STUPIDA RAZZA

giovedì 3 marzo 2022

Il conflitto scalza la psicosi sanitaria Ma discriminazioni e diktat restano

 

Il conflitto in Ucraina ha fatto sparire la psicosi Covid dalle scene. Un bene, tuttavia diktat e divieti restano, tranne pochi e incerti alleggerimenti. Eppure, quando a metà novembre fu decisa la stretta, i contagi erano minori di adesso. A dimostrazione che l’emergenza sanitaria è sempre stata una scelta politica.n Avevamo dichiarato g ue r ra a un virus cinese, poi la guerra vera è arrivata e ha scacciato il Covid dal podio delle emergenze. Peccato che gran parte delle limitazioni dei diritti costituzionali decise dallo Stato in camice bianco resti in vigore, a cominciare da quel green pass il cui percorso di abolizione è tutto da delineare. Non solo, anche se in questa fase i numeri della pandemia sono in flessione, basta confrontarli con quelli di novembre, sulla base dei quali il governo Draghi varò il suo giro di vite, e si noterà che oggi, in teoria, sarebbero peggiori. A riprova che pressione mediatica e volontà politica fanno premio sulle nude cifre. Il passaggio da un’emergen - za all’altra è stato fulmineo, quasi quanto i razzi di Vladi - mir Putin. In televisione e alle radio, le virostar hanno lasciato il posto ai generali. Sullo sfondo, con un tempismo perfetto, il governo di Mario Draghi ha varato un nuovo stato di emergenza con la scusa di non farci morire di freddo o anche, semplicemente, di non farci stare in casa con il maglione di lana. Fino alla scorsa settimana, la mobilitazione totale aveva lo scopo di vaccinare l’intera nazione, grandi e piccini. Ora, il governo dei Migliori indossa l’elmetto per preservare i consumi di energia e difendere quel diritto alla mobilità a motore che con il primo lockdown andò a farsi benedire. Il generale Francesco Paolo Figliuol o, fino a pochi giorni fa rappresentazione plastica della «guerra al Covid», se ne torna nelle retrovie mediatiche; mentre esperti di bombe e armamenti vari guadagnano il centro della scena. In basso sui teleschermi basta solo cambiare la striscia rossa. Non c’è da disperarsi a vedere come la mono-ossessione da Covid stia sparendo. E forse adesso Roberto Speranza e i suoi suggeritori del Cts si ricorderanno, per esempio, che la sanità pubblica e privata deve curare anche i tumori e fare prevenzione oncologica. I contagi sono in netto calo, ma il ritorno alle normali libertà sarà comunque lento e tanti obblighi restano in vigore, anche se magari un po’ attenua - ti. Molti non ci hanno quasi fatto caso, ma da ieri è più facile viaggiare, perché è entrata in vigore l’ordinanza del ministero della Salute che abolisce la quarantena dai Paesi che non fanno parte dell’Ue. Basta quindi il green pass base, che però non è poca cosa: serve il certificato di vaccinazione, o quello di guarigione o un test negativo. Solo i bambini sotto i sei anni sono esentati dal test molecolare o antigenico, forse per ricordarci dove siamo arrivati in soli due anni. Senza il green pass base, scatta sempre la quarantena «a prescindere», ovvero cinque giorni al chiuso con obbligo di tampone finale. Se poi si accende anche la tv, sono cinque di arresti domiciliari con angoscia bellica globale incorporata. Sempre a causa di questo Covid scomparso per cause di tragedia maggiore, si possono finalmente riempire gli stadi fino al 75% della loro capienza massima prevista e i palazzetti dello sport fino al 60%. E poi, finisce il 10 marzo il divieto di andare a trovare i parenti in ospedale. Dallo stesso giorno, viene ristabilita anche una libertà meno importante ma comunque non più banale, come mangiare e bere al cinema e allo stadio. E mentre tutta Europa ha già rimosso quasi ogni divieto, il 31 marzo termina lo stato d’emergenza Covid (tanto c’è già quello per l’Ucraina) e la smetteremo con la storia delle Regioni a colori. Infine, basta con la follia delle quarantene scolastiche da mero contatto, uno dei simboli della psicosi di un Paese per vecchi. Per ancora un mese, comunque, sarà obbligatorio mettere la mascherina Ffp2 in classe. E il green pass, che ha creato innumerevoli disagi e l’illusione collettiva che un vaccinato non potesse prendersi il Covid (o attaccarlo)? Prima che Puti n invadesse l’Ucraina e minacciasse tutto il vicinato, il premier D ra g h i ave va promesso un «graduale allentamento». Formula molto vaga e prudente. Dal primo aprile dovrebbe tornare libero l’ac - cesso a palestre, ristoranti, bar e alberghi, ma non ci sono certezze. Il fatto è che il green pass è comunque maledettamente comodo per uno Stato che voglia controllare i suoi cittadini in modo pervasivo, sia sotto il profilo sanitario, che fiscale e finanziario. E quindi la battaglia per la sua abolizione sarà tutta da combattere, prima che l’esperimento sociale diventi realtà immutabile. Il green pass, del resto, è proprio il simbolo di quelle limitazioni dei diritti costituzionali che evidentemente sono sganciate dai dati del contagio (decisamente discutibili) e dei ricoveri in terapia intensiva (già più significativi). Se si prendono i dati ufficiali di ieri, per esempio, si registrano 46.631 nuovi casi, 233 morti, 6 ricoveri in meno in terapia intensiva, e un tasso di positività al 8,8%. A metà novembre, invece, quando il governo maturò la scelta del giro di vite attuale, i dati erano teoricamente migliori: 5.144 nuovi casi, 44 morti, 17 ricoveri in più in intensiva e un tasso di positività al 2,1%. Certo, non c’era Omicron, ma la stretta di dicembre è andata in scena senza distinguerla da Delta (più letale). In ogni caso, anche i numeri si sono piegati alla valutazione politica: due guerre insieme non si possono dichiarare.

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