L’ennesimo cortocircuito di Jo e B id e n potrebbe realizzarsi molto presto. Il controverso accordo sul nucleare con l’Iran sarebbe infatti a un passo dall’essere ufficialmente rilanciato. In particolare, secondo Cnn, la situazione si sarebbe sbloccata dopo che Teheran ha rinunciato a pretendere dagli americani che le Guardie della rivoluzione fossero eliminate dalla lista delle organizzazioni terroristiche. In questo contesto, un alto funzionario statunitense ha definito «più vicino» il rilancio dell’intesa. Non sarà del resto un caso che, domenica, Bi - den abbia avuto una conversazione con Emmanuel Macron, Olaf Scholz e Boris Johnson per parlare (tra le altre cose) di Iran. A mostrarsi aperturista sul tema è stata ieri anche Bruxelles. È pur vero che, sempre ieri, la Repubblica islamica ha fatto sapere che ci sono ancora degli scogli nelle trattative. Ma le indiscrezioni che vedono l’intesa in dirittura d’a r r ivo continuano a circolare. Più specificamente, citando fonti a conoscenza del testo dell’accordo, Al Jazeera ha riferito che «la proposta prevede che il giorno successivo alla firma dell’accordo verranno revocate le sanzioni a 17 banche iraniane e a 150 istituzioni economiche». «Entro 120 giorni dalla firma dell’accor - do», si legge ancora, «l’Iran potrà esportare 50 milioni di barili di petrolio al giorno. L’ac - cordo include anche il rilascio di 7 miliardi di dollari di fondi iraniani, che sono attualmente detenuti in Corea del Sud». «Gli Usa», conclude Al Jazeera, «dovranno pagare una multa nel caso in cui si ritirino nuovamente dall’accordo sul nucleare, come han fatto sotto l’amministrazione dell’ex presidente Donald Trump nel 2018». Se tutto questo fosse confermato, si configurerebbe un disastro su vari fronti. In primis, Israele è preoccupatissimo. Il Times of Israel ha riferito sabato che la Casa Bianca sta cercando di rassicurare Gerusalemme senza tuttavia riuscirci. Divergenze sulla questione del nucleare iraniano erano d’altronde emerse già a luglio, durante la visita di B id e n in Israele: anche all’epoca, il Times of Israel parlò di «frustrazione» da parte del governo di Gerusalemme nei confronti della politica iraniana dell’attuale Casa Bianca. Al di là della minaccia nucleare, ricordiamo per inciso che la Repubblica islamica spalleggia Hezbollah e Hamas. In secondo luogo, se firmasse presto un accordo a simili condizioni, Biden scatenereb - be un cortocircuito. Da una parte, il presidente americano ha imposto sanzioni energetiche alla Russia, con il blocco europeo che ha fatto altrettanto. Dall’altra, si appresta a revocare la pressione su quell’Iran che della Russia è uno dei principali alleati. A marzo il ministro del petrolio iraniano, Javad Owji, disse che avrebbe sostenuto Mosca contro le sanzioni occidentali, mentre a luglio Gazprom ha siglato con Teheran un accordo da 40 miliardi di dollari nel settore del petrolio e del gas. Rilanciando l’accordo sul nucleare, B id e n offrirebbe quindi di fatto a Vladimir Putin delle scappatoie indirette alle sanzioni comminate dall’Oc - cidente. Col risultato che, a pagarne le conseguenze, sarebbero i Paesi più economicamente in difficoltà del blocco euroatlantico (a partire dall’Ita l i a) Era d’altronde lo scorso marzo, quando il Je ru sale m Po st citò uno studio dell’Insti - tute of science and international security, secondo cui «la Russia potrebbe utilizzare l’emergente accordo nucleare con l’Iran per conservare miliardi di dollari nel commercio nucleare come scappatoia alle sanzioni occidentali per la sua invasione dell’Ucraina». In particolare, l’accordo potrebbe garantire a Rosatom un contratto da 10 miliardi di dollari per estendere la centrale nucleare iraniana di Bushehr. Tutto questo, senza trascurare che il rilancio di tale intesa - da sempre fortemente auspicata dal Cremlino - comprometterebbe ulteriormente la deterrenza dell’attuale Casa Bianca nei confronti di Mosca. E poi c’è ancora chi ha il coraggio di dire che il presidente «filorusso» era Tr u m p ! Un paradosso, questo, che riguarda anche i dem di casa nostra: molti dei quali si dicono (oggi) ferreamente antirussi, mostrando al contempo posizioni filoiraniane. Tra gli artefici dell’accordo sul nucleare del 2015 figurò l’allora Alto rappresentante Ue per gli affari esteri, Federica Mogherini. Nel gennaio 2020, il capodelegazione dem al Parlamento europeo, Brando B en ifei , definì l’intesa come «il maggior risultato della politica estera europea degli ultimi anni». Era invece giugno scorso, quando la deputata dem, Lia Quar tapelle, è tornata a criticare Trump per aver abbandonato l’accordo. Evidentemente tutti costoro ignorano che Puti n è il primo a volere un ripristino dell’i nte s a . Un’intesa temuta anche dal premier israeliano, Yair L a pid (che, ricordiamolo, è un rappresentante del centrosinistra e che ha ribadito ieri a M ac ro n la sua contrarietà all’accordo). Esattamente come B id e n , vari esponenti del Pd sostengono il rilancio di un accordo che renderebbe di fatto inefficaci le sanzioni imposte a Mosca. Quello stesso Pd che, al contempo, ostenta (presunte) credenziali antirusse. E intanto la logica latita. Per non parlare della coerenza.
NEL 2012 NON CI SARA' LA FINE DEL MONDO IN SENSO APOCALITTICO,MA UN CAMBIAMENTO A LIVELLO POLITICO ED ECONOMICO/FINANZIARIO. SPERIAMO CHE QUESTA CRISI SISTEMICA ,CI FACCIA FINALMENTE APRIRE GLI OCCHI SUL "PROGRESSO MATERIALE:BEN-AVERE""ECONOMIA DI MERCATO" FIN QUI RAGGIUNTO E SPERARE IN UN ALTRETTANTO "PROGRESSO SPIRITUALE:BEN-ESSERE"ECONOMIA DEL DONO,IN MODO DA EQUILIBRARE IL TUTTO PER COMPLETARE L'ESSERE UMANO:"FELICITA' NELLA SUA COMPLETEZZA".
STUPIDA RAZZA
martedì 23 agosto 2022
L’autogol Usa sul nucleare iraniano rende inutili le sanzioni a Mosca
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