STUPIDA RAZZA

martedì 4 ottobre 2022

Bufera Credit Suisse, crisi aggravata dalla speculazione

 



Un attacco speculativo costruito ad arte a cavallo del week end? O davvero il Credit Suisse è alle prese con nuovi e imprevisti problemi di bilancio? Domenica sera (e poi anche ieri) i vertici della banca sono dovuti tornare d’urgenza a rassicurare dipendenti e clienti: il gruppo ha «eccesso di capitale e di liquidità» per superare una fase che comunque è stata definita «critica». Rassicurazioni che però non hanno tranquillizzato gli investitori che ieri, alla riapertura delle negoziazioni di Borsa a Zurigo, hanno fatto scattare le vendite con un crollo delle quotazioni azionarie del 9 per cento (poi assorbito in serata, con una chiusura in calo dello 0,9%). I timori di una nuova crisi nell’area investment banking del gruppo, che negli ultimi trimestri già ha determinato ingenti perdite con gli scandali Archegos e Greensill, aveva contagiato in avvio di seduta l’intero settore bancario europeo (a partire da Deutsche Bank). Credit Suisse è una delle 13 banche europee che il Financial Stability Board considera di interesse sistemico (G-SIBs) e un suo eventuale collasso finanziario avrebbe immediate ripercussioni su tutti gli attori del capital market continentale (e non solo). Da giorni si vocifera sui mercati che qualche grande banca possa essere in difficoltà a seguito della enorme volatilità dei prezzi degli asset finanziari, accentuatasi nella scorsa settimana con il crollo negli Uk dei prezzi di sterlina e bond inglesi. Essendo in questa fase il Credit Suisse l’anello debole del sistema, lo storytelling speculativo emerso nel fine settimana è sembrato a molti più veritiero delle rassicurazioni della banca. Cosa era successo nel week end? La vera novità era solo la forte impennata registrata dall’andamento dei Credit default swap (cds), ovvero le cosiddette assicurazioni sul debito dell’emittente, che hanno toccato un nuovo picco al rialzo. Il grafico, che pubblichiamo in pagina, è stato rilanciato per tutto il week end sui social network (a partire da Twitter) e sulle chat delle piattaforme di trading. Ovunque accostando il caso Credit Suisse a quello di Lehman Brothers, la banca Usa che fallì per una crisi di liquidità. La bagarre mediatica social ha costretto i vertici della banca, per il secondo week end consecutivo, a intervenire inviando una mail interna a tutti i dipendenti per rassicurare sullo stato di salute del gruppo. E la prima linea del top management ha passato la domenica a tranquillizzare i grandi clienti e le controparti bancarie sul mercato dei capitali. Quando si farà chiarezza sulla reale entità della crisi di Credit Suisse? Il ceo Ulrick Korner ha ribadito ai dipendenti che rumor e indiscrezioni potranno turbare l’attività della banca fino al 27 ottobre, quando il vertice presenterà il nuovo piano di riorganizzazione del gruppo. Fino ad allora, in teoria, l’incertezza è destinata a rimanere. Le indiscrezioni parlano di un ridimensionamento delle attività di Investment banking, con possibile divisione in tre diverse società e creazione di una bad bank. Gli analisti ritengono che nessun riassetto sarà però possibile senza un aumento di capitale (con stime che vanno tra i 4 e i 5 miliardi di franchi svizzeri). E proprio la ventilata ricapitalizzazione, al di là delle voci di difficoltà non note al mercato, condiziona in negativo le quotazioni azionarie. Dopo una caduta di oltre il 50% da inizio anno, la capitalizzazione di Credit Suisse è scesa sotto ai 10 miliardi. E per arrivare alla data chiave del 27 ottobre, mancano ancora tre settimane di ottovolante in Borsa.

Nessun commento:

Posta un commento