«Imprese pubbliche e governi saranno sempre più potenti»
«In questa crisi energetica
guadagnano i venditori di
gas, inclusi i Paesi che non si
sono lasciati imbrigliare dai
veti ambientalistici e hanno
continuato a trivellare e scavare. Che poi sono gli stessi
che ora fanno i prezzi. Nel
matto scenario mondiale disegnato dalla crisi del gas,
l’Europa è sempre più un vaso di coccio». Alberto Clò,
uno dei massimi esperti di
energia, fa un’analisi dettagliata di una situazione in cui
i vincitori, quanti traggono
vantaggio dal mutato mercato energetico, saranno coloro che decideranno anche i
nuovi equilibri economici.
Tutta colpa della guerra
Ru s s i a- Uc ra i n a ?
«La crisi energetica è
esplosa prima, i prezzi erano
balzati già a fine 2021 trainate dalla maggiore domanda
di energia delle economie
uscite dal lockdown. L’o f fe r -
ta disponibile non soddisfaceva il fabbisogno. Negli anni
precedenti, vittime anche
dell’isteria ecologista, le imprese petrolifere avevano tagliato drasticamente gli investimenti nella ricerca e nell’estrazione. Non era una crisi di breve termine, come erroneamente aveva detto la
Commissione europea, ma di
lunga durata».
L’errore di Bruxelles ha
favorito altri Paesi?
«Lo squilibrio tra domanda e offerta si sarebbe potuto
superare con la ripresa degli
investimenti minerari e la
creazione di nuova capacità.
Così non è stato. Su questa
crisi post pandemia si è inserita la guerra che ha acuito
tutti i fattori di criticità e ha
impattato sui prezzi che avevano già conosciuto picchi a
dicembre 2021».
Si è moltiplicato il business dei venditori?
«Tutta la filiera, da chi
vende gas all’origine come la
Russia a chi vende gas ai
grossisti, ha moltiplicato i
profitti. Ma è stata l’Eu ro pa ,
con la sua politica miope, a
consegnare il mercato ai venditori, scaricando i rincari
sul consumatore finale. In
Italia per attenuare il rovinoso impatto e ridurre i prezzi
del gas e del carburante, i
governi hanno impegnato sinora oltre 50 miliardi di euro » .
I prezzi del gas definiscono q uel l i dell’el ettr ic i tà .
«Noi abbiamo un sistema
in cui il prezzo dell’e l ettr ic i -
tà è il punto di equilibrio tra
domanda e offerta definito
dall’unità marginale che nel
nostro caso è il gas. I produttori di elettricità fanno le loro offerte a crescere, però il
prezzo si fissa sul valore più
elevato. Chi era disponibile a
incassare anche meno guadagnerà la differenza tra il
prezzo che gli sarebbe andato bene e quello finale. A
u n’impresa che produce rinnovabili l’elettricità potrà costare 50-60 euro al megawattora, ma potrà incassare anche fino a 500-600 euro. C’è
una rendita spaventosa. Nasce da qui l’idea di fissare un
tetto ai prezzi delle fonti meno costose».
Quindi stanno guadagnando anche le aziende delle fonti alternative?
«Certo. Anche perché loro
sostengono di avere i costi
più bassi».
Chi si sta avvantaggiando
dei nuovi equilibri energetici mondiali?
«Sono convinto che l’i nva -
sione dell’Ucraina segna un
punto di totale discontinuità. Sono in atto cambiamenti
sostanziali a configurare un
nuovo ordine energetico
mondiale. Gli stati, cioè i politici, torneranno a decidere
quanto produrre con un restringimento del ruolo dei
mercati. Le imprese pubbliche avranno un peso sempre
maggiore: non a caso la Francia sta nazionalizzando Edf,
la Germania ha salvato la più
grande impresa di gas, Uniper, investendo decine di miliardi di euro. Sono operazioni che qualche anno fa sarebbero state inimmaginabili».
Si torna al passato?
«Gli Stati Uniti hanno acquisito una centralità con la
possibilità di esportare gas
liquefatto guadagnando molto, ma l’Europea ha ridotto la
dipendenza dai russi proprio grazie al gas americano.
Una volta si comprava dove
era conveniente, ora conta di
più la provenienza delle fonti. L’Europa aveva scelto la
Russia come il maggiore alleato energetico: prendeva il
40% delle importazioni, il
25% delle forniture di petrolio e il 55% di carbone. L’obiettivo ora è di cambiare
questi equilibri, privilegiando il carbone dell’Australia o
del Sudafrica, il gas dell’Arzebaijan o dell’A l ge r i a » .
L’Europa diventa un vaso
di coccio?
«Lo è sempre stato. Non ha
mai avuto voce in capitolo se
non per suicidarsi legandosi
alla Russia, specie per la volontà della Germania. Ma per
l’Europa la sicurezza energetica era qualcosa di cui ci si
poteva dimenticare affidandosi ai mercati. Gran parte
della situazione attuale è responsabilità dell’Un io n e » .
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