Esercita un fascino al limite della morbosità lo spettacolo offerto dalla sinistra italiana negli ultimi giorni. Dal 26 di settembre si ripropone quotidianamente lo psicodramma progressista su l l ’esito elettorale, e seguirne gli sviluppi apre inedite prospettive sul delirio. Ora, all’improvviso, i giornali e gli intellettuali d’area si sono messi a dipingere il Partito democratico come una sorta di marchio tossico, un concentrato di mancanze, bassezze e miopia. Si arriva al paradosso per cui il quotidiano finanziato da Carlo Debened etti , tessera numero uno del Pd, chiede da giorni lo scioglimento o almeno il cambio di nome e struttura del partito. L’Es p resso dedica la copertina al «vuoto a sinistra», prendendo ovviamente di mira la compagine guidata (ancora per poco) dal povero E n r ic o L etta , il quale a sua volta ha dichiarato che sarebbe possibile modificare sia il nome sia il simbolo. Intendiamoci, l’autoa n a l i s i è sempre positiva dopo le sconfitte, e potrebbe anche essere ammirevole se condotta in buona fede. Il problema è che a sconcertare gli esponenti piddini e gli intellettuali d’area non è la distanza dalla realtà che da anni caratterizza le loro posizioni; non stanno ripensando il proprio rapporto con il popolo né mettendo in discussione le scelte compiute durante la pandemia o a proposito della questione ucraina. No, i progressisti sono sconvolti dal fatto di non trovarsi più al governo. Ciò che davvero non tollerano è il fatto di non essere al potere, per loro è semplicemente inconcepibile, contrario all’ordine naturale delle cose. Dunque si struggono, si infuriano, si rovellano. Qui non si tratta di una questione politica, bensì antropologica: poiché si ritengono superiori, non accettano di finire all’op - posizione. In parte sfogano la frustrazione inveendo contro gli italiani ipnotizzati dai populisti. Per altro verso, incolpano la propria cordata dirigente, pronti a sostituirla con u n’altra analoga. Intendiamoci: di queste piccole meschinità e beghe non ci importerebbe granché se non fosse che i liberal resteranno al governo ancora per qualche settimana, e anche dopo il cambio della guardia continueranno a mantenere salda la presa su alcune strutture di potere non secondarie, a partire dall’informazione. La qual cosa, ovviamente, condizionerà pesantemente il dibattito pubblico nei prossimi mesi. Purtroppo, già adesso possiamo intuire quale sarà uno dei tasti su cui batteranno i Pd (Progressisti disperati): la gestione del Covid. Ieri il C o r rie re della Sera ha regalato una intera pagina di intervista a Ro - berto Speranza, il quale ha approfittato degli ultimi giorni da ministro per sganciare alcune velenose bombette, e per ributtare sul piatto il tema della campagna vaccinale. «Lasciamo una campagna di vaccinazione che ci vede tra i primi Paesi nel mondo», ha detto S p e ra n za (e verrebbe da rispondergli: tra i primi sì, ma per numero di morti). Subito dopo, ecco la punzecchiatura: «Ora bisogna dare forte impulso alla quarta dose, e su questo credo che dovrà impegnarsi il nuovo governo». Capito il messaggio? È un avvertimento al centrodestra: sulle politiche sanitarie la sinistra all’opposizione picchierà duro, e lo farà potendo contare sulla collaborazione dell’inte - ro sistema mediatico. Siamo troppo pessimisti? Beh, leggendo i giornali di ieri i cattivi pensieri salivano a frotte. La Sta m p a , ad esempio, ha dedicato ben due pagine alla «lotta al virus», cosa che non avveniva da tempo. Primo titolo: «Covid e influenza più forte, doppia ondata in arrivo. “Un a tempesta perfetta”». Proprio a fianco una bella intervistona a Fabrizio Pregliasco, in cui si spiegava che gli italiani dovrebbero farsi l’e nn e s im a dose di anti Covid assieme al vaccino antinfluenzale. Il mantra di queste ore è: «Non bisogna mai smettere di vigilare». Guarda caso, queste pilloline di terrorismo (per ora a basso dosaggio) arrivano esattamente all’indomani della cessazione dell’obbligo di mascherina. E già affiorano qua e là i titoli sull’aumento dei casi legato all’apertura delle scuole e, appunto, alla rimozione del dispositivo di protezione. Come prevedibile, non mancano neppure gli intellettuali pronti a sostenere le causa della «vigilanza continua», ad esempio il fenomenale Ema - nuele Trevi. La star letteraria ha rilasciato una intervista a Re p ub b l ic a per criticare il politicamente corretto e l’ecces - siva insistenza sul rischio fascismo (a quanto pare anche l’intellighenzia si sta adeguando al vento meloniano), ma contemporaneamente ha pubblicato un articolo sul Corriere della Sera per dire che lui la mascherina la terrà comunque in tasca, perché è bene essere prudenti. Si vede che il politicamente corretto va superato, ma il sanitariamente corretto no. Ci domandiamo quanto ci vorrà prima che queste piccole offensive si tramutino in un attacco frontale. Quanto ci metteranno gli amici virossesionati ad accusare le destre di «agire come B ol s o n a ro », «coccolare i no vax» e fare aumentare i contagi? Soprattutto: i conservatori al governo saranno in grado di reggere l’urto o dobbiamo temere che cedano alle pressioni? È vero, in questi giorni Pd e compagni sono in terapia, ma per quanto appaiano disposti a flagellarsi, la loro mentalità non cambia: restano convinti di essere superiori, continuano a pensare di dover insegnare a tutti come vivere. Presto riprenderanno vigore, e non esisteranno a ripresentarsi come unici custodi della «Scienzah» contro i perfidi no vax. Dunque occhio a non abbassare la guardia: non con il Covid, ma col Pd.
NEL 2012 NON CI SARA' LA FINE DEL MONDO IN SENSO APOCALITTICO,MA UN CAMBIAMENTO A LIVELLO POLITICO ED ECONOMICO/FINANZIARIO. SPERIAMO CHE QUESTA CRISI SISTEMICA ,CI FACCIA FINALMENTE APRIRE GLI OCCHI SUL "PROGRESSO MATERIALE:BEN-AVERE""ECONOMIA DI MERCATO" FIN QUI RAGGIUNTO E SPERARE IN UN ALTRETTANTO "PROGRESSO SPIRITUALE:BEN-ESSERE"ECONOMIA DEL DONO,IN MODO DA EQUILIBRARE IL TUTTO PER COMPLETARE L'ESSERE UMANO:"FELICITA' NELLA SUA COMPLETEZZA".
STUPIDA RAZZA
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