dicembre 2020, Moderna mostrava un aumento doppio della risposta anticorpale rispetto a Pfizer, ma ciò non risultava in una differenza sostanziale nella protezione dalla malattia grave». Poi ? «Pfizer ha somministrato anche un vaccino monovalente contro Ba.1, in dosi da 30 o 60 microgrammi. E ha ottenuto una migliore risposta neutralizzante dando il farmaco contro Ba.1 come vaccino monovalente». C o m’è possibile? «Quando si inserisce sia il vecchio ceppo sia la nuova variante nello stesso farmaco, questo verrà assorbito da un linfonodo locale, che però è già preparato a rispondere al vecchio ceppo. Dunque, è come si stesse chiedendo a Ba.1 di “c o m p ete re” con il ceppo precedente». Ci sono altre ragioni alla base della sua scelta? «Pfizer ha mostrato dei dati sul bivalente basati sull’ut i l i z zo di 30 microgrammi per il ceppo originario e 30 per quello nuovo, oppure 60 e 60. Ma non è ciò che stanno facendo per il vaccino contro Ba.4 e Ba.5». Cosa intende? «Stanno dando 15 e 15, un dosaggio per il quale non ci sono dati, neppure per Ba.1. Zero dati». E Moderna? «Ha mostrato dati per 25 microgrammi per il ceppo originario e 25 per Ba.1, mentre la dose booster è di 50 microgrammi. L’assunto è che 25 più 25 fa 50. Ma dal punto di vista biologico, stai dando non uno, bensì due vaccini. Ciò che dovrebbe spingerci a farci delle domande è che proprio Moderna ha pubblicato uno studio sul New England journal of medicine, in cui a diverse centinaia di persone era stato somministrato o il vecchio vaccino monovalente o quello bivalente » . R i su ltato? «Ci sono stati 16 casi di Covid: 11 nel gruppo che aveva ricevuto il bivalente e 5 nel gruppo che aveva ricevuto il monovalente. E ci sono stati 6 casi di quella che, secondo i criteri dei Cdc, è una forma di malattia clinicamente rilevante: 5 nel gruppo del bivalente, uno nel gruppo del monovalente. Numeri piccoli, che però non vanno nella direzione auspicata. Insomma, a guardare tutti i dati che abbiamo a disposizione oggi, io non vedo una prova stringente del fatto che il vaccino bivalente sia migliore». Cosa ne deduce? «Temo che questi nuovi vaccini siano lodati eccessivamente. Si sta sostenendo che faranno una enorme differenza, che diminuiranno i tassi di malattia lieve, la trasmissione del virus, che funzioneranno molto meglio dei vaccini che abbiamo già a disposizione. Non vedo ancora la prova di tutto ciò». È vero che i bivalenti contro Ba.4 e Ba.5 sono stati testati solo su otto topi? «Credo che i dati che sono stati mostrati all’Advisory committee riguardassero otto topi per gruppo. Ad ogni modo, non ha molta importanza quanti topi fossero… Non avevano dati sugli esseri umani». È un punto importante, perché l’Ema ha raccomandato l’au - torizzazione definitiva sia per i vecchi vaccini, sia per quelli aggiornati, inclusi quelli per Ba.4 e Ba.5. In questo modo, il regolatore sembra andare incontro alle richieste di Biontech, che ha chiesto di adottare, con i vaccini a mRna, la stessa procedura che «Over 75, persone con problemi di salute, con patologie croniche, o cardiache, o al fegato, o ai reni, o il diabete di tipo 1, e gli immunocompromessi. Nel loro caso, anche una lieve infezione può farli finire in ospedale». Che fare, allora? «Ci si concentri su costoro, anziché dire che tutti gli over 12 sani devono vaccinarsi. Il che non significa che andrebbe loro impedito: se una mamma viene nel mio studio e mi dice che vuole vaccinare il figlio dodicenne sano, le rispondo che è libera di farlo. Il vaccino offrirà qualche mese di protezione dalla malattia lieve». B e’, ma la vaccinazione comporta anche dei rischi. «Infatti. C’è uno studio realizzato da Pfizer in cui si analizzano 300 adolescenti tra 13 e 18 anni, cui erano state somministrate due dosi di vaccino. Appena prima della seconda dose, i ricercatori hanno effettuato un prelievo di sangue. Poi lo hanno ripetuto tre giorni dopo, sette giorni dopo, 14 giorni dopo. Quindi, hanno verificato quale percentuale di questi ragazzi presentasse un innalzamento degli enzimi cardiaci, come la troponina o la creatinachinasi. La risposta era: il 2,5%». Che significa? «Che se sei un maschio giovane che riceve quel vaccino potresti andare incontro, ad esempio, a un innalzamento nei valori di triazina nel tuo muscolo cardiaco. Il che vuol dire che si è attivata una risposta immunitaria diretta contro il tuo stesso cuore. Ora, le triazine hanno vita breve, spariscono da sé… Tutto ok. Ma si usa per gli antinfluenzali: ogni anno vengono adattati al ceppo in circolazione, ma i produttori non devono presentare continuamente nuovi dati su sicurezza ed efficacia. Condivide questo a p p ro c c io ? «Dunque, gli antinfluenzali esistono dalla fine degli anni Quaranta: significa che abbiamo più di 70 anni di esperienza con quei vaccini. È per questo che non vengono richiesti ogni anno nuovi dati sugli esseri umani. Quanti anni di esperienza abbiamo con i vaccini bivalenti a mRna? Zero. Ci vorrebbe un po’ pi ù di umiltà. Non bisognerebbe dare per scontato che questi vaccini sono esattamente come gli antinfluenzali. La tecnologia degli antinfluenzali è ben rodata; quella dei vaccini a mRna no». Ma perché sembra che le agenzie regolatorie accontentino costantemente le i n du s tr ie ? «In un mondo migliore - un mondo in cui evidentemente non ci troviamo a vivere - i Cdc e i National institutes of health direbbero alle case far maceutic he: “Questo è il tipo di vaccino di cui abbiamo bisogno. Quindi, vogliamo che voi fabbrichiate questo”. È un approccio più razionale che limitarsi a vedere cosa offrono le industrie e farselo andar bene». L’Italia e gli Usa propongono i booster aggiornati a tutti gli over 12. I giovani sani ne hanno bisog no? «I vaccini a mRna arrivarono a dicembre 2020. Un anno dopo, negli Stati Uniti circolavano tre varianti: D614G, Alfa e Delta. Uno studio dei Cdc verificò quanto le due dosi di vaccino Pfizer o Moderna stessero funzionando contro i ricoveri. Ebbene: due dosi di vaccino, indipendentemente dall’età e dalle comorbidità, proteggevano bene dalla malattia grave». Pro s egua . «Dopo sono comparse Omicron e le sue sottovarianti e i Cdc hanno condotto altri studi, concludendo che la situazione migliorava con una terza o una quarta dose. Vero. Ma la domanda era: chi beneficiava davvero da una terza o una quarta dose? Non tutti, in termini di ospedal i z za z io n i » . I più beneficati, presumiamo, erano anziani e fragili.«Over 75, persone con problemi di salute, con patologie croniche, o cardiache, o al fegato, o ai reni, o il diabete di tipo 1, e gli immunocompromessi. Nel loro caso, anche una lieve infezione può farli finire in ospedale». Che fare, allora? «Ci si concentri su costoro, anziché dire che tutti gli over 12 sani devono vaccinarsi. Il che non significa che andrebbe loro impedito: se una mamma viene nel mio studio e mi dice che vuole vaccinare il figlio dodicenne sano, le rispondo che è libera di farlo. Il vaccino offrirà qualche mese di protezione dalla malattia lieve». B e’, ma la vaccinazione comporta anche dei rischi. «Infatti. C’è uno studio realizzato da Pfizer in cui si analizzano 300 adolescenti tra 13 e 18 anni, cui erano state somministrate due dosi di vaccino. Appena prima della seconda dose, i ricercatori hanno effettuato un prelievo di sangue. Poi lo hanno ripetuto tre giorni dopo, sette giorni dopo, 14 giorni dopo. Quindi, hanno verificato quale percentuale di questi ragazzi presentasse un innalzamento degli enzimi cardiaci, come la troponina o la creatinachinasi. La risposta era: il 2,5%». Che significa? «Che se sei un maschio giovane che riceve quel vaccino potresti andare incontro, ad esempio, a un innalzamento nei valori di triazina nel tuo muscolo cardiaco. Il che vuol dire che si è attivata una risposta immunitaria diretta contro il tuo stesso cuore. Ora, le triazine hanno vita breve, spariscono da sé… Tutto ok. Ma ciò può comportare problemi più a lungo termine? È possibile. Ci sono sempre controindicazioni quando si inocula un preparato biologico. E se i vantaggi non sono chiari, gli svantaggi assumono più rilevanze». I nuovi booster potrebbero far aumentare le miocarditi nei maschi giovani? «Vedremo. Le provoca spesso anche il Covid. Il punto è che, quando si è diffuso questo virus e tutti erano esposti, i benefici del vaccino superavano chiaramente i rischi. Ora il 95% della popolazione ha molte meno probabilità di finire in ospedale o morire e ciò va preso in considerazione». Negli Usa c’è reticenza nell’indagare sugli effetti avversi? «Non credo proprio. Quello che mi preoccupa è altro». C io è ? «Quando ho scritto un editoriale sul Wall Street Journal a proposito dei bivalenti, ho ricevuto critiche da amici, difensori dei vaccini e della scienza, cui non andava giù che sollevassi dei dubbi. Alcune persone sono terrorizzate dall’idea di incoraggiare i no vax, ma così si soffoca il dibattito e si elimina ogni sfumatura. Nella scienza, bisogna continuamente esaminare in modo critico i dati. E ciò favorisce lo sviluppo di ricerche migliori». È come la scienza dovrebbe fu n z io n a re … «Se siamo così preoccupati di favorire le tesi dei no vax da non voler mettere in discussione nessuna decisione riguardante la salute pubblica, significa che abbiamo già perso».



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