STUPIDA RAZZA

martedì 30 agosto 2022

«Metà americani non vogliono pagare di più per l’U c ra i n a »

 

Donald Trump sta agitando anche la campagna elettorale per le elezioni di midterm, in programma negli Stati Uniti il 4 novembre. A tenere banco sono i documenti sequestrati dagli agenti dell’Fbi nella villa dell’ex presidente a Mar-a-Lago, in Florida. Perquisizione che Trump ritiene «illegale» e contro la quale ha fatto causa. Le carte sarebbero ritenute classificate, ma per poterle usare in u n’inchiesta a carico del magnate si dovrebbe nominare un «special master», figura indipendente che complicherebbe ancor di più la situazione. L’ex presidente non solo si è opposto al sequestro del materiale, ma ha chiesto la restituzione di quanto non pertinente rispetto al mandato: «La giustizia non può essere usata come arma a scopi politici». Cosa sta succedendo negli Stati Uniti, qual è lo stato di salute della più grande potenza economica e militare del pianeta? Ne parliamo con Irene Senfter, ricercatrice specializzata in politica interna ed estera statunitense. Le speranze di quanti p en sava no che Donald Trump fosse politicamente finito dopo la sconfitta elettorale sono andate deluse perché il tycoon sembra voler davvero tentare la carta della rielezione alla presidenza. Ci crede davvero, oppure sta provando a vedere fino a che punto puo’ forzare la mano con l’Fbi ? «Le perquisizioni di Mar-a-Lago hanno senz’altro confermato nei seguaci di Trump la loro convinzione che lo “Stato profondo” abbi a “r ubato” la presidenza al loro idolo. D al l ’altro canto, sembra difficile che il Dipartimento di giustizia porterà alla denuncia di Trump per evitare di influenzare il processo elettorale. Trump ora è incentivato a dichiarare la sua candidatura già da ora». Perché secondo lei Trump si è portato a casa documenti classificati ? «Al momento non ci è dato saperlo. La mia sensazione è che sia un comportamento tutto sommato congruo con la sua abitudine di confondere il pubblico, il privato e gli affari. In linea, ad esempio, con l’affidamento di incarichi istituzionali a sua figlia Ivanka e al genero Jared». Alle elezioni di medio termine molti prevedono una batosta per i democratici. Crede anche lei ch e siano condannati alla sconfitta? E cosa accadrà in questo caso? «Le prospettive non sono rosee: il partito storicamente perde alle elezioni di medio termine in quanto tendenzialmente meno persone partecipano al voto. Sin dall’i n i z io d e ll ’anno, l’approvazione degli americani per l’operato del presidente Biden è stata molto bassa, intorno al 40%. Comunque, qualche segnale positivo per i democratici c’è, e l’“ondata rossa” p otrebb e forse essere evitata. Dopo la sentenza della Corte suprema in merito al diritto d’aborto, il sondaggio F iveth i rtyei g ht’s tracker dimostra progressi importanti per i democratici. Comunque, se i democratici perdessero entrambe le Camere, l’implementazione dell’agenda di Biden diventerebbe molto difficile: dovrebbe governare per decreto, ma questi decreti possono essere attaccati sia dai giudici sia da una prossima amministrazione repubblicana. Un esempio concreto sono le politiche ambientali: che incentivo hanno gli altri Paesi a portare avanti i loro progetti di riduzione dell’energia fossile, se non si possono fidare che gli Stati Uniti, uno dei maggiori inquinatori, si attengano agli obiettivi prefissati?». Che voto dà all’amministrazio - ne Biden fin qui in politica intern a? « L’amministrazione Biden è partita con un’agenda molto ambiziosa su infrastrutture, salute pubblica, cambiamento climatico, immigrazione. Dopo l’enorme provvedimento di stimolo all’economia nel pieno dell’epidemia, è però riuscita a portare a casa poco a causa di alcuni senatori democratici restii a votare certi atti proposti dal loro partito. Nelle ultime settimane, comunque, Biden ha annoverato qualche successo legislativo. Il Chips and science act prevede investimenti importanti per assicurare la leadership degli Stati Uniti nel campo dell’intelligenza artificiale e tecnologie connesse. Questo provvedimento presenta un grande potenziale in termini di sicurezza nazionale e capacità innovativa degli Stati Uniti. Personalmente spero che porti anche a un progresso reale nella ricerca nel campo delle tecnologie ambientali. È passato anche un provvedimento che, oltre a garantire sussidi alla salute pubblica e permettere di ridurre i prezzi dei farmaci, include iniziative molto consistenti sulla protezione dell’ambiente. Biden ha dunque fatto qualche progresso sulle promesse fatte in campagna elettorale. Comunque, gli ultimi dati Ipsos rivelano come l’inflazione e i prezzi dell’energia siano in cima alle preoccupazioni degli americani, influenzando dunque l’appro - vazione dell’operato di Biden. Come ha spiegato l’economista Paul Krugman sul New York Times, non è del tutto giustificato colpevolizzare il presidente per l’elevata inflazione in quanto la politica economica americana dispone di un margine di manovra limitato per agire sui prezzi mondiali dell’ener - gia. Inoltre, si parla poco della notevole crescita dell’o cc upaz ion e negli Stati Uniti post-pandemia». È d’accordo con chi ritiene che la politica estera dell’attuale amministrazione americana è sconcertante, specie in Medio Oriente? Pe n s o al ritiro dall’Afghanistan, i rapporti ambigui con i sauditi prima rinnegati e poi blanditi, la freddezza con Israele, senza parlare d el l ’accordo sul nucleare iraniano: ogni volta che alla casa Bianca ci sono i dem ritorna in auge salvo non essere mai siglato per volontà degli ayatollah. «Le esperienze recenti in Afghanistan e in Ucraina pongono un quesito di ricerca interessante: come possiamo studiare la volontà di combattere e difendersi degli eserciti alleati? L’accordo di Ginevra era importante per la realizzazione degli obiettivi di non proliferazione delle armi nucleari, con grandi vantaggi anche in termini di raccolta di intelligence grazie alle ampie ispezioni garantite dal protocollo. Nella situazione internazionale odierna non sembrano esserci le condizioni per un accordo. Più in generale, trovo utile leggere la politica estera americana con una lente neorealista nella tradizione di grandi studiosi come Kenneth Waltz e John J. Mearsheimer: finché il sistema internazionale è caratterizzato da anarchia, non dispone dunque di un “governo mond i a l e”, i grandi stati agiscono in base alla pressione di primeggiare la propria sicurezza nazionale nella politica estera. Per questo devono contrastare le ambizioni di egemonia regionale dei Paesi rivali. Questo meccanismo sta alla base, ad esempio, della “competizione strateg ic a” con la Cina. Biden ha forse sottovalutato le intenzioni revisioniste della Russia di Putin, e la possibilità reale di un crescente allineamento strategico tra il Cremlino e la leadership cinese. Queste intenzioni revisioniste russe dovrebbero spingere gli Stati Uniti e la Nato a rivedere anche le loro strategie di sicurezza nell’A rt ic o, l’altro teatro di grande rinnovata rilevanza geopolitica». Lei si immagina la prossima campagna elettorale per le presidenziali con Donald Trump per i repubblicani e Joe Biden per i democratici, oppure ci possiamo aspettare qualcosa di diverso? E che peso avrà Trump sul voto nel caso non fosse della partita? «Una battaglia elettorale tra Trump e Biden a questo punto sembra altamente probabile. Si specula su una possibile sostituzione di Biden con la vicepresidente Harris per motivi di anzianità, ma al momento questa ipotesi non sembra fondata. Dal lato repubblicano, il governatore del Florida Ron DeSantis potrebbe entrare in campo, ma è da vedere come si giocherà la partita con Trump, di cui è grande sostenitore. Negli ultimi giorni si parla anche di una possibile candidatura di Liz Cheney, una delle poche figure repubblicane a contrastare Trump apertamente mettendosi alla guida della commissione di investigazione degli eventi del 6 gennaio a Capitol Hill. Del resto, Trump sta già esercitando il suo peso nella campagna elettorale. Tanti candidati da lui promossi hanno vinto le primarie ed è rilevante come il partito repubblicano abbia candidato tanti fedeli di Trump come responsabili per amministrare e certificare il processo elettorale negli stati federa l i . Che cosa ha lasciato nella società americana l’assalto a Capitol Hill del 6 gennaio 2021? Èuna ferita ancora aperta? « Tutt’ora pochi repubblicani, solo il 19% secondo un sondaggio recente dell’università del Massachussetts, credono che Biden sia il presidente legittimo degli Stati Uniti. Inoltre, più della metà dei repubblicani è convinto che l’estrema sinistra sia stata dietro all’assalto a Capitol Hill secondo un sondaggio recente Reuters/Ipsos. Trump è ancora il loro leader indiscusso, e sono pochissimi i politici repubblicani che criticano le sue azioni apertamente. Dall’altro lato, molti democratici sono preoccupati per una minaccia reale alle istituzioni democratiche del loro Paese in una seconda amministrazione Trump. Come ha ribadito il settimanale Ec o n o m i st , la disponibilità di Biden di dare spazio a progetti e idee di sinistra, soprattutto in campagna elettorale, non ha aiutato a ridurre le divisioni». Qual è il giudizio del popolo americano sull’invio di armi all’Ucraina? In Europa, e in Italia in particolare, il tema è oggetto di grande dibattito. «Gli ultimi dati Ipsos rilevano un quadro misto, ma tra gli americani sembra prevalere l’idea che il Cremlino debba essere punito per le sue azioni, sia militarmente sia attraverso sanzioni. L’82% degli elettori democratici e il 67% degli elettori repubblicani pensa che Putin debba essere fermato per evitare ulteriori aggressioni militari russe in Europa e in Asia. Comunque, solo appena più della metà degli americani crede che valga la pena pagare di più per l’energia per difendere la sovranità di un altro Paese. La fornitura di armi all’Ucraina è promossa dal 60% degli elettori democratici, e dal 53% degli elettori repubb l ic a n i » .



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