Gli ingredienti sono quelli di una tempesta perfetta. E vanno dalle interruzioni di forniture russe a un’estate torrida che ha scatenato un aumento della domanda, fino alla siccità che ha prosciugato i fiumi innescando un beffardo effetto domino guidato dalle utility (costrette – in alcuni casi – a sostituire il carbone). Senza dimenticare lo stallo tra Germania e Russia per una turbina del gasdotto Nord Stream che è rimasta bloccata dopo i lavori di riparazione effettuati in Canada. Tutti fattori che stanno esacerbando una crisi energetica che rischia di spingere le principali economie europee verso la recessione. E che stanno contribuendo in modo determinante al rally infinito del prezzo del gas, volato nuovamente verso i massimi questa settimana. Un anno fa, all’hub olandese Ttf, il gas veniva battuto poco sotto i 47 euro per Megawattora. Oggi il prezzo oscilla fra i 225 e i 230 euro, dopo aver sfondato quota 250 nella giornata di martedì. Un aumento che riporta le curve dei grafici ai primi giorni di marzo 2022, quando una corsa galoppante portò il prezzo del gas naturale alla soglia dei 300 euro per Megawattora. I dati odierni raccontano senza appello come il prezzo del gas ad Amsterdam sia quintuplicato in questi ultimi 12 mesi (ma con effetti che hanno portato ad aumenti delle bollette fino a dieci volte) e lanciano segnali decisamente preoccupanti in vista dell’inverno. Anche perché dalla Russia continuano ad arrivare messaggi poco rassicuranti. Dopo la nota di Gazprom, con la quale la società energetica ha spiegato che il prezzo del gas in Europa potrebbe aumentare del 60% nel prossimo inverno superando anche i 4mila dollari per mille metri cubi (con una stima di 347 dollari per Megawattora), è il Ministero dell’Economia del Cremlino ad addensare ulteriormente le nubi. Le stime, riportate in esclusiva dall’agenzia Reuters, prevedono che il prezzo medio dell’export del gas russo arriverà nel 2022 a toccare i 730 dollari per 1.000 metri cubi, un aumento più che raddoppiato rispetto al 2021 quando il prezzo era di 304,6 dollari per mille metri cubi. Il costo poi calerà gradualmente fino alla fine del 2025, con il decrescere delle esportazioni. Il ministero russo prevede anche che l’export di Gazprom crollerà a 170,4 miliardi di metri cubi quest’anno, quando a maggio prevedeva invece un calo fino 185 miliardi. Nel 2021 sono stati esportati 205,6 miliardi. Con l’impennata dei prezzi del gas la possibilità di una recessione è inevitabilmente aumentata per le maggiori economie europee. Ulteriori aumenti, del resto, implicherebbero nuovi sostegni alle famiglie. E non è un caso che i diversi governi stiano studiando misure straordinarie in vista di un inverno, il prossimo, che si preannuncia particolarmente difficile.
NEL 2012 NON CI SARA' LA FINE DEL MONDO IN SENSO APOCALITTICO,MA UN CAMBIAMENTO A LIVELLO POLITICO ED ECONOMICO/FINANZIARIO. SPERIAMO CHE QUESTA CRISI SISTEMICA ,CI FACCIA FINALMENTE APRIRE GLI OCCHI SUL "PROGRESSO MATERIALE:BEN-AVERE""ECONOMIA DI MERCATO" FIN QUI RAGGIUNTO E SPERARE IN UN ALTRETTANTO "PROGRESSO SPIRITUALE:BEN-ESSERE"ECONOMIA DEL DONO,IN MODO DA EQUILIBRARE IL TUTTO PER COMPLETARE L'ESSERE UMANO:"FELICITA' NELLA SUA COMPLETEZZA".
STUPIDA RAZZA
venerdì 19 agosto 2022
Vola il prezzo del gas L’ulteriore stretta russa fa paura all’Europa
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