La Bce è entrata nel club dei 75 punti di cui è fondatore Jay Powell presidente della Fed. L’aumento deciso ieri era inevitabile tanto a Francoforte quanto a Washington. Gabriel Debach, analista di eToro, non è stupito: «I mercati si aspettano una risposta forte». Non a caso quello di ieri è il rialzo più forte da quando l’euro ha cominciato a circolare vent’anni fa. SCELTA OBBLIGATA La Bce non aveva scelta. Dopo la sorprendente inflazione di agosto arrivata al 9,1%. Christine Lagarde ha ammesso di aver sbagliato a non prevedere lo tsunami in arrivo. Si è scusata spiegando che nei modelli economici non entrano il Covid, la guerra e il caro-energia che riporta l’orologio della storia economica al 1973. Allora come oggi l’esplosione dei prezzi dei combustibili fu provocata da una guerra. Allora arabi contro israeliani. Oggi quella scatenata da Puti n in Ucraina. Tutto questo per dire che la finanza vive di aspettative a costo di cocenti delusioni. Non esistono crisi annunciate: nessuno aveva previsto il crollo del ‘29, nè lo tsunami provocato dai mutui subprime o il fallimento di L eh m a n . Era proprio dai tempi della Grande Depressione che non saltava una grande banca negli Stati Uniti. Eppure è successo. Come le brutte sorprese della pandemia, la guerra, il mondo occidentale ridotto alla canna del gas da Putin che chiude il Nord Stream La decisione della Lagarde ha tentato di mettere rattoppare un po’ di lacerazioni. I mercati hanno reagito compostamente: Milano è salita dello 0,9% dimostrandosi la migliore d’Europa. A trainare sono state le banche che da un rialzo dei tassi hanno molto da guadagnare. Non a caso le migliori blue chip della giornata sono, nell’o rd i n e: Unicredit, Banco Bpm. Bper, Fineco e Intesa. Bene anche Pa r i g i mentre Francofor te è rimasta piatta. Lo spread è sceso a 223 punti. Come mai una reazione tanto ordinata? Per diverse ragioni. A cominciare dal fatto che pur essendo consistente l’aumento era scontato. La Bce ha dovuto rispondere con forza alle critiche che la accusavano di essere rimasta indietro nella lotta all’inflazione. Soprattutto ora che gli effetti secondari cominciano a farsi sentire. Bisognava evitare che la corsa si trasmettesse alle retribuzioni. La gara fra prezzi e salari è una spirale velenosa che poi si fatica a fermare (come dimenticare l’Italia dei ruggenti anni ‘80?). I governi hanno cercato di raffreddare la tensione sussidiando la domanda. Non potendo più mettere il bel calmiere di una volta hanno fiscalizzato una parte degli aumenti. Crediti d’imposta e sgravi sono stati potenti getti d’acqua sul fuoco dell’inflazione. Ma tutto questo ovviamente non poteva durare. Il Covid ha già fatto esplodere i bilanci pubblici. Altri sussidi diventavano difficili da gestire visto, per esempio in Italia, il moltiplicarsi delle voci che invocano nuovo scostamenti di bilancio. Maniera elegante per definire altro debito. RICOSTITUENTE Il rialzo è servito anche a mettere un freno all'euro e a tenere sotto controllo l'ulteriore inflazione importata che la debolezza valutaria aveva determinato. La logica è stata abbastanza chiara. Alzarli molto adesso sperando poi di abbassarli altrettanto velocemente in primavera quando i denti della recessione si faranno più aguzzi. Le analisi degli esperti Bce al riguardo sono molto eloquenti. Vedono il Pil segnare +3,1% nel 2022, per poi frenare allo 0,9% nel 2023; nel 2024 atteso un +1,9%. Quante altre riunioni del Consiglio direttivo della Bce, in cui si decidano rialzi dei tassi di interesse, ci vorranno affinché - alle condizioni attuali - si raggiunga il livello ritenuto appropriato per far tornare l'inflazione verso l'obiettivo del 2%? «Probabilmente più di 2 ma magari meno di 5», ha affermato Christine Lagarde durante la conferenza stampa al termine della riunione. «Vi lascio decidere se ne serviranno 2, 3 o 4». PROSPETTIVA In prospettiva, dunque c’è da attendersi che rallenti il ritmo dei rialzi dei tassi, aumentando di altri 50 punti percentuali a ottobre e di 25 punti percentuali a dicembre, per arrivare a un tasso di interesse “n eutra l e”. Vuol dire fra il 2 e il 2,5% Il «super-aumento» di oggi è una mossa più di recupero che di prospettiva, ma dovrebbe dare alla Bce un po’ di respiro e permetterle di concentrarsi su altre questioni, come l'eventuale fine dei reinvestimenti del Programma di acquisto di asset e l'attivazione dello scudo antispread. Come emerge dalla revisione delle previsioni della Bce il 2023 si preannuncia un anno difficile e la Banca centrale ha bisogno di tutta la flessibilità di cui ha bisogno per togliere più rapidamente il piede dal freno in futuro. Le penne del falco oggi servono a tornare velocemente colomba. Nei prossimi mesi, ci troveremo in una fase relativamente tranquilla in cui la crescita americana accelererà mentr el’i n f l a z io - ne ha già iniziato a rallentare. Al di là della volatilità spicciola, quindi, l’indice potrebbe restare nel range fra 21 mila e 23 mila. Con un’av ve r - tenza: i rialzi saranno occasioni per vendere.
NEL 2012 NON CI SARA' LA FINE DEL MONDO IN SENSO APOCALITTICO,MA UN CAMBIAMENTO A LIVELLO POLITICO ED ECONOMICO/FINANZIARIO. SPERIAMO CHE QUESTA CRISI SISTEMICA ,CI FACCIA FINALMENTE APRIRE GLI OCCHI SUL "PROGRESSO MATERIALE:BEN-AVERE""ECONOMIA DI MERCATO" FIN QUI RAGGIUNTO E SPERARE IN UN ALTRETTANTO "PROGRESSO SPIRITUALE:BEN-ESSERE"ECONOMIA DEL DONO,IN MODO DA EQUILIBRARE IL TUTTO PER COMPLETARE L'ESSERE UMANO:"FELICITA' NELLA SUA COMPLETEZZA".
STUPIDA RAZZA
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