STUPIDA RAZZA

martedì 20 settembre 2022

Inquinati dai rifiuti dell’energia «green»

 

 Pannelli solari e pale eoliche vanno periodicamente sostituiti. Ma non si sa come smaltirli correttamente: nessuno ci ha pensato. E così si profila un nuovo business per le mafie. Mentre l’ingegnere ambientale Giovanni Brussato prevede che anche nel campo del riciclo di questi impianti finiremo nelle mani della Cina. Fotovoltaico ed eolico dovrebbero diventare le principali fonti di energia di qui al 2030, per sostituire del tutto le fonti fossili nel 2050, secondo la tabella di marcia fissata dai Paesi europei. L’obiett ivo di questa operazione, che sta drenando finanziamenti per miliardi e rivoluzionando l’intero sistema economico mondiale, è di consegnare alle future generazioni un pianeta più pulito. Nella corsa a sfruttare vento e sole, però, non ci si è posto il problema dei rifiuti creati da queste fonti green e del loro smaltimento e riciclo. Che fine faranno i pannelli solari quando dovranno essere sostituiti? Gli impianti di fotovoltaico ed eolico danno il massimo per circa 20 anni, poi diventano sempre meno performanti e vanno avvicendati. Dove gettarli? Come smaltirli? Senza affrontare il tema, i nostri figli erediteranno un pianeta pulito solo a parole. Secondo il rapporto statistico del Gestore servizi energetici (Gse), a fine 2021 risultavano attivi 1.016.000 impianti fotovoltaici, 80.000 in più rispetto al 2020. Al momento, nel nostro Paese, come in molti altri in Europa, i pannelli solari vengono smaltiti come i Raee, cioè i rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche. Vengono considerati alla stregua di frigoriferi, lavatrici, computer. Ma gli impianti per lo smaltimento dei Raee sono intasati già ora. E di impianti fotovoltaici da rottamare per il momento ce ne sono pochi: ma in Italia le prime installazioni sono di circa 15 anni fa, quindi la sostituzione non è lontana. Vetro e alluminio si possono recuperare, ma per gli altri metalli (argento, tellurio, cadmio, rame, soprattutto silicio) che si fa? Se non vengono correttamente smaltiti, vanno dispersi nell’ambiente. Il cadmio è uno dei metalli più pericolosi e tossici. Il silicio non può essere riutilizzato perché non ha standard di purezza. L’Italia ha recepito la direttiva europea 2008/98, che ritiene il produttore responsabile dello smaltimento dei pannelli fotovoltaici. Il costo del trattamento dei rifiuti è inserito nel prezzo iniziale dell’impianto. La direttiva europea 2012/12 prevede invece diversi scenari. CHI PAGA? UN REBUS Per i pannelli prodotti prima dell’aprile 2014, la spesa è teoricamente a carico del proprietario. Per i pannelli prodotti dopo, il costo è completamente a carico del produttore. Inoltre gli impianti domestici fino a 10 chilowatt devono essere consegnati nei centri di raccolta Raee mentre quelli industriali superiori a tale potenza elettrica devono essere sempre gestiti dai centri di raccolta Raee, e i costi e le responsabilità di smaltimento possono essere variabili tra proprietari e produtto r i . Un percorso macchinoso che rischia di favorire l’ab - bandono delle strutture, come è accaduto a tante opere diventate cattedrali nel deserto. Un caso è quello segnalato dalla trasmissione Fuo ri dal coro. A Bussana, frazione di Sanremo, una decina di anni fa è stato allestito, con finanziamenti pubblici, un parcheggio coperto da pannelli solari. L’obiettivo era dare corrente elettrica alla pista ciclabile. L’impianto ha funzionato un paio d’anni e poi è andato in disuso senza motivi. Nel frattempo la società di gestione è fallita, ne è arrivata u n’altra ma non si sa quali progetti abbia per il futuro della struttura che si sta deter io ra n d o. Uno studio dell’Agenzia internazionale per le energie rinnovabili ha stimato che al 2050 i pannelli solari (circa 4 miliardi nel mondo) produrranno rifiuti per 78 milioni di tonnellate. Il problema è rappresentato dal riciclo. I pannelli non sono stati pensati perché le materie prime all’interno possano essere estratte e poi riusate, quindi è probabile che in gran parte saranno triturati. Questo contamina i materiali, rendendone difficile il recupero. RESIDUI SEPOLTI Il problema dello smaltimento riguarda anche gli impianti eolici. Secondo uno studio di Associazione nazionale energia dal vento, Elettricità futura e Assocompositi, nel prossimo decennio si dovranno smaltire tra le 30.000 e le 40.000 tonnellate di pale eoliche. I primi impianti, installati alla fine degli anni Novanta, cominciano a mostrare i segni del tempo e dovranno essere sostituiti da nuovi più potenti. Siccome lo smontaggio è costoso, le pale dismesse spesso vengono interrate e le torri si lasciano inutilizzate nelle campagne, mentre i basamenti di cemento armato vengono ricoperti di terra. Le pale sono fatte di un mix di materiali per i quali in Italia non esiste altra destinazione se non la discarica a causa, dice l’Anev, della «mancanza di una filiera consolidata» sia nella valorizzazione sia nel riutilizzo delle materie potenzialmente rec up e rabi l i . METALLI TOSSICI Inoltre da una pala usata non si può ricavare materiale per una nuova. Wind Europe sostiene che «le proprietà meccaniche dei materiali compositi riciclati non ne consentono il riuso», almeno nel breve periodo. L’o pz io n e degli inceneritori è altamente inquinante. Uno studio dell’Agenzia europea per l’a mbiente rileva che le fibre di carbonio possono rilasciare sostanze tossiche simili all’amianto che i filtri non sono in grado di trattenere. L’u n ic a possibilità per il riciclo dei materiali delle pale sono i forni dei cementifici, ma in Europa esiste un solo impianto che ha questa tecnologia ed è in Germania. Le turbine contengono anche terre rare che potrebbero essere interessanti per altri usi, ma il riciclo dei materiali dei magneti contenuti negli impianti è ancora oggetto di studi. Al momento la soluzione di questi problemi è rinviata. Se ne dovranno occupare le nuove generazioni.

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