STUPIDA RAZZA

lunedì 3 ottobre 2022

Chi ci GUADAGNA dalla crisi del GAS

 

La guerra del gas, come ogni conflitto, non ha lo stesso impatto per tutti: c’è chi s’indebita e chi invece guadagna dalle difficoltà altrui e dal repentino cambio degli equilibri del mercato. A fare affari in questo momento sono i Paesi che hanno un surplus di gas, che in passato hanno investito ne ll ’estrazione senza preoccuparsi tanto dell’i mpatto ambientale. Poi ci sono le aziende che beneficiano di politiche governative volte a calmierare i rincari energetici, e quindi hanno un vantaggio competitivo sui mercati, e i settori industriali che producono fonti alternative. C’è infine chi approfitta della debolezza di aziende stritolate dagli aumenti per acquisirle più f ac i l m e nte. «Ci aspettiamo una progressione di scippi di marchi italiani da parte di imprese estere», è l’allarme di Lui gi S c o rd a m a g l i a , consigliere delegato di Filiera Italia, associazione che raggruppa i grandi nomi dell’a g roa l i m e nta re. «Già da tempo le imprese sono in una condizione di svantaggio competitivo, ma ora l’au - mento dei costi energetici le rende ancora più deboli e contendibili rispetto a realtà imprenditoriali europee e no, che godono di aiuti governativi. L’industria alimentare turca paga l’energia un decimo della nostra e invade i nostri scaffali con i suoi prodotti; in Spagna il governo ha introdotto per le imprese manifatturiere un sistema di prezzi amm i n i s trat i » . S c ord a ma g l ia s otto l in ea che «una impresa agricola su 10 sta per chiudere e una industria agroalimentare su quattro ha ridotto drasticamente la produzione. Si sta creando la situazione ideale per acquisizioni straniere se non verrà rafforzato e applicato con maggiore rigidità lo scudo della golden power in questo settore o non ci saranno compensazioni superiori a quelle dell’ultimo decreto Aiuti, assolutamente insufficiente». I rincari del gas hanno avvantaggiato operatori in altri settori. L’impennata delle bollette ha messo in moto la domanda di sistemi di riscaldamento alternativi, a cominciare dai pannelli fotovoltaici. A dare una spinta al mercato è anche Bruxelles. La presidente della Commissione europea, Ursula von der L eye n , li vuole obbligatori per gli edifici commerciali e pubblici entro il 2025 e per quelli nuovi residenziali entro il 2029. Con questa prospettiva si moltiplicano le aziende che, anche senza nessuna esperienza, sono saltate sul business. Secondo una stima delle imprese di installazione, nel primo trimestre 2022 la domanda di fotovoltaico è cresciuta del 240% a fronte del +270% registrata in tutto l’anno scorso. Sorgenia stima che per un impianto solare servono dai 2.500 ai 3.500 euro per chilowatt di picco di potenza. Siccome una famiglia media ha bisogno di circa 3 chilowatt, la spesa varia dai 5.000 ai 7.000 euro considerando lo sconto applicato in fattura. A questo va aggiunta la manutenzione annuale, un onere aggiuntivo di circa 600 euro. Un bel giro d’affari. La crisi energetica e la paura dei razionamenti sta spingendo anche la domanda di stufe a legna e a pellet nonostante l’aumento dei prezzi. Il Servizio foreste della provincia di Trento ha rilevato che le aste dei lotti boschivi hanno registrato rincari che oscillano dal 20% al 50%. Il legname tondo, non lavorato, del Trentino, è ai massimi da dieci anni. Secondo i dati 2022 raccolti da ll ’Associazione italiana energia agroforestali, a maggio c’è stato un balzo delle vendite di stufe del 28% rispetto ai primi cinque mesi del 2021, con una crescita del mercato dell’8,7%. Significative le percentuali dell’export che tra gennaio e maggio di quest’an - no è stato +40% con una netta prevalenza della legna (+60,8%) sul pellet (+37,3%). L’industria italiana del settore ha una assoluta leadership. Il 70% degli apparecchi a pellet in Europa è made in Italy. Il settore conta 14.000 aziende per un giro d’affari di 4 miliardi di euro e 72.000 addetti. Ci sono anche guadagni in settori di nicchia come la cereria. In Francia si è registrato un boom nella domanda di candele. Steve Fe rch a l , direttore di Bricorama a Orgeval, ha spiegato che da inizio agosto le vendite sono raddoppiate: «È sorprendente, siamo tornati alle origini», ha comm e ntato. Tuttavia, i maggiori guadagni li stanno facendo le aziende energetiche. La crisi è diventata un affare per i fornitori americani di gas naturale liquefatto come Cheniere Energy Inc. e Cameron Lng. Prima della guerra ucraina, nessuno in Europa comprava gas americano perché era il carburante più costoso del mercato. Ora la situazione è cambiata e gli Usa hanno superato il Qatar, diventando il più grande esportatore di gas liquido al mondo. Nei primi quattro mesi del 2022, hanno venduto il 74% del proprio Gnl in Europa, a fronte di volumi esportati pari al 34% nel 2021, come riporta l’ente governativo sull’energia statunitense Eia. In Europa stanno facendo enormi guadagni anche Norvegia e Olanda, che sono ricche di gas e si sono dedicati all’estrazio - ne superando i vincoli ambientalistici. Profitti inaspettati anche per i trader internazionali di energia e per i fondi d’investimento in materie prime, attivi nel comparto gas ed elettricità. Secondo Marketwatch, il settore dell’e n e rg i a que st’anno è cresciuto sui mercati di oltre il 30%.

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