NEL 2012 NON CI SARA' LA FINE DEL MONDO IN SENSO APOCALITTICO,MA UN CAMBIAMENTO A LIVELLO POLITICO ED ECONOMICO/FINANZIARIO. SPERIAMO CHE QUESTA CRISI SISTEMICA ,CI FACCIA FINALMENTE APRIRE GLI OCCHI SUL "PROGRESSO MATERIALE:BEN-AVERE""ECONOMIA DI MERCATO" FIN QUI RAGGIUNTO E SPERARE IN UN ALTRETTANTO "PROGRESSO SPIRITUALE:BEN-ESSERE"ECONOMIA DEL DONO,IN MODO DA EQUILIBRARE IL TUTTO PER COMPLETARE L'ESSERE UMANO:"FELICITA' NELLA SUA COMPLETEZZA".
STUPIDA RAZZA
lunedì 26 settembre 2022
Demografia, robot e il lavoro che cambia
L’inverno (demografico) sta
arrivando. Anzi, è già
arrivato. Le nascite sono
scese per la prima volta sotto
quota 400mila, si tratta della
cifra più bassa dal 1861, anno
dell’unità d’Italia. Nel 2070 la
popolazione italiana scenderà
sotto quota 50 milioni.
Cinquanta milioni di persone
per un Paese come l’Italia è
quella che in finanza viene
definita una soglia psicologica.
Vuole dire un
livello che segna un prima
e un dopo. Vuole dire che
uscendo di casa avremo più
probabilità di trovarci di fronte
un anziano di un giovane.
I demografi questi numeri li
conoscono bene, e ora anche chi
di mestiere studia le politiche
del lavoro. Che ora sembra la
fascia più preoccupata. E non
solo in Italia. La popolazione in
età lavorativa sta diminuendo in
quasi 40 paesi, comprese la
maggior parte delle principali
potenze economiche. Tanto che
sul Financial Times, come anche
sui paper scientifici delle
università più prestigiose, si è
tornati a ragionare sull’impatto
dell’intelligenza artificiale e
dei robot. Ma con toni e
sfumature diverse. Attenzione,
i numeri restano gli stessi. In
Cina, Giappone, Germania e
Corea del Sud si prevede che la
forza lavoro diminuirà di
almeno 400mila unità all’anno
fino al 2030.
Ma, mentre prima l’ipotesi di
introduzione dell’Ai nei
processi aziendali era percepita
con una allure di luddismo o
come una pericolosa ma
ineluttabile forza distruttrice di
posti di lavoro, oggi prevale un
rinnovato senso di ottimismo e
di urgenza. Alcuni Paesi, in testa
Cina e Giappone, che hanno già
una presenza significativa di
macchine stanno accelerando
gli investimenti in questa
direzione. Come dire, se i robot
non sostituiranno - e anche
rapidamente - il lavoro umano,
non ci sarà tempo per salvare
l’economia globale dalla
carenza di manodopera. Il
timore, anzi il non detto, è che il
tasso di sostituzione macchinauomo rischi di essere troppo
lento. Come sempre è una
questione di tempo e di tempi.
Come sa bene chi studia
l’innovazione, i robot
uccideranno alcune professioni
e ne creeranno altre. Il motore
ha reso superfluo il conducente
del carro trainato da cavalli, ma
ha prodotto il tassista. Quello
che è certo è che il piano è
inclinato. Indipendentemente
dal dato demografico.
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