Dopo aver interrotto il dialogo con gli Usa sul clima per protesta contro la visita di Nancy Pelosi a Taiwan, la Cina conferma la svolta della sostenibilità ambientale. Pechino vende i bond Usa e i big cinesi abbandonano Wall Street per Hong Kong, però le sue aziende, da oggi, potranno diventare più trasparenti aderendo alle linee guida sull’ambiente. L’adesione è volontaria, ma il governo vuole rendere le informazioni vincolanti.Pechino, in questa estate torrida, fa tutto e il contrario di tutto. Ha interrotto il dialogo sul clima con gli Stati Uniti per protesta contro l’arrivo della Speaker del Congresso Nancy Pelosi a Taiwan ma, in casa, tira dritto sulla sostenibilità ambientale, da tempo attivata con l’ultimo piano quinquennale. Le sue aziende lasciano Wall Street per sfuggire alla morsa dell’audit della Sec però, da oggi, potranno diventare più trasparenti se aderiranno alle linee guida sui principi di sostenibilità ESG (Environmental, Social and Governance) per ambiente, gestione sociale, governance. Entro il 2025 la Cina si è prefissata di ridurre i principali inquinanti e i consumi energetici del 3% per unità di Pil, tagliando il consumo di energia e le emissioni di anidride carbonica del 13,5% e del 18% portando il riscaldamento pulito al 70% nel Nord della Cina. Al top della lista c’è l’obiettivo Net zero emissions entro il 2060, con il picco del carbonio da raggiungere entro il 2030, un doppio target che la Cina - paese con più emissioni inquinanti al mondo - ha promesso di onorare in ogni sede internazionale, ma che è tra i principali imputati dell’aumento del costo del lavoro e, quindi, dell’inflazione. Adeguarsi a parametri di sostenibilità ha un costo enorme, per questa ragione una serie di incentivi, anche fiscali, sono stati introdotti per convincere le aziende a fare il grande passo sui parametri di rendicontazione. In parallelo cresce il mercato dei finanziamenti verdi, fin d’ora al secondo posto dopo quello americano. Con 270 miliardi di dollari di green bond a fine 2021, la transizione verde in corso a livello globale richiede finanziamenti consistenti per sostenere le industrie. Anche questo mercato ha fame di informazioni chiare e trasparenti. Per il momento almeno le linee guida ESG sono volontarie, toccherà alle aziende applicarle. In attesa di quelle obbligatorie, definite «un passo necessario» da Fang Xinhai, vicepresidente della China Securities Regulatory Commission, la Consob cinese. Di fatto parte una sorta di test generale basato su un centinaio di parametri allineati con l’International Sustainability Standards Board. Sono informazioni essenziali per fare affari a Hong Kong e Singapore, l’ESG è già adottato da un quarto delle società cinesi quotate in Borsa, il cui numero è cresciuto del 20% e a Shenzhen del 13%, il ritmo più veloce in un decennio. Ma Jun, fondatore dell’Institute of Public and Environmental Affairs di Pechino, economista di caratura internazionale, resta molto critico perché a suo avviso «le grandi aziende in Cina non hanno impostato i giusti meccanismi e la gestione corretta sul versante ESG. C’è un grande divario perché le loro valutazioni non sono all’altezza delle controparti globali». Anche Ping An Insurance Group Co., colosso delle assicurazioni e primo azionista della banca Hsbc, tra le oltre 40 società e imprese statali consultate sulle nuove linee guida, ha dichiarato di sperare che la svolta incoraggi più aziende a produrre report sulla sostenibilità: «Se hanno successo, allora potenzialmente queste linee guida saranno referenziate dal Governo». Quelle cinesi fanno riferimento sia alle normative esistenti sia alle leggi locali sul lavoro e sulla protezione ambientale e adottano un approccio particolare agli standard di rendicontazione, aggiungendo priorità tutte cinesi. Ad esempio, la risposta alle calamità naturali e a qualsiasi tipo di imprevisto diventano oggetto di specifiche valutazioni, come pure la fattibilità, la tempestività e l’impatto sociale degli sforzi dell’azienda, così come l’importo delle risorse finanziarie e di altro tipo fornite. Rientrano anche la partecipazione ad attività di responsabilità sociale d’impresa, come ad esempio soccorsi in caso di calamità, sollievo dalla povertà, protezione dell’ambiente, costruzione di infrastrutture pubbliche e aiuti ai disabili e ad altre comunità svantaggiate in termini di ore di volontariato, donazioni e sostegni a strategie nazionali, come il rilancio rurale e la prosperità comune. Tecnicamente la Cina ha aggiunto un suo contributo interpretativo alle linee internazionali, in un’ottica più ampia rispetto a quella Occidentale. Anche la sostenibilità acquisisce, dunque, «caratteristiche cinesi».
NEL 2012 NON CI SARA' LA FINE DEL MONDO IN SENSO APOCALITTICO,MA UN CAMBIAMENTO A LIVELLO POLITICO ED ECONOMICO/FINANZIARIO. SPERIAMO CHE QUESTA CRISI SISTEMICA ,CI FACCIA FINALMENTE APRIRE GLI OCCHI SUL "PROGRESSO MATERIALE:BEN-AVERE""ECONOMIA DI MERCATO" FIN QUI RAGGIUNTO E SPERARE IN UN ALTRETTANTO "PROGRESSO SPIRITUALE:BEN-ESSERE"ECONOMIA DEL DONO,IN MODO DA EQUILIBRARE IL TUTTO PER COMPLETARE L'ESSERE UMANO:"FELICITA' NELLA SUA COMPLETEZZA".
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