Parlateci della famiglia È la prima emergenza
Speriamo sia
solo una sensazione sbagliata,
ma in mezzo ai
tanti proclami e
programmi che i
partiti propongono a noi
elettori, con l’intento di catturare il nostro voto, si sente
poco, anzi pochissimo, parlare di famiglia. Se poi restringiamo il campo e focalizziamo sulle famiglie numerose- che
non sono un optional di matrice cattolica, dato che ne
parla espressamente l’a rt icolo 31 della nostra Costituzione - non è esagerato dire
che c’è il vuoto assoluto. Di
fatto si perpetua l’e qu ivo c o
che la nascita di un figlio sia
roba che riguarda esclusivamente la sfera personale e
individuale, manifestando
così una miopia sociale pericolosa e dannosa. Viviamo in
un Paese che ha il triste primato di non fare figli: siamo a
un indice di natalità di 1,25
figli per donna in età fertile, il
che significa molto semplicemente una sola cosa: suicidio demografico! I demografi
ci insegnano che per garantire il ricambio generazionale
e il mantenimento della popolazione si deve raggiungere il valore di 2,2 che, in Italia,
è raggiunto solo dalle coppie
immigrate. Una famiglia numerosa, cioè da tre o più figli,
svolge, quindi, anche il compito di «tamponare» la tragica denatalità che ci sta portando verso l’estinzione del
nostro popolo, con il bagaglio
della nostra storia, della nostra cultura e delle nostre
tradizioni se è vero, come
purtroppo è vero, che nel giro di qualche decennio vedremo la nostra popolazione
ridotta a metà degli attuali
sessanta milioni di abitanti.
L’inverno demografico non è
incombente: è già drammaticamente in atto, eppure non
si fa quasi nulla di concreto
per porvi rimedio. Da anni si
chiedono politiche sociali,
economiche e fiscali a misura di famiglia, e tanta speranza si era posta nel cosiddetto
Family Act con lo strumento
dell’assegno unico universale …ennesima delusione perché gravato di «criticità sostanziali, procedurali e sistematiche», a partire dall’a l lu -
cinante burocrazia della determinazione dei parametri
Isee, che lo hanno reso, di
fatto, molto poco fruibile da
parte delle nostre famiglie.
Con l’aggiunta che, a conti
fatti, l’assegno risultava addirittura inferiore e penalizzante rispetto a quanto era
già previsto con il «vecchio»
sistema delle detrazioni Irpef per figli a carico. Insomma, chiedo licenza per il gergo non proprio elegante, si è
trattata di una vera e propria
fregatura, peraltro ampiamente prevista e denunciata
dal mondo pro family già in
fase di elaborazione. Ma si sa
che, quando il grillo saggio
parla, il politicamente corretto fa partire la solita ciabatta per farlo tacere! Certamente si può, anzi si deve,
cambiare ed è proprio ciò
che dobbiamo chiedere a chi
avrà la ventura di governare
dopo queste elezioni: politiche che mettano la famiglia
al posto che le compete. Cioè
il primo, perché se davvero si
vuole salvare e far crescere il
nostro Paese, la vera forza sociale è la famiglia. Non so se
finanziare pale eoliche, auto
elettriche o monopattini farà
crescere il Pil; sono certo che
l’emergenza per il nostro
Paese non è la legalizzazione
del suicidio assistito o della
cannabis. Ma una certezza
l’abbiamo, tutti: se si abbandonano le famiglie, in particolare quelle numerose, se
non si investe in natalità dando sostegni concreti ai giovani per metter su famiglia, in
termini di lavoro, casa, fiscalità, accudimento dei bimbi,
compatibilità fra essere genitori ed essere lavoratori attivi, valorizzazione del ruolo
dei nonni, certamente il Paese andrà a fondo o, meglio, si
congelerà nella morsa dell’inverno demografico.
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