Le banche italiane sono tra quelle messe peggio in caso di stop al gas russo. Uno scenario di razionamento delle forniture vedrebbe il sistema bancario italiano tra quelli più «suscettibili all'inflazione dei prezzi dell'energia e alle possibili esigenze di razionamento nell'inverno 2022-23», secondo uno studio di M o o dy 's . L’agenzia di rating ha preso in esame un gruppo di sistemi europei che comprende l'Ungheria, la Slovacchia, la Repubblica Ceca, l'Austria e la Germania. «I sistemi bancari di questi Paesi, in uno scenario avverso di interruzione completa delle forniture di gas russo, si troverebbero ad affrontare i maggiori aumenti diretti di crediti deteriorati, in particolare a causa dei prestiti al settore industriale e manifatturiero – rileva Moody’s –. Gli effetti si trasmetterebbero, attraverso le catene di approvvigionamento transfrontaliere e le relazioni commerciali, ad altri Paesi dell'Ue, per cui, in misura minore, i crediti deteriorati aumenterebbero anche al di fuori dei sei Paesi più c o l pi t i » . Ma le banche del Vecchio Continente, precisa l'agenzia di rating, affrontano queste sfide di solvibilità da una posizione di forza. Dalla fine del 2019, infatti,poco prima dell'inizio della pandemia di Covid-19, «la maggior parte delle banche ha rafforzato la propria capacità di assorbimento delle perdite grazie a riserve di capitale più solide, a una riduzione dei crediti deteriorati e alla creazione di riserve di perdita sui prestiti più solide». RETE DI SICUREZZA Nello scenario di riferimento dell’agenzia, che prevede una ripresa economica modesta nel 2022 e una crescita molto bassa nella prima metà del 2023, questi buffer sono in generale soddisfacenti per assorbire le prossime pressioni sulla solvibilità. Come ulteriore rete di sicurezza, M o o dy ’s ritiene che la B a nca centrale europea p re nderebbe in considerazione l'utilizzo del Tra s m i s s io n Protection Instrument (Tpi), il nuovo strumento « a nt i - f ra m m e nta z io ne » , per sostenere il merito creditizio dei paesi investiti da una eventuale crisi finanziaria. Tornando alle banche, M o o dy ’s prevede che gli aumenti del costo del rischio que s t’anno e nel 2023 saranno più che compensati da ll ’aumento dei ricavi. Ma, allo stesso tempo, «le metriche di solvibilità si ridurranno rispetto agli attuali livelli, a causa dell'aumento dei crediti deteriorati e delle attività ponderate per il rischio». Altra incognita è la fiducia dei consumatori intaccata dal caro energia. «Se si concretizzasse, potrebbe provocare un calo della produzione industriale e una recessione nel 2023 che danneggerebbe i mutuatari e le famiglie», evidenzia lo studio.
NEL 2012 NON CI SARA' LA FINE DEL MONDO IN SENSO APOCALITTICO,MA UN CAMBIAMENTO A LIVELLO POLITICO ED ECONOMICO/FINANZIARIO. SPERIAMO CHE QUESTA CRISI SISTEMICA ,CI FACCIA FINALMENTE APRIRE GLI OCCHI SUL "PROGRESSO MATERIALE:BEN-AVERE""ECONOMIA DI MERCATO" FIN QUI RAGGIUNTO E SPERARE IN UN ALTRETTANTO "PROGRESSO SPIRITUALE:BEN-ESSERE"ECONOMIA DEL DONO,IN MODO DA EQUILIBRARE IL TUTTO PER COMPLETARE L'ESSERE UMANO:"FELICITA' NELLA SUA COMPLETEZZA".
STUPIDA RAZZA
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