STUPIDA RAZZA

venerdì 19 agosto 2022

Nuovo delirio della «cultura» Lgbt Giovanna d’Arco diventa un trans

 



Che l’ideologia del gender e il transessualismo abbiano nuociuto alla causa delle donne è ormai di una evidenza palmare. E perfino le femministe meno ideologiche iniziano a rendersi conto del pericolo insito nell’idea che una donna sia «un uomo come tutti gli altri». Questa analisi è stata appena corroborata da una nuovo episodio di «revisionismo artistico». Infatti lo S h a ke s p ea re’s Globe di Londra dedica uno spettacolo a Giovanna D’A rc o, la più nota eroina femminile di tutti i tempi. Presentata però come fosse un trans. Ovvero, al di là dalla metafora sottesa al nomignolo, come un maschio, con sole apparenze femminili. Intitolato I, Joan, cioè Io, Giovanna, la «produzione debutta il 25 agosto nel Globe Theatre all’ap e rto » . È interessante notare che la vicenda storica, complessa e affascinante, di santa Giovanna D’A rc o ( D o m ré my 1412 - Rouen 1431) ha sicuramente a che fare con la sua personalità sessuale e sessuata. Perché se una donna profetessa, mistica o visionaria è sempre esistita nel cristianesimo - si pensi alle stesse figure bibliche - donne soldato, per giunta chiamate da Dio direttamente al mestiere delle armi, restano casi rari e inauditi. E l’autentica grandezza della Patrona di Francia, la cui visioni mistiche la portarono prima alla liberazione della sua patria dagli inglesi, poi al rogo e infine alla canonizzazione (1920), sono proprio il segno della sua eroica potente femminilità. Che ovviamente andrebbe sminuita e perduta qualora ogni maschio potesse decidere, ex abrupto, di essere e sentirsi Giovanna D’A rc o, Chiara d’Assisi o Maria Goretti. Per nulla convinta di ciò, la direttrice del Globe, davanti all’esplosione delle polemiche, sia da parte dei conservatori che delle femministe più accorte, ha affermato che «i teatri producono opere teatrali e, nelle opere teatrali, tutto è possibile». Certo, anche M ol iè re in pieno Seicento mise in scena degli uomini travestiti da donna. Senza però pretendere che l’identità scenica fosse al servizio di una ideologia che vuole annichilire l’identità biologica. Secondo la Terr y, dato che lo «Shakespeare's Globe è inequivocabilmente a favore dei diritti umani», allora deve includere nei suoi spettacoli anche «le persone trans, le persone non binarie, le persone etniche nere e minoritarie, e le persone con disabi l i tà » . Le disabilità e il colore della pelle sono dati di fatto e di natura. Ed è un dato storicamente acclarato che la Pulzella d’Orléans, fosse una donna ed una gran donna della cristianità. A cui, tra l’altro, per due volte (1419 e 1421) fu appurata la verginità. A garanzia della sua purezza interiore come inviata del Cielo per una singolare missione di salvezza. Ma come appurare la verginità in un trans? Niente da fare, per il teatro ci vuole una «Giovanna queer», perché ciò significa essere «pro-trans, antirazzisti e intraprendere azioni positive, consapevoli e intenzionali contro qualsiasi forma di pregiudizio presente nella nostra cultura». Nota stizzita la filosofa cattolica A bi ga i l Fava l e: «Per favore smettete di dire che le donne straordinarie non sono davvero donne». E le fa eco la scrittrice femminista Joan Smith che sulla faccenda conclude così: «Abbiamo impiegato decenni a riscoprire donne artiste, donne autrici, donne leader. Ed ora un’ideologia regressiva tenta di farle sparire». La colpa però di questa decostruzione o «genocidio culturale» della femminilità di chi è? Dei conservatori che credono nella differenza ontologica (e insuperabile) tra i soli due sessi esistenti in natura o delle conventicole Lgbtq che in nome della diversità e dell’in clus io ne cancellano e riducono tutto al vuoto di cui sono portatori? 

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