Farmaceutica, l’aumento costi del 35% frena l’industria
«Con la fiammata dei prezzi a
luglio e agosto, gli aumenti del
gas arrivano a circa +600% rispetto a un anno fa, in linea con
quanto sta avvenendo in tutti i
settori». Farmindustria lancia
un vero e proprio allarme sulle
produzioni che potrebbe portare a una carenza di farmaci oltre
che a difficoltà per le aziende e il
presidente Marcello Cattani descrive il mix di criticità che il settore sta scontando: dai costi dell’energia alle materie prime. E
per questo invoca «una moratoria sulla riduzione dei prezzi dei
medicinali» e ribadisce il “no”
alla revisione dei prontuari farmaceutici, mentre chiede più risorse per la salute.
Tutti i settori della filiera farmaceutica, stanno infatti assorbendo parte importante degli aumenti dei costi, ma non integralmente. Quindi la crisi energetica
determina anche effetti indiretti
aggiuntivi per le aziende farmaceutiche, con incrementi dei
prezzi di tutti i fattori della produzione che vanno dai materiali,
agli imballaggi, alle manutenzioni degli impianti, dove, in media,
c’è stato un incremento del +35%
nel primo semestre 2022.
Su questi aumenti si innesta
«la specificità della farmaceutica per la quale è impossibile trasferire, nemmeno in parte, gli
aumenti dei costi sui prezzi finali dei farmaci con prescrizione, che sono amministrati e negoziati», dice Cattani.
A questo proposito i dati Istat
parlano chiaro: nel primo semestre i prezzi alla produzione nell’industria manifatturiera nel
suo complesso sono cresciuti
del 40% e la farmaceutica è
l’unico settore che registra 0%.
Nei prossimi giorni è attesa la
pubblicazione del dato di luglio
che dovrebbe confermare questa tendenza. A fronte di un’inflazione a luglio pari all’8%, i
prezzi al consumo dei farmaci
con prescrizione sono scesi dell’1%, per effetto di scadenze di
brevetto e rinegoziazioni, che
coinvolgono anche quelli acquistati direttamente dal SSN.
Il confronto con gli altri paesi
europei dà la misura della gravità
della situazione. Come mostrano
dati di Confindustria, l’impatto
in altri paesi competitor è più ridotto, soprattutto in Francia dove è quasi la metà, ma anche in
Germania,, dati i più alti costi
dell’energia in Italia.
Farmindustria, oltre ai fortissimi aumenti dei costi, segnala in
circa l’80% dei casi difficoltà anche sugli approvvigionamenti,
che hanno portato già a registrare carenze dei fattori della produzione, ancora più probabili
con gli ulteriori aumenti. In questa situazione è forte la preoccupazione di poter mantenere la
continuità operativa, sia per le
difficoltà riscontrate direttamente sia per quelle dei fornitori
che potrebbero essere costretti
ad interrompere l’attività. A questo punto la priorità diventa
“mettere in sicurezza” il sistema
industriale, evitando riduzioni
dei prezzi e con il massimo impegno per l’attrattività del sistema.
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