STUPIDA RAZZA

lunedì 26 settembre 2022

Azioni ai minimi storici nei portafogli globali: peggio del post Lehman

 

Il pessimismo è ormai cosmico. E la prudenza degli investitori è ai massimi. Quelli istituzionali, secondo il più recente sondaggio di Bank of America, sottopesano il mercato azionario nei loro portafogli come mai avevano fatto nella storia. I risparmiatori americani, che detengono cira la metà delle azioni di Wall Street e dunque sono in grado di determinare la sua direzione, secondo i dati raccolti da JP Morgan, hanno ridotto la quota del portafoglio dedicata al mercato azionario dal 41,7% del 2021 al 35,5% attuale. Minimo dal 2018. Non è il record storico (ci sono stati picchi ben più bassi), ma quello che colpisce è la velocità della riduzione delle azioni nei loro investimenti: secondo JP Morgan, che ha elaborato i dati, non si era mai visto nella storia di questo indicatore un ridimensionamento dell’esposizione delle famiglie americane sul mercato azionario così veloce e pronunciato. Fuga vera e propria, insomma. Se le Borse continuano a scendere (ormai dai massimi toccati a inizio anno Wall Street perde il 23,4%, il Nasdaq il 32,6%, l’Eurostoxx il 21% e l’indice delle Borse globali il 23,6%), è anche per questo: le azioni sembrano essere diventate merce che scotta. Quasi tossica oltre certe quantità. Da maneggiare con cura. Eppure proprio il fatto che gli investitori di tutto il mondo “sottopesano” così tanto le azioni, fa nascere una domanda legittima: possibile che siamo vicini al fondo del barile? Le Borse scontano ormai quanto di peggio possa accadere? Quanto possono scendere, considerando che ormai i portafogli globali sono sgonfi di azioni? Queste sono domande che tutti si pongono sul mercato. Ma, per ora, prevale il pessimismo: molti ritengono che i ribassi possano continuare ancora per un po’. Cerchiamo di mettere le varie argomentazioni su due piatti della bilancia. Il piatto ottimista A dare qualche speranza, dopo i tracolli anche di venerdì, è il fatto che le Borse sono scese molto e - come detto - i portafogli sono sgonfi. Guardando le 12 maggiori recessioni negli Stati Uniti accadute dal 1948 ad oggi, Goldman Sachs nota che dal picco massimo a quello minimo Wall Street perde in media il 30%. Ad oggi siamo a -24% circa, dunque un po’ di strada potrebbe ancora mancare. Però il -30% è soltanto la media: nelle 12 recessioni esaminate, ci sono sei casi in cui Wall Street ha perso meno del 24% attuale. E uno in cui ha perso più o meno quanto sta cedendo ora. Considerando che i portafogli degli investitori globali sono completamente scarichi di azioni e considerando che la quantità di cash negli stessi portafogli è sui massimi dall’ottobre del 2001 (6,1% degli attivi totali in gestione secondo Bank of America), allora qualche speranza di un rimbalzo potrebbe esserci. Come dire: i portafogli hanno benzina (cioè liquidità) e spazio per aumentare l’investimento in azioni. Basta volerlo fare. «Il calo dell’esposizione degli investitori sul mercato azionario limita ogni ulteriore ribasso delle Borse d’ora in avanti», scrive JP Morgan commentando i dati sui risparmiatori Usa. Ci crede Dan Chung, Ceo e Chief investment officer di Alger del gruppo La Francaise Am, secondo cui il 10% dei titoli a più rapida crescita negli Stati Uniti ha ormai prezzi che iniziano a diventare attraenti. «Se si guardano queste azioni, ormai le valutazioni sono storicamente molto basse rispetto al resto del mercato», osserva. «E se si guardano le piccole aziende ad elevato tasso di crescita, si ottiene un messaggio simile: valutazioni storicamente basse rispetto alla media del mercato». Opinione però non condivisa da molti: «Il possibile deterioramento degli utili delle aziende andrà ad impattare sui multipli, che nonostante il ridimensionamento restano in generale storicamente elevati», osserva Giuseppe Sersale, strategist di Anthilia. Anche gli analisti di Goldman Sachs la pensano così: gli utili negli Usa scenderanno dell’11%, in linea col -13% medio storico durante le recessioni, e l’indice S&P 500 calerà ancora. Il piatto pessimista La maggior parte del mercato è dunque convinta che il fondo le Borse non l’abbiano ancora toccato. Forse non è lontano, ma non è raggiunto. È vero che i portafogli degli investitori sono scarichi, e dunque pronti a tornare a riempirsi, ma è anche vero che in passato il fondo è sempre stato toccato in fasi del ciclo economico diverse: per esempio quando la recessione era già in atto. «Il posizionamento e il sentiment sono efficaci per far rimbalzare le Borse quando il trend è rialzista - osserva Sersale -. Quando hai un mercato ribassista come quello attuale, i rimbalzi dovuti ai portafogli scarichi durano poco». In effetti vari indicatori suggerirebbero ancora cautela. Innanzitutto storicamente le Borse perdono quota prima della recessione e rimbalzano durante. Ma ad oggi ancora le economie non sono in recessione, neppure in Europa. Dunque il momento del rimbalzo potrebbe essere più in avanti. Inoltre solitamente le Borse rimbalzano quando la curva dei rendimenti torna positiva e le banche centrali smettono di alzare i tassi: situazione, questa, ben lontana dall’attualità. Anzi: proprio nell’ultima settimana le banche centrali di mezzo mondo hanno ribadito di voler sconfiggere l’inflazione anche a costo di causare una recessione. (COGLIONI !) Dunque anche per questo potrebbe essere prematuro prevedere un rimbalzo. Non solo. Se si guarda il rapporto tra la capitalizzazione dell’indice Usa S&P 500 e la quantità di moneta in circolazione (aggregato M2), si arriva al 152%: livello più basso del 200% toccato a inizio anno, ma ancora più elevato rispetto al 130% toccato a marzo 2020. «Questo significa che la capitalizzazione di Wall Street è ancora alta rispetto alla quantità di liquidità che c’è sul mercato - osserva Antonio Cesarano, chief global strategist di Intermonte -. È come se si pensasse di fare tanta strada con poca benzina». E poi c’è il tema dei multipli: in generale sul mercato prevale l’opinione che siano ancora elevati rispetto a quelli consoni con una fase recessiva. Ovviamente nessuno ha la sfera di cristallo. L’incertezza è elevata. Ma questo fantomatico fondo, forse, non è poi così lontano.

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