STUPIDA RAZZA

giovedì 8 settembre 2022

L’Ue perseguita il grano italiano e intima l’alt ai concimi: crolla la produzione

 

Non solo al freddo, ma anche a digiuno perché ce lo chiede l’Europa. Che con l’ultimo provvedimento mostra una propensione al razionamento. Lo pensa anche Paolo De Cas tro, esponente di punta del Pd a Strasburgo, che per una volta rompe il conformismo della maggioranza Ursula e accusa la Commissione europea di schizofrenia. Almeno per quel che riguarda l’agricoltura. La faccenda per gli agricoltori italiani è molto seria e purtroppo è radicata nel convincimento che anima tanto Ursula Von der Leyen quanto il suo vice Frans Timmermans che i campi siano nemici dell’a m bie nte. Se è gioco forza cedere sul carbone, se la tassonomia (cioè il considerarli sostenibili) deve prevedere metano e nucleare per non fermare le fabbriche, almeno sui campi l’Ue vuole prendersi la rivincita. Cadendo in una contraddizione enorme. Hanno cercato in tutti i modi di far passare l’id ea che con il grano ucraino bloccato da Vladimr Putin il mondo si era ridotto alla fame e per sostenere questa mezza verità hanno deciso a Bruxelles di derogare alle quote di coltivazione imposte con il Farm to Fork (è la declinazione agricola del Green deal) così hanno mollato un po’il freno. All’Italia hanno concesso 200mila ettari in più di possibile coltivazione di cereali. A parte il fatto che lo abbiano deliberato a semine già avvenute e che quindi se ne parla per il prossimo giugno, anche l’idea di concedere la deroga per un solo anno era bislacca. Tant’è che le organizzazioni agricole e in particolare la Cia che riunisce e i piccoli produttori, quelli più interessati al recupero dei terreni marginali, aveva fatto notare che con i costi aumentati non conviene espandere queste coltivazioni. Appena ieri abbiamo ricordato come la speculazione sul grano stia adesso deprimendo i prezzi dopo che è stato raggiunto l’accordo sul grano ucraino, ma non già perché il frumento di Kiev basti a soddisfare la domanda, ma perché è venuto meno il pretesto dell’emergenza per tenere alte le quotazioni. Ma insomma pareva di capire che la linea d e l l’Ue, vista la crisi, fosse quella di produrre di più. E invece è arrivata la mazzata. La Commissione intima all’Ita l i a di ridurre del 62% i fitofarmaci di sintesi e del 45% le sostanze attive. Sono i concimi a base di urea che non si trovano perché le sanzioni a Russia e Bielorussia, che sono i primi produttori al mondo, li hanno praticamente tolti dal mercato facendo impennare i prezzi. Il fatto è che senza questi ausili le rese per ettaro crollano. Ma riguarda solo l’Italia perché ai paesi del nord questo limite non è stato imposto. Un provvedimento talmente assurdo che perfino il Pd ha dovuto prendere atto che a Bruxelles danno i numeri. De Castro, vicepresidente della Commissione agricoltura del’Eu ro parl amento, ha perso la pazienza. « L’Esecutivo Ue – nota De Castro - sembra colto da un improvviso attacco di schizofrenia: da un lato chiede ai nostri agricoltori di produrre più cereali, derogando ai requisiti ambientali della Pac, per fare fronte alla crisi alimentare causata dall’attacco russo all’Ucraina; dall’altro cerca di imporre target di riduzione dei fitofarmaci del tutto irrealistici, e con impatti devastanti sulla capacità produttiva europea e la sicurezza alimentare globale». L’Italia è la più penalizzata nonostante la nostra sia l’agricoltura più sostenibile e virtuosa sotto il profilo ambientale. De Castro è pronto a dare battaglia in Parlamento, ma sulla testa dei nostri cerealicoltori cade un’a ltra tegola europea. Si è scoperto che la Pac che entra in vigore tra qualche settimana – anche se l’Italia aveva chiesto una sospensione –penalizza il grano duro a cui vengono sottratti buona parte dei contributi. Il ribasso del grano è così forte che si stima una rimessa di almeno 4 euro al quintale. Ma questo non va affatto a beneficio dei consumatori perché ormai il differenziale di prezzo tra granella (quello che si ottiene dal campo) e semola, cioè la farina di grano duro, è sopra ai 300 euro a tonnellata. E grazie all’Europa saremo costretti a importare sempre più grano allargando ancora questa forbice.



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