STUPIDA RAZZA

giovedì 8 settembre 2022

Se conviene a Parigi, il patto del Quirinale non conta più nulla

 



«Vengo anc h’io. No tu no». C’è bisogno di scomodare E nzo Ja nnacci p er comprendere il significato dell’acccordo tra Francia e Germania per far fronte all’inverno senza gas russo. Sbandierato in Italia come un toccasana «che dimostra quanto l’Europa è unita», in realtà il bilaterale a sorpresa è un dribbling riuscito ai danni del nostro Paese, rimasto escluso dal summit e trattato come semplice leone da scendiletto (destino dovuto alla passività da camerieri) nel continente degli altri. Nonostante il movimentismo di Ma - rio Draghi, il destino ancillare è confermato per quattro mot iv i . Primo. A due giorni dal vertice europeo fra i ministri dell’energia, previsto per venerdì, il segnale della «solidarietà energetica» franco-tedesca (così l’ha battezzata l’Eliseo) è pessimo e prelude alla domanda più sibillina: a quale scopo gli altri 25 dignitari partecipano se il menù è stato già deciso dalle due prepotenze continentali? Emmanuel Macron ha spiegato chiaramente che «la Germania ha bisogno del nostro gas e noi abbiamo bisogno dell’elettricità prodotta nel resto dell’Europa, e in particolare in Germania. Ci metteremo in grado di essere solidali sul piano del gas con la Germania se l’inverno sarà difficile e se loro ne avranno bisogno. Allo stesso modo» ha proseguito il presidente francese parlando con Olaf Scholz in videoconferenza, «la Germania si è impegnata ad una solidarietà elettrica nei confronti della Francia e si metterà nella situazione di avere più elettricità e soprattutto di fornirci, nelle situazioni di picco, la sua solidarietà elettrica». Praticamente loro sono a posto o ritengono di esserlo. Gli altri - come l’intendenza ai tempi di Napoleone Bonaparte - seguiranno. L’asse europeo per far fronte alla più drammatica crisi energetica degli ultimi 50 anni si riduce a un duetto dal quale l’Italia è esclusa, con una palese violazione del Trattato del Quirinale, firmato neppure un anno fa con Parigi con uno scintillio di Montblanc e contrabbandato come il toccasana assoluto per evitare gli strappi individualisti di Berlino, che già di fatto guida i Paesi del Nord (soprattutto l’Olanda e i baltici) e dell’Est (Polonia, Ungheria, Romania, Croazia). Quell’i m p egno fortemente voluto da Ser - gio Mattarellae siglato da Dra - ghi contiene un capitolo di reciproca intesa proprio sullo sviluppo e sullo scambio energetico. Accademia. Il tango M ac ro n- S ch ol z de - rubrica il Trattato del Quirinale ad accordicchio di facciata ed è uno schiaffo allo spirito solidale ed egualitario sul quale Bruxelles fonda la sua instancabile propaganda per convincere gli euroscettici. È curioso notare come sia utile in chiave francese quando si tratta di vendere o comprare aziende di Stato (o porzioni), quando si parli di affari per la Difesa comune (Finmeccanica e Fincantieri ne sanno qualcosa). E invece finisca in un cassetto quando l’obiettivo è supportare gli interessi italiani nella battaglia del gas. Tagliati fuori, buoni solo per la foto ricordo come piace a Paolo Genti l o n i . Il secondo motivo per guardare con amarezza allo scavalcamento preventivo è tutto politico ed è la constatazione che l’architettura stessa dell’Euro - pa è sgangherata. Il momento è molto delicato, gli accordi dovrebbero essere aperti, discussi e definiti a beneficio di tutti, non condizionati da un bilaterale chiuso in anticipo e già ufficializzato nei suoi contenuti. Come a dire: da qui non si torna indietro, venerdì tratteremo i dettagli. Il blitz ricorda quello di Angela Merkel n ei giorni più drammatici della pandemia, quando l’approvvi - gionamento dei vaccini era stato delegato a un ente comune europeo ma la ka n zle ri n fir - mò un accordo privato con Pfizer per avere 30 milioni di dosi «extra dote» a favore di Berlino. Una furbata da far invidia a Totò davanti alla fontana di Trevi. Continuano a chiamarla solidarietà, ma dall’osservato - rio di Roma è a senso unico. Le regole vengono adattate alle esigenze dei più forti; se le banche sono sull’orlo del default, quelle tedesche vengono nazionalizzate ma quelle italiane saltano. Se le compagnie aeree hanno bisogno di finanziamenti per far fronte alle crisi, quelle altrui ottengono aiuti di Stato mascherati mentre Alitalia deve svendere o fallire. Due pesi e due misure, neanche la Ue fosse un Commonwealth, con noi nei panni della Sierra Leone. C’è un terzo motivo per temere la trappola e diffidare. Bruxelles ha fatto capire che, in nome della solidarietà di pongo, chi è più avanti nello stoccaggio del gas dovrà aiutare chi è in affanno. A dispetto della propaganda l’Italia ha accantonato l’83,7% del fabbisogno, meno di Francia (92,6%), Germania (85,5%) e Spagna (85,1%) ma più di Austria (67,9%) e Olanda (79,1%). Con Germania e Francia già con le spalle reciprocamente coperte, la «redistribuzione etica» ci cadrebbe in testa come un boiler. E a pagarne le spese sarebbero le aziende italiane, con conseguenze immaginabili sul piano dell’occupazione e con una fragilità strategica davanti a scalate o acquisizioni francotedesche a prezzo di saldo. Il quarto motivo è il rispetto della sovranità nazionale italiana e dell’esito delle elezioni politiche del 25 settembre. Poiché a pensar male eccetera, è possibile che M ac ro n e S ch ol z si siano messi al riparo anche per avere le mani libere nel condizionare proprio la politica italiana in caso di successo del centrodestra, inviso a Bruxelles. Sarebbe semplicemente meschino, un evidente regalo a Vladimir Putin. È lo scenario davanti al quale venerdì si troverà il ministro Ro - berto Cingolaninel vertice Ue. L’augurio è che almeno il buffet valga il viaggio.

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