STUPIDA RAZZA

lunedì 3 ottobre 2022

«Imprese pubbliche e governi saranno sempre più potenti»

 



«In questa crisi energetica guadagnano i venditori di gas, inclusi i Paesi che non si sono lasciati imbrigliare dai veti ambientalistici e hanno continuato a trivellare e scavare. Che poi sono gli stessi che ora fanno i prezzi. Nel matto scenario mondiale disegnato dalla crisi del gas, l’Europa è sempre più un vaso di coccio». Alberto Clò, uno dei massimi esperti di energia, fa un’analisi dettagliata di una situazione in cui i vincitori, quanti traggono vantaggio dal mutato mercato energetico, saranno coloro che decideranno anche i nuovi equilibri economici. Tutta colpa della guerra Ru s s i a- Uc ra i n a ? «La crisi energetica è esplosa prima, i prezzi erano balzati già a fine 2021 trainate dalla maggiore domanda di energia delle economie uscite dal lockdown. L’o f fe r - ta disponibile non soddisfaceva il fabbisogno. Negli anni precedenti, vittime anche dell’isteria ecologista, le imprese petrolifere avevano tagliato drasticamente gli investimenti nella ricerca e nell’estrazione. Non era una crisi di breve termine, come erroneamente aveva detto la Commissione europea, ma di lunga durata». L’errore di Bruxelles ha favorito altri Paesi? «Lo squilibrio tra domanda e offerta si sarebbe potuto superare con la ripresa degli investimenti minerari e la creazione di nuova capacità. Così non è stato. Su questa crisi post pandemia si è inserita la guerra che ha acuito tutti i fattori di criticità e ha impattato sui prezzi che avevano già conosciuto picchi a dicembre 2021». Si è moltiplicato il business dei venditori? «Tutta la filiera, da chi vende gas all’origine come la Russia a chi vende gas ai grossisti, ha moltiplicato i profitti. Ma è stata l’Eu ro pa , con la sua politica miope, a consegnare il mercato ai venditori, scaricando i rincari sul consumatore finale. In Italia per attenuare il rovinoso impatto e ridurre i prezzi del gas e del carburante, i governi hanno impegnato sinora oltre 50 miliardi di euro » . I prezzi del gas definiscono q uel l i dell’el ettr ic i tà . «Noi abbiamo un sistema in cui il prezzo dell’e l ettr ic i - tà è il punto di equilibrio tra domanda e offerta definito dall’unità marginale che nel nostro caso è il gas. I produttori di elettricità fanno le loro offerte a crescere, però il prezzo si fissa sul valore più elevato. Chi era disponibile a incassare anche meno guadagnerà la differenza tra il prezzo che gli sarebbe andato bene e quello finale. A u n’impresa che produce rinnovabili l’elettricità potrà costare 50-60 euro al megawattora, ma potrà incassare anche fino a 500-600 euro. C’è una rendita spaventosa. Nasce da qui l’idea di fissare un tetto ai prezzi delle fonti meno costose». Quindi stanno guadagnando anche le aziende delle fonti alternative? «Certo. Anche perché loro sostengono di avere i costi più bassi». Chi si sta avvantaggiando dei nuovi equilibri energetici mondiali? «Sono convinto che l’i nva - sione dell’Ucraina segna un punto di totale discontinuità. Sono in atto cambiamenti sostanziali a configurare un nuovo ordine energetico mondiale. Gli stati, cioè i politici, torneranno a decidere quanto produrre con un restringimento del ruolo dei mercati. Le imprese pubbliche avranno un peso sempre maggiore: non a caso la Francia sta nazionalizzando Edf, la Germania ha salvato la più grande impresa di gas, Uniper, investendo decine di miliardi di euro. Sono operazioni che qualche anno fa sarebbero state inimmaginabili». Si torna al passato? «Gli Stati Uniti hanno acquisito una centralità con la possibilità di esportare gas liquefatto guadagnando molto, ma l’Europea ha ridotto la dipendenza dai russi proprio grazie al gas americano. Una volta si comprava dove era conveniente, ora conta di più la provenienza delle fonti. L’Europa aveva scelto la Russia come il maggiore alleato energetico: prendeva il 40% delle importazioni, il 25% delle forniture di petrolio e il 55% di carbone. L’obiettivo ora è di cambiare questi equilibri, privilegiando il carbone dell’Australia o del Sudafrica, il gas dell’Arzebaijan o dell’A l ge r i a » . L’Europa diventa un vaso di coccio? «Lo è sempre stato. Non ha mai avuto voce in capitolo se non per suicidarsi legandosi alla Russia, specie per la volontà della Germania. Ma per l’Europa la sicurezza energetica era qualcosa di cui ci si poteva dimenticare affidandosi ai mercati. Gran parte della situazione attuale è responsabilità dell’Un io n e » .

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