STUPIDA RAZZA

martedì 30 agosto 2022

Russia e Cina, giochi di guerra anche nel Mar del Giappone

 

Non è la prima e non sarà certo l’ultima esercitazione congiunta sinorussa dell’era del presidente Xi Jinping, iniziata nel 2012 e destinata protrarsi ad libitum. I due Paesi, uniti da «un’amicizia più forte della roccia», stando alla solenne dichiarazione bilaterale del 4 febbraio scorso, condurranno manovre, peraltro già ampiamente annunciate il mese scorso, dal 1° al 7 settembre nel Mar del Giappone per perfezionare «la difesa congiunta delle rotte marittime e delle aree di attività economica». Fin qui la motivazione ufficiale del ministero della Difesa russa affidata all’agenzia Interfax. Il teatro del l’operazione Vostok 2022, alla quale parteciperanno unità della flotta moscovita del Pacifico e della Repubblica popolare cinese sotto la supervisione del capo di Stato maggiore di Mosca, Valery Gerasimov, sarà questa volta il Nord-Est del Pacifico. La precedente kermesse, appena un anno fa, era stata seguita da Vladimir Putin in persona, ed era stata avviata nel solco del piano di comuni iniziative attivate ben prima dell’invasione della Crimea. In quella circostanza le tru€ppe russe si sono schierate per la prima volta in territorio cinese. Questa volta, però, lo scenario è gravido di ulteriori significati, con le manovre cinesi intorno a Taiwan esarcebate dall’arrivo della speaker del Congresso Nancy Pelosi il 3 luglio scorso a Taipei e dai movimenti convulsi in atto nel mar Cinese meridionale. Oltre 50mila militari prenderanno parte quindi all’operazione Vostok 2022 nel Mare di Okhotsk, nel Mar del Giappone e nei territori del Distretto militare orientale russo, un’area che rappresenta per Tokyo uno storico nervo scoperto nei suoi tesissimi rapporti con Mosca. Lì saranno impiegate 60 navi da guerra, vascelli e imbarcazioni per i rifornimenti e 140 velivoli in operazioni finalizzate a rafforzare «la sicurezza militare della Federazione russa e dei suoi alleati nella zona di responsabilità del Distretto militare orientale». Saranno coinvolti sette poligoni di tiro, si impegneranno truppe di nazioni del blocco ex sovietico oltre a Cina, il gigante India, nonchè Laos, Mongolia, Nicaragua e Siria. Coinvolte anche unità delle truppe aviotrasportate russe, bombardieri a lungo raggio e aerei cargo militari. Di fatto i legami di difesa tra Mosca e Pechino acquistano un diverso peso dopo l’invio delle truppe russe in Ucraina lo scorso 24 febbraio. La Cina si è rifiutata di criticare l’azione della Russia, incolpando gli Stati Uniti e la Nato per aver provocato Mosca, e glissando sulle sanzioni imposte a Mosca. La Russia, dal canto suo, ha subito avallato la reazione cinese alla visita non autorizzata della Pelosi. Tra Mosca e Pechino, un tempo acerrimi rivali nel solco del comunismo c’è un “partenariato strategico”, non l’alleanza militare auspicata da Putin, in evidente difficoltà in Ucraina, sulla quale la Cina prende tempo, nonostante la condivisione di tecnologie militari russe altamente sensibili. Giusto per fornire un’idea e rafforzare l’effetto propaganda, Mosca ha diffuso un video delle truppe cinesi in arrivo per l’esercitazione. Mai come in queste ora le acque asiatiche sono state così affollate. Rimasti finora silenti, gli americani stanno muovendo gli incrociatori nello Stretto di Taiwan. Mentre l’isola è circondata da 8 navi e 37 jet militari cinesi le navi Antietam e Chancellorsville sono in transito «fuori dalle acque territoriali». Precisa la Marina statunitense: «Niente di inusuale», tutto in linea «con le libertà di navigazione e sorvolo in alto mare in conformità con il diritto internazionale». Forte la reazione di Zhao Lijian, portavoce del Ministero degli Esteri: «È una provocazione, un deliberato sabotaggio della pace e della stabilità regionale».

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