STUPIDA RAZZA

lunedì 3 ottobre 2022

«Le falle dei gasdotti giovano a nordamericani e norvegesi»

 

n Professor Giulio Sapelli, tutti che si chiedono chi sia stato a sforacchiare quei due tubi (Nordstream e Nordstream 2) fatti per trasportare il gas dalla Russia alla Germania attraversando il Mar Baltico. Io invece le chiedo: «cui prodest»? A chi giovano questi buchi? E questo gas che si disperde nei freddi mari del Nord? «Da un punto di vista economico? Beh, ci sono danni ingenti per tutti coloro che avrebbero bisogno di energia. Per non parlare dei danni ambientali. Da un punto di vista delle relazioni economiche, visto che siamo in un mondo globale, scriva esattamente quello che sto per dirle. Gli unici che ne traggono vantaggio sono le industrie gasiere nordamericane, chiaro? Oltre a quelle norvegesi, s’intende. Ma soprattutto l’industria del gas nordamericana. Adesso la pressione sull’Eu ro pa per acquistare il gas liquido statunitense aumenterà in misura fortissima. È un attacco frontale soprattutto alla Germania e all’industria tedesca». L’uomo giusto per parlarci di tutto quello che succede fra Mosca, Kiev, Istanbul, Pechino, Berlino, Washington e ovviamente Roma rimane sempre lui: Giulio Sapelli. Ordinario all’università di Milano, un’esperienza internazionale di straordinario livello in tutti i più importanti e prestigiosi atenei del mondo: da Parigi a Lisbona; da Praga a Berlino; da Buenos Aires a Santiago del Cile. E poi ancora Barcellona, Madrid, Vienna, South California, Sidney e New York. Ne tralascio altri perché mi sono stancato. Accanto a ruoli di primo piano nei consigli di amministrazione di Eni, Ferrovie dello Stato e Fondazione Mps. Esperto di geopolitica ed economia. Ma è quando parla di storia che Sapelli «cambia marcia» e diventa un fiume in piena. Professore, mi stupisce l’arrendevolezza della Germania. Hanno pazientemente e meticolosamente costruito la loro politica energetica. Mattone su mattone. Anno dopo anno. Centimetro dopo centimetro. Ora crolla tutto. E loro muti! «Non si concentri soltanto sulla questione economica, ma anche sullo sgretolamento della politica e del sistema dei partiti. La politica di integrazione dell’economia tedesca con quella russa nasce nel diciannovesimo secolo. Ma ha anche delle basi dinastiche. Rapporti di parentela fra i rispettivi regnanti. Lo zar aveva rapporti di parentela anche con il re inglese all’epoca. Nel 1976, da borsista che studiava in Germania, ascoltavo il ministro tedesco liberale Genscher in una conferenza. Ebbe a dire esplicitamente che lo spazio vitale tedesco arrivava in Russia, quindi attraversava la Cina per arrivare sul Pacifico a Vladivostok. Tutti i partiti tedeschi si erano uniti nella Ostpolitik che avvicinava la Germania all’allora Unione Sovietica. Un ex cancelliere tedesco ha ricoperto ruoli di primo piano in Gazprom. La cancelliera Merkel ha favorito tantissimo questa politica. La socialdemocrazia tedesca dal canto suo ha sempre rivendicato un ruolo privilegiato con la Russia. È successo non solo in Italia ma pure in Germania che il sistema dei partiti si sia sgretolato. Soprattutto con l’arrivo dei verdi e dei liberali. E ovviamente la pressione americana fortissima ha fatto il res to » . Che suc c e d e in Russia, dopo l’annessione delle quattro repu b bl ich e? «Sono molto preoccupato per la reazione di Zelensky che ha detto di voler aderire alla Nato mentre i russi si sentono preda di un delirio nazionalista e razzista tipicamente “grande russo” magnificamente descritto nelle pagine più belle di Marx ed Engels contro lo zarismo. Lo zarismo è ritornato. E poiché le tragedie spesso si ripetono in farsa è tornato pure il risorgimento ucraino. Io penso che se la Russia si sente aggredita, il pericolo di una guerra nucleare è reale. Almeno ritorniamo a Kissinger. Da ebreo ammesso ad Harvard ebbe il coraggio di scrivere un libro contro le teorie dominanti di allora promosse da Eisenhower. La risposta all’armamento atomico russo non può essere solo il nucleare. C'è una via di mezzo che è la mediazione diplomatica. Se i russi si sentono aggrediti il loro delirio nazionalistico imperialistico può portare ad atti estremi». La spregiudicata Turchia che non fa niente per niente può essere di aiuto? «Proprio perché è un Paese spregiudicato che non fa niente per niente può essere di aiuto e fare da mediatore se qualcuno l’aiuta a eliminare il problema curdo. Gli americani hanno usato i curdi per combattere l’Is i s ma non li hanno difesi contro i turchi anche in Siria. Avremmo potuto svolgerlo noi questo ruolo di mediazione se solo avessimo avuto una politica estera meno squilibrata. Difendendo ovviamente l’Ucraina ma mantenendo relazioni diplomatiche con Mosca nonostante i suoi oltraggi». L’Italia può diventare la porta del gas nordafricano in Europa? Progetto abbandonato per subalternità alla Germania che questo ruolo ha voluto ricoprirlo lei con il gas russo? Con i risultati che vediamo e che sono sotto gli occhi di tutti. «Possiamo farlo se facciamo la pace con gli americani. Se questi si decideranno a nominare un ambasciatore in Italia che manca da quattro anni. Se si convinceranno che non siamo più vicini alla Cina. Come avvenuto dopo la firma del memorandum per la Via della seta. Possiamo diventare l’hub del gas nordafricano in Europa solo con il consenso nordamericano. Gli americani hanno deciso di occuparsi dell’Eu ro - pa a modo loro e guardano l’Ita l i a con molto sospetto. Se riusciamo a recuperare il passo indietro nelle relazioni atlantiche che ci hanno fatto fare Conte e quella parte del Pd che non è più attiva ma che lavora culturalmente a fianco dei cinesi. Non faccio nomi, ma quelli sono appesi nella coscienza di tutti. Non alimentiamo cioè l’anti americanismo che è la malattia infantile dell’anti russismo». Lei non è un ingegnere, ma da uomo Eni che idea si è fatto sull’entità del sabotaggio ai gasdotti Nordstream 1 e 2? L’acqua del mare che entra dentro li renderà i r re pa ra bi l i ? «Ma basta essere un uomo di cultura e avere un po’ di basi scientifiche. Il gasdotto è un tubo immerso nel mare, e se c’e ntra l’acqua come la si fa uscire? Si fa prima ricostruirlo di nuovo. Si tratta di capire la porzione di tubo interessata dallo squarcio. Se si sono attivate le paratie che - come fossero pareti antifuoco - possono isolare la parte danneggiata. Io non so quanto è lunga la parte danneggiata ed eventualmente isolata». Qual è la sua opinione in merito al maxi aiuto di 200 miliardi approvato dalla Germania e che ha fatto irritare Mario Draghi? «Ottima; è una mossa giusta. Siamo in una economia di guerra, e nell’economia di guerra lo Stato assume un peso fortissimo in economia. Ma di fatto hanno già nazionalizzato la Uniper, il più grande distributore di gas. Agiscono come dovremmo agire tutt i » . E invece sul nascituro governo che sarà presieduto da Giorgia Meloni, lei che idea sta maturando? Comprendo che senza conoscerne la composizione sarà una risposta non semplice. «Credo che si accentuerà l’att i - tudine atlantista - e questo non è male - ma anche un aumento di attenzione all’interesse nazionale. E pure questo non è male. Penso che la Meloni e il suo gruppo dirigente, mi riferisco in particolare all’ottimo Adolfo Urso che presiedeva il Copasir, abbiano tutto l’interesse a mantenere in Europa un rapporto positivo e costruttivo. Bisogna accettare nella famiglia politica europea anche il conservatorismo. Incomprensibile la drammatizzazione che viene fatta in proposito. Smettiamo di chiamarle destre. Chiamiamo chi ha vinto le elezioni con il loro nome. Sono conservatori. Sia chiaro, io non ho simpatie particolari per i conservatori europei. Ma rimangono un’importante e rispettabile famiglia politica. Edmund Burke è uno dei miei pensatori preferiti». Professore, ritiene che le prossime elezioni di midterm che si terranno negli Stati Uniti avranno un impatto dentro l’America e da noi in Europa? Ricordiamolo: ogni due anni in America si rinnova l’intera Camera dei rappresentanti e un terzo del Senato. «Io credo che il partito democratico abbia recuperato e possa affermarsi in queste elezioni. Perché gli americani - a differenza di noi europei - apprezzano questo attivismo senza guerre di Joe Biden. Quello che ci sfugge è che i democratici hanno in realtà abbandonato l’unipolarismo. In altre parole, la Casa Bianca si sta progressivamente ritirando in termini di impegno diretto nei principali teatri di guerra, ma lascia di fatto combattere agli altri i conflitti. Washington sta cioè usando gli alleati per fare quelle cose che gli americani non vogliono più fare direttamente in prima persona. Come, appunto, combattere le guerre fuori dai loro confini». Una politica anche questa molto spregiudicata. «Una politica che mira dritto al rafforzamento della Nato sotto l’ombrello statunitense nei mari Baltico e Artico. Perché, vede, il futuro è di chi dominerà il Mar A rt ic o » . E perché? « L’Artico diventerà una via commerciale immensa. Si rimetterà in moto la Siberia. In passato dominava il mondo chi era padrone dell’Africa. In futuro invece il controllo del pianeta sarà appannaggio di chi dominerà le rotte artiche. Bisogna spiegarsi così l’ingresso di Svezia e Finlandia dentro l’alleanza atlantica».

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