STUPIDA RAZZA

venerdì 9 settembre 2022

Gas Bufala stoccaggio

 




Da settimane sentiamo spargere dal governo di Mario Draghi camomilla sulle conseguenze che l’Ita l i a avrebbe per la crisi del gas e il fermo ormai certo delle forniture russe. Due sono stati gli slogan: “price cap” per mettere un tetto al prezzo del gas acquistato e non fare lievitare le bollette, e “s to c c a g g i”, per tranquillizzare tutti: abbiamo messo via più dell’80% del gas che ci servirà questo inverno, e di questo passo già a inizio autunno avremo superato quota 90%. Meglio di qualunque altro paese europeo. Questa è la sola cosa vera: la quota di stoccaggi è superiore- di poco- a quella dei tedeschi ed è più larga che in altri paesi. Purtroppo è la sola cosa vera detta. Perché sulle bollette che scenderanno grazie al price cap e sulla tranquillità che l’Italia avrà nei prossimi mesi grazie alla rapida opera del ministro Roberto Cingolani sugli stoccaggi, siamo di fronte a due drammatiche bugie o bufale che dire si voglia.Il tetto al prezzo del

gas è banalmente un’arma

spuntata se non addirittura

dannosa come un boomerang: se la Russia chiude

come ha già fatto i bocchettoni verso l’Europa sarà

semplicemente inutile stabilire o meno un prezzo

“p o l i t ic o” per un bene che

non c’è. In compenso la

mossa potrebbe essere assai poco gradita dagli altri

paesi fornitori che stanno

cercando di mettere una

pezza ai guai che arrivano

all’Italia dalla Russia: Algeria e altri paesi africani. Se

vuoi fare scendere il prezzo

del gas che paghi loro, quelli

girano all’unisono i tacchi e

vanno a venderlo su altri

mercati. Sarebbe grave,

perché quel gas ci serve come il pane: non compenserà quello russo di certo, ma

aiuterà ad avere qualche

ora di tepore nelle case italiane e a non interrompere

gran parte dei cicli produttivi nazionali. Ed è qui che

bisogna fare un po’ di chiarezza sugli stoccaggi,

uscendo dalla ambiguità

delle comunicazioni governative. Ho fatto una domanda a tutti gli esperti del

settore: «Questo 80% di gas

stoccato che forse salirà ancora un po’ fino al 90%

quanto rappresenta rispetto ai consumi di gas in Italia

nel periodo settembre 2021-

marzo 2022? La risposta è

stata semplice, univoca e

raggelante: Il 25% circa dei

consumi della stagione

scorsa». Questo significa

che l’Italia ha da parte il gas

che l’anno scorso era stato

necessario per riscaldare

una casa su quattro e fare

andare avanti una impresa

su quattro. Con quell’80%

quindi non è garantito il

riscaldamento nei tre quarti delle case italiane e non è

garantito il ciclo produttivo

in 3 imprese su quattro. Se

si arriva al 90% e più come

si ipotizza forse si limitano

un pizzico i danni, arrivando a coprire quasi il 30% del

fabbisogno storico del periodo. Una distanza siderale

rispetto a quanto è stato

comunicato con grande ambiguità fino ad oggi: la percentuale di stoccaggio è relativa alla capienza dei depositi in cui si immagazzina, non al fabbisogno degli

italiani. Evidente dunque

che per non mettere ko il

Paese sia necessario avere

continue altre forniture

che vadano a coprire almeno parzialmente quello che

serve, accendendo pure un

cero (ma con parsimonia)

per invocare lassù un inverno mite, come per altro

era già stato quello dello

scorso anno.

Il gas russo oramai non l’avremo più, e forse era proprio questa la vera guerra

iniziata da Vladimir Putin.

Semplicemente attendeva i

primi rigori del freddo per

staccare i gasdotti e gettare

tutti nel panico, ma ha dovuto anticipare un po’ i

tempi rispetto ai programmi. Terremotare il mercato

dei fornitori alternativi oggi

giocando con quel price cap

ha poco senso: servirebbero

tappeti rossi per chiunque

altro sia disposto a portare

in Italia (e in parte del resto

di Europa) il gas, non ostacoli su quel percorso.

Siamo in una situazione di

emergenza, e non è il caso

di fermarci sugli errori del

passato. Che fosse questo il

cuore della guerra russa

all’Europa- e non un grado

o più di condizionatore -

era chiaro a tutti gli esperti

fin dal primo giorno. Ci

sarà tempo per riflettere

sulle leadership dei vari

paesi Ue che con quattro

slogan hanno trascinato i

loro popoli in guerra (finanziaria), avendo a disposizione qualche fionda al

massimo contro i cannoni

puntati addosso.

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