STUPIDA RAZZA

mercoledì 14 settembre 2022

Putin e Xi guidano il vertice anti Occidente

 



Mosca enfatizza l’opportunità di un dialogo diretto, in presenza, tra i presidenti Vladimir Putin e il cinese Xi Jinping al Summit della Shanghai cooperation initiative (Sco) in calendario domani e venerdì a Samarcanda, in Uzbekistan. Sarebbe il secondo incontro tra i due nel 2022, dopo le Olimpiadi di Pechino a febbraio. Di certo è quello al quale Putin, invischiato com’è nel conflitto ucraino, tiene di più. Yuri Ushakov, consigliere del Cremlino, ha dichiarato all’agenzia Tass che il presidente russo discuterà «nei dettagli» la situazione con il presidente Xi Jinping già domani. «La Cina - ha aggiunto - ha un approccio equilibrato alla crisi ucraina e manifesta la sua comprensione delle ragioni che hanno costretto la Russia ad avviare l’operazione militare speciale». Sull’altro versante Yang Jiechi, il gran capo della diplomazia cinese, ha ribadito all’ambasciatore russo a Pechino Andrey Denisov che la Cina è disposta a lavorare con la Russia a un ordine internazionale verso una «direzione più giusta e razionale. Sotto la guida strategica del presidente Xi Jinping e del presidente Vladimir Putin, le relazioni tra i due Paesi sono sempre andate avanti sulla strada giusta». Ma Pechino glissa sulla bilaterale, il ministero degli Esteri ha confermato la visita di Stato di Xi Jinping in Kazakstan e, a ruota, da domani, quella uzbeka. «Al momento non ho informazioni da dare - ha detto la portavoce Mao Ning - le daremo in modo tempestivo, se ci saranno», in risposta  a chi le chiedeva anche della possibilità di un incontro con il primo ministro indiano Narendra Modi, la cui partecipazione al Summit acquista smalto dopo il ritiro delle truppe cinesi e indiane dal controverso confine del Ladakh. A sottolineare lo spessore economico-finanziario del Summit, invece, è il debuttante Iran, sarà la prima partecipazione di Teheran a pieno titolo in qualità di nono membro della Sco. Mehdi Safari, vice ministro degli esteri per la diplomazia economica è pronto a rilanciare l’idea di una moneta unica, lo yuan cinese, per favorire gli scambi finanziari nell’area nonché la creazione di un corridoio alternativo per le merci in Europa dalla Cina, via Bandar Abbas, Azerbaijan, Georgia e dal Mar Nero, Romania e Serbia. Lo yuan è già ampiamente accettato negli scambi multilaterali dei Paesi della Shanghai cooperation, anche perché in certi casi, vedi la Russia e l’Iran colpiti dalle sanzioni occidentali, è diventata l’unica via praticabile per le transazioni nell’area. C’è voglia di sostegno economico, l’alleanza anti-terrorismo che portò alla creazione della Sco è un pallido ricordo, il network è cresciuto, tocca il 60% dell’Eurasia e il 30% del Pil mondiale. Del resto Cina, Russia, India, Uzbekistan, Tajikistan, Kazakstan, Kirghistan, Pakistan hanno già firmato lo scorso 23 agosto a Tashkent un piano a medio termine 2022-27 per la cooperazione finanziaria bancaria e degli investimenti che secondo il segretario generale della Sco il cinese Zhang Ming, ex ambasciatore a Bruxelles, «sono le tre priorità chiave».

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