STUPIDA RAZZA

domenica 28 agosto 2022

Riciclaggio, la Germania non può dare lezioni

 



Enorme utilizzo del contante, sistemi di pagamento poco trasparenti e modesti risultati nelle attività di contrasto al riciclaggio di capitali. Sono queste le accuse rivolte dall’autorità mondiale antiriciclaggio non ad un semisconosciuto Paese africano o del Sud America, ma alla magnifica Germania, cuore della Ue ed esempio di rettitudine, almeno a parole. Quando si passa ai fatti e si gratta la crosta dei luoghi comuni, il Gruppo d’azione finanziaria internazionale (Gafi) o Financial action task force (Fatf) - un organismo intergovernativo che ha per scopo l’e l ab o ra z io - ne e lo sviluppo di strategie di lotta al riciclaggio dei capitali di origine illecita - nel report pubblicato giovedì, mette la Germania in coda a Francia, Italia e Olanda, nell’o rd i n e. Stiamo parlando di una istituzione di cui fanno parte 35 Stati che corrispondono ai principali centri finanziari internazionali (dagli Usa alla Cina), che elabora standard riconosciuti a livello internazionale per il contrasto delle attività finanziarie illecite e valuta e monitora i sistemi nazionali. Opera in stretto coordinamento con Banca Mondiale, Fmi, Bce, Onu e Euro p o l . Secondo il Gafi, la particolare vulnerabilità e rischiosità della Germania origina soprattutto dall’essere una grande economia con un uso relativamente elevato del contante ed un elevato livello di apertura al commercio inte r n a z io n a l e. Di fronte a queste caratteristiche, gli sforzi profusi dalle autorità di Berlino sono stati considerati solo moderatamente efficaci in ben 7 delle 11 aree oggetto di valutazione. Nelle altre 4 aree le misure di contrasto sono state valutate come sostanzialmente efficaci e in nessuna area si è registrata la piena efficacia. Il confronto con Francia, Olanda e la sempre bistrattata Italia ci restituisce la misura della scarsa performance tedesca. Infatti, le quattro aree tedesche con misure sostanzialmente efficaci si confrontano con le otto aree dell’Italia che, a sua volta, è seconda solo alla Francia e con risultati leggermente migliori anche dell’Olanda. Nelle altre aree di indagine - ben sette per la Germania - gli ispettori del Gafi hanno riscontrato misure di contrasto al riciclaggio solo moderatamente efficaci, ciò significa che molto è stato fatto ma ancor più è ciò che rimane da fare. Decisamente un brutto colpo per la reputazione tedesca. E questo modesto risultato comporterà ora l’ob - bligo di fornire un report annuale sui progressi compiuti per colmare le carenze. I rilievi si concentrano soprattutto sulla mancanza di stringenti controlli sui settori che movimentano ingenti somme di contante, come quello immobiliare. Infatti in Germania è ancora possibile comprare una casa consegnando mazzette di banconote. Altra area critica è quella dei soggetti nazionali preposti alla vigilanza ed al controllo. Una giungla di oltre 300 autorità locali peraltro con personale sottodimensionato. Insomma, pur avendo chiara la dimensione del fenomeno e dei rischi, da Berlino non fanno abbastanza per a f f ro nta rl i . Nel 2020 hanno aperto più di 37.000 inchieste, ma hanno condannato solo circa 1.000 soggetti, cioè hanno svuotato il mare con il bicchiere. Ma è sull’abnorme uso del contante che si concentra l’attenzione del Gafi. La Germania è il Paese della Ue con più banche, tuttavia tre quarti delle transazioni avvengono in contanti, al cui uso non esiste un tetto. Come se non bastasse, gli 11 milioni di immigrati oggi presenti in Germania fanno largo uso del «hawala» - un sistema di trasferimenti molto diffuso nel Medio Oriente, basato sull’utilizzo fiduciario di intermediari non bancari, che fungono da agenti per il trasferimento di ingenti somme fuori dal circuito bancario - che viene ritenuto altra fonte di alto rischio per riciclaggio e finanziamento del terroris m o. «Ci preoccupiamo dei pesci piccoli, e ci sfuggono quelli grandi». È stato l’i m ba ra z za - to commento del ministro delle Finanze, Christian Lind n e r, che ha promesso di lavorare su tutte le carenze evidenziate dal Gafi. Se questa è la trave, nella Ue preferiscono badare alla pagliuzza italiana. Da sempre additati come il regno dell’evasione fiscale, attribuita anche all’uso del contante. Il cui limite è stato da ultimo ridotto a 1.000 euro in ossequio a quanto «suggerito» nelle raccomandazioni Paese 2019 della Ue che chiedeva di «potenziare i pagamenti elettronici obbligatori anche mediante un abbassamento dei limiti legali per i pagamenti in contanti». Per di più nei prossimi anni il Pnrr prevede l’invio di un numero crescente di lettere ai contribuenti per ottenere l’adempimento spontaneo di presunte irregolarità, ottenendo anche un calo dei «falsi positivi» (lettere con richieste infondate). A questo punto, delle due, l’una: se il contante è potenziale fonte di problemi - come sostiene il Gafi - non ha senso la libertà della Germania; oppure non ha senso l’ac c a n i - mento verso l’Italia, dove l’uso del contante è già molto ridotto e tuttavia si continua ad indicarlo come concausa dell’eva s io n e. A proposito di tale situazione, fu Giulio Tremonti- intervistato da Lucia Annunz i ata nel 2019 - a raccontarci con buon anticipo che le cose stessero proprio come descritto dal Gafi e non come desumibile dall’an ed dotica da bar molto in voga e, a proposito dell’evasione fiscale in Germania, rispose che «loro sono alti, biondi, con gli occhi azzurri ed un'elevata coscienza etica ma la realtà è molto diversa». Oggi è confermato per tabulas. 

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