STUPIDA RAZZA

venerdì 19 agosto 2022

Nelle grandi città stanze in affitto sempre più care

 

Nell’ultimo anno il prezzo di una singola è cresciuto dell’11% fino a quota 439 euro. Il primato a Milano dove il costo ha superato il tetto dei 600 euro (620 euro). Le esigenze di maggiore privacy post-lockdown e le politiche del “metro di distanza” appesantiscono i prezzi delle stanze per studenti nelle principali città italiane. Quest’anno chi cerca una stanza in affitto in una delle principali città italiane potrebbe optare per una doppia: i prezzi delle singole sono, infatti, aumentati, in media, di ben 11 punti percentuali rispetto al 2021 (a 439 euro) mentre un posto letto in doppia costa il 9% in meno (234 euro). È quanto emerge dall’ultimo rapporto di Immobiliare.it che ha anche confermato il primato di Milano come città più cara d’Italia con il prezzo di una singola che, per la prima volta, ha sfondato quota 600 euro (620 euro), in rialzo del 20% rispetto allo scorso anno e dell’8,2% rispetto al pre-pandemia. Una tendenza che era iniziata già l’anno scorso anche se le incertezze sulla regolare ripresa dell’anno accademico avevano reso gli aumenti meno evidenti. Buone notizie per i proprietari, dopo gli anni segnati dalla crisi innescata dal Covid: la domanda infatti continua a crescere, con un +45% per le singole e un +41% per le doppie rispetto al 2021, mentre lo stock di locazioni disponibili sul mercato si riduce, rimanendo sempre di segno più per le singole (+7%) ma comunque lontano dai volumi degli anni precedenti. Il budget per città A Milano, per potersi permettere una stanza singola bisogna mettere a budget 620 euro di media mentre per un posto letto in doppia ne servono circa la metà (321 euro). Significativa la differenza di prezzo rispetto a Roma, seconda classificata: più di 150 euro. Nella Capitale, infatti, per una singola si paga, in media, 465 euro, 248 per la doppia. Seguono poi Padova e Firenze, dove per affittare una singola servono poco più di 450 euro. Sempre sopra i 400 euro Bologna, in quinta posizione con 447 euro. Tra le città universitarie che invece offrono una camera tutta per sé (appena) sotto tale soglia troviamo Torino e Venezia, entrambe attorno ai 360 euro, e Napoli, a quota 337. Prezzi in salita Se confrontati con il 2021 i prezzi delle stanze, con pochissime eccezioni, hanno subito una nuova e significativa spinta al rialzo. Le variazioni più consistenti si registrano a Padova, con oscillazioni positive che superano il 40%, e a Milano e Firenze, che si aggirano intorno al +20er cento. Aumenti importanti anche a Bologna, +16,7%, e a Modena, +12,6 per cento. In particolare, quest’ultima ha conosciuto una crescita nei prezzi del 28,6% nel confronto con il periodo pre-pandemia. In controtendenza rispetto al generale aumento delle locazioni solo Pescara (-19,4%) e Catanzaro (-10,6%), che tuttavia rispetto al 2019 guadagna 16,4 punti percentuali. Il boom di Venezia Storica città universitaria, la domanda per una stanza singola è quasi quadruplicata (+373,2 per cento) , mentre l’offerta in città è sensibilmente diminuita rispetto allo scorso anno facendo registrare un -26 per cento. Ma volumi della domanda raddoppiano anche Napoli (+118%) e Latina (+102,2%). In netta controtendenza Ancona (-34,4%), Trieste (-27,7%) e Genova (-22 per cento). «Come avevamo preannunciato un anno fa – ha sottolineato Carlo Giordano, board member di Immobiliare.it – la situazione stanze nelle principali città universitarie italiane è tornata ad una sostanziale normalità. L’elevata richiesta, che ha portato ad una contrazione dell’offerta, ha fatto sì che i proprietari – per i quali, ricordiamolo, l'immobile è un reddito integrativo – tornassero ad alzare i prezzi, che attualmente in molte città sono addirittura superiori a quelli del periodo pre-pandemico. È prevedibile che, con la crisi alle spalle, si ritorni alle logiche di crescita continua, soprattutto dove l'offerta di immobili scarseggia. Questo trend richiederà ulteriori sacrifici alle famiglie. Sarà necessario – ha concluso Giordano – che le istituzioni ragionino su come garantire un’offerta accessibile nelle grandi città. In caso contrario è probabile che l’offerta esistente diventi appannaggio esclusivo di quelle fasce di popolazione che possono contare su un risparmio accumulato negli anni».

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