I banchieri centrali affilano le armi contro l’inflazione e le Borse scalano le marce, perché con le Autorità monetarie più focalizzate sui prezzi che sulla crescita, temono una forte recessione. Ieri gli indici azionari europei hanno perso tutti oltre un punto percentuale, con l’eccezione del Ftse 100 di Londra (-0,2%), aiutato dalle società minerarie che godono dell’aumento delle materie prime. Il Ftse Mib di Milano ha chiuso a -1,6%; il Cac 40 di Parigi a -1,8%. Il Dax di Francoforte (-2,3%) ha subìto la notizia della chiusura per tre giorni del gasdotto Nord Stream, dal quale la Germania è molto dipendente, giustificata dalla Russia con problemi di manutenzione. Spettro stagflazione La frenata dei listini è la risposta alle indicazioni sullo scenario economico. Benajmin Nabarro di Citi ha affermato che nel Regno Unito il carovita potrebbe salire a un ritmo del 18,6% nei prossimi mesi (cioè nove volte l’obiettivo di inflazione al 2%), mentre il bollettino mensile della Bundesbank tedesca lo stima sopra il 10% in abbinata a una recessione molto probabile, a causa dell’incertezza sulla disponibilità del gas, che frena i consumi e danneggia i settori energivori come l’industria dei metalli e dei fertilizzanti. Squilibrio risorse La sospensione del Nord Stream ha portato la quotazione del gas naturale trattato sulla Piazza di Amsterdam vicino ai 300 euro per megawattora, prima di finire la sessione a 276 euro. Viceversa, il petrolio soffre i timori di contrazione economica ed è sceso: a meno di 90 dollari il Wti quotato a New York, fin sotto i 93 dollari il Brent del Mare del Nord. Le difficoltà della Cina, che è il maggiore importatore di greggio, non aiutano la tenuta del barile. Lente sulle Banche Centrali In aggiunta, nei giorni scorsi i Governatori della Federal Reserve e quelli della Banca centrale europea si sono premurati di far arrivare agli operatori un chiaro messaggio: la lotta all’inflazione con il rialzo dei tassi continua senza quartiere. Dunque, alle conseguenze sull’economia ci si penserà dopo. Anche Wall Street ha iniziato la settimana molto nervosa, con i tecnologici del Nasdaq in affondo verso il -2%. Le azioni tech generalmente hanno molti debiti e danno pochi dividendi e, dunque, sono penalizzate in modo particolare dall’aumento del costo del denaro, che grava sui bilanci e rende più appetibili i rendimenti dei titoli di Stato. Inoltre, sono sedute che precedono il simposio annuale dei banchieri mondiali a Jackson Hole, negli Stati Uniti. L’incontro potrebbe tornare a essere un market mover dei mercati, dopo anni di sostanziale neutralità rispetto alle questioni che scaldano i parterre. In ogni caso, gli operatori sembrano prestarci più attenzione del solito, in attesa di carpirepiù informazioni possibili sulle prossime mosse di politica monetaria. Cina in controtendenza A spaventare i mercati non è tanto la direzione dei tassi, ma le motivazioni che li guidano e il contesto. La Banca del popolo cinese ha limato ancora una volta i tassi (l’aveva fatto anche nei giorni scorsi) nel tentativo di sostenere il mercato immobiliare e di affrontare un grave rallentamento in seguito ai numerosi lockdown. La manovra, sebbene espansiva, ha peggiorato ulteriormente l’umore degli operatori a livello globale, che si attendono una riduzione degli scambi commerciali con la grande Cina. Superdollaro I differenziali dei tassi di interesse, invece, animano vivacemente il mercato dei cambi, che ha dato al dollaro l’abbrivio finale per il sorpasso sull’euro. Dopo una lunga resistenza vicino alla parità, il cambio ha sfondato quota uno e ha trattato vicino a 0,992, un livello che non si vedeva dal dicembre 2002, l’anno dell’entrata in vigore della moneta unica. I tassi americani sono già nella fascia 2,225%-2,5%, quelli dell’Eurozona sono appena stati ritoccati allo 0,5% e la divergenza potrebbe restare. Secondo gli economisti delle grandi banche d’affari, infatti, la Banca centrale europea dovrà tenere conto di un ciclo economico più arretrato, ma avrà anche un problema con l’allargamento degli spread periferici, che deve riuscire a mantenere equi.
NEL 2012 NON CI SARA' LA FINE DEL MONDO IN SENSO APOCALITTICO,MA UN CAMBIAMENTO A LIVELLO POLITICO ED ECONOMICO/FINANZIARIO. SPERIAMO CHE QUESTA CRISI SISTEMICA ,CI FACCIA FINALMENTE APRIRE GLI OCCHI SUL "PROGRESSO MATERIALE:BEN-AVERE""ECONOMIA DI MERCATO" FIN QUI RAGGIUNTO E SPERARE IN UN ALTRETTANTO "PROGRESSO SPIRITUALE:BEN-ESSERE"ECONOMIA DEL DONO,IN MODO DA EQUILIBRARE IL TUTTO PER COMPLETARE L'ESSERE UMANO:"FELICITA' NELLA SUA COMPLETEZZA".
STUPIDA RAZZA
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento