STUPIDA RAZZA

mercoledì 14 settembre 2022

Un’ondata di scioperi agita l’autunno degli Stati Uniti

 

Ferrovieri sul piede di guerra, con il rischio di paralizzare quasi un terzo del trasporto merci e costare miliardi all’economia. Migliaia di infermieri che picchettano i centri sanitari in Minnesota, la più grande tre giorni di sciopero nel settore. Ancora, di recente: insegnanti in agitazione da Seattle all’Ohio e operai dell’auto che protestano nel Midwest. I segnali di un autunno caldo sono nell’aria negli Stati Uniti, davanti a un’inflazione che erode il tenore di vita e a crisi di personale e di condizioni di lavoro e sicurezza rimaste difficili all’indomani di una pandemia che ha esacerbato le diseguaglianze. Una realtà che ha spinto il sindacato americano verso un nuovo protagonismo da una costa all’altra del Paese. Da gennaio sono aumentate del 58% le richieste alle autorità federali dell’Nlrb di tenere e certificare elezioni per l’ingresso di Union in azienda. Sondaggi Gallup mostrano un’approvazione del 71% per il sindacato, record dal 1965. Certo, il declino storico resta, con una penetrazione del 6,1% nel settore privato che sale al 10,3% aggiungendo i dipendenti pubblici, una percentuale dimezzata in 40 anni. Gli iscritti nazionali sono diminuiti anche l’anno scorso, di 241.000 a 14 milioni. Ma sono emerse inedite riscosse: nel 2021 Cornell ha calcolato almeno 225 agitazioni grandi e piccole, culminate nello Striketober di ottobre. E il 2022 non appare da meno: hanno continuato a “fare sindacato” anche dipendenti di società meno tradizionali e più avverse. Dalle caffetterie Starbucks (oltre 200 in due anni), che tra le controffensive ha ora annunciato nuovi benefit per dipendenti nonUnion. Fino al primo successo in un magazzino Amazon (a New York) e in un negozio Apple (in Maryland). Le nuove agitazioni evidenziano la ritrovata vitalità: in Minnesota sono scesi in sciopero da ieri e per tre giorni 15mila infermieri contro i grandi gruppi sanitari locali. Le richieste: compensi migliori, maggiori assunzioni, voce in capitolo su turni di lavoro criticati come massacranti. Le Union della sanità sono fresche dal successo di proteste in Pennsylvania, con nuovi accordi con 13 case di riposo. Gli insegnanti di Seattle, intanto, hanno appena concluso con intese di massima la loro agitazione, a sua volta motivata da paga e personale inadeguato, che ha ritardato di cinque giorni l’inizio dell’anno scolastico per 49mila studenti. Simili proteste hanno avuto luogo a Columbus in Ohio. Mentre in Indiana una fermata in un impianto Stellantis sabato si è risolta con un accordo-lampo. E c’è già chi prevede per i prossimi mesi un influente sciopero al colosso delle consegne Ups. L’agitazione più significativa oggi in gioco, se rimarrà irrisolta, è tuttavia quella dei ferrovieri. Sindacati di ingegneri e guidatori, che rappresentano oltre 60mila dipendenti, hanno minacciato lo stop da venerdì. E fatto scattare una corsa contro il tempo da parte del Congresso, che potrebbe agire d’autorità, e della Casa Bianca di Joe Biden, che ha avviato piani d’emergenza per lo spostamento di beni essenziali non su rotaia e invitato le parti al dialogo. Tre i ministeri in allarme, Trasporti, Energia e Agricoltura. L’amministrazione ha definito un blocco dei treni «un esito inaccettabile» e stimato che l’arresto del 30% delle merci e i disagi ai passeggeri costerebbero al Paese almeno due miliardi di dollari al giorno. Un suo mediatore federale ha proposto finora senza esito un compromesso con aumenti salariali del 24% in cinque anni. Le Union denunciano turni eccessivi e paga insufficiente al cospetto di profitti record delle imprese. Per Biden la partita è tesa. Si presenta come un presidente pro-Union e nelle elezioni del 2020 ha ricevuto il sostegno del 56% delle famiglie con iscritti al sindacato, meglio del 51% di Hillary Clinton. Una paralisi ferroviaria può però aggravare gli shock alle catene di approvvigionamento, a cominciare da generi di prima necessità già al centro di rincari come i beni alimentari.

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