STUPIDA RAZZA

martedì 30 agosto 2022

L’incognita costi pesa su cinema e teatri

 

Prima l’emergenza Covid, che ha colpito pesantemente e frontalmente il settore con chiusure prolungare e obbligo di mascherine che si è protratto fino a metà giugno. Ora il caro bollette con il suo colpo diretto ai conti già traballanti del settore. Ma in più c’è anche la spada di Damocle di una nuova austherity. Che vorrebbe dire “razionare” l’attività e rimettere al centro della scena una sorta di possibile lockdown. Il settore dello spettacolo dal vivo fa i conti con un’incognita dei costi legati al caro energia. «Proprio  adesso che ci si stava risollevando da tutto quello che abbiamo passato a seguito dello scoppio della pandemia», commenta amaro Carlo Fontana, presidente Agis (Associazione Generale Italiana dello Spettacolo). «Per fare uno spettacolo dal vivo – aggiunge al Sole 24 Ore – l’illuminazione è fondamentale. Almeno se non vogliamo tornare alle candele del 1700 o del 1800». Da qui l’allarme lanciato attraverso una nota in cui Fontana avanza la richiesta «all’esecutivo in carica» di «interventi urgenti atti a mitigare, quanto più possibile, una situazione tanto grave da poter decretare l’inevitabile chiusura di molti luoghi di spettacolo». La richiesta è poi estesa «alla politica tutta, impegnata nella campagna elettorale» per «una presa di posizione netta e decisa». Interventi urgenti, insomma, facendo seguito a un appoggio da parte del Governo, per far fronte all’emergenza Covid, che Fontana riconosce, pur evidenziando che non è stato tutto né bianco, né nero.: «Dall’inizio della pandemia – si legge nella nota del presidente Agis – il mondo dello spettacolo è stato tra quelli maggiormente in sofferenza, a causa delle lunghe restrizioni. Giova ricordare come le misure introdotte dal Governo si siano rivelate utili ma non del tutto sufficienti». L’incognita della sostenibilità economica, insomma, diventa sempre di più un elemento con cui fare i conti. e in tal senso un allarme è stato lanciato anche, in particolare, dal settore delle discoteche. Lo spettro è quello di un nuovo lockdown serale, questa volta per motivi energetici e non più sanitari. Una prospettiva, questa, che agita gli imprenditori, come sta avvenendo in Emilia-Romagna e nel Riminese in particolare, dove insistono migliaia di attività legate all’intrattenimento e al tempo libero. «Abbiamo fatto tanto per destagionalizzare la nostra offerta turistica e ora che il nostro territorio ha appeal tutto l’anno il rischio è di vedere vanificati tutti gli sforzi per un coprifuoco energetico che fa paura anche solo al pensiero», sottolinea il presidente di Confcommercio Rimini e del Silb Emilia-Romagna (il sindacato delle discoteche) Gianni Indino. La riduzione d’orario per le attività commerciali e un lockdown serale alle 23 per i locali pubblici «sarebbe una misura deleteria per l’economia, soprattutto per un’area come la nostra che ha nel turismo la sua base portante», aggiunge Indino che attacca: «Non è possibile che ancora si pensi a penalizzare le categorie economiche legate al turismo considerandole non essenziali».



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