STUPIDA RAZZA

venerdì 30 settembre 2022

BOLLETTE CHOC, BERLINO LE TAGLIA NOI INVECE AIUTIAMO I CANTANTI

 



Prima pagina del Sole 24 ore di ieri: «Caro energia: a ottobre + 100%. Una famiglia su cinque rischia di non pagare». Appena un poco più sopra, un altro titolo: «Il fisco premia i big della musica: detrazioni per 119 album» e, sotto alla scritta «Meno tasse per i cantanti», ecco le cifre su cui verrà calcolato uno sconto del 30 per cento: 384.000 euro Malika Ayane, 282.000 Fedez, 252.000 i Måneskin. Seguono, nelle pagine interne, Marracash, Madame, La rappresentante di Lista eccetera. Il beneficio fiscale è merito del decreto Aiuti varato dal governo di Mario Draghi, cui peraltro si aggiunge il contributo del decreto Sostegni del governo di G iuseppe Conte, che per Fe d ez vale altri 280 mila euro, mentre per Loredana Berté solo 7.000 euro di sconto Irap. Sarà un caso, ma molti dei nomi citati sono tra quelli che si sono stracciati le vesti per la vittoria di Giorgia Meloni. Da m ia n o della band romana ha infatti scritto che il 25 settembre è stato un giorno triste per gli italiani e il rapper di Nicosia ha accusato la leader di Fratelli d’Italia di tradire i valori del femminismo. A prescindere dalle ragioni per cui alcuni artisti o pseudoartisti ce l’abbi a n o tanto con la probabile prima donna premier dell’Ita - lia (fa comodo? fa «figo»? semplicemente fanno affari?), dopo aver letto la pagina del quotidiano confindustriale viene spontanea una domanda: ce n’era proprio bisogno? Fra tante famiglie che non riescono a pagare la bolletta e tante imprese che a causa dei costi dell’e n e rgia saranno costrette a tirar giù la serranda, era davvero necessario sostenere gli utili (2,3 milioni) della Zedef, ossia della holding di Fe d erico Leonardo Lucia, in arte Fe d ez , per poi consentirgli di andare in Lamborghini a regalare mille euro ai poveri? Io ho qualche dubbio, soprattutto considerando quel che ci attende. Pesco sempre dal notiziario di ieri. Secondo l’Istat, i prezzi alla produzione su base annua sono aumentati del 40,1 per cento. Siccome è difficile che un’a z ie n d a possa sopportare un tale incremento, le possibili conseguenze che intravedo sono le seguenti: o a fine anno la gran parte delle imprese chiude i battenti, e dunque mettono in libertà (cassa integrazione, mobilità, licenziamenti etc) i dipendenti, oppure aumentano i prezzi. In quest’ultimo caso gli effetti sono intuibili: se ritocchi il listino fai crescere l’inflazione interna, mentre se i tuoi prodotti vanno all’estero è assai probabile che esporterai di meno, perché vista la mala parata economica globale, l’ac qu irente andrà in cerca dei prodotti più convenienti e disdegnerà quelli che costano di più. Nell’uno e nell’a ltro caso, niente di buono per il nostro Paese, e in particolare per le famiglie che, come è facile immaginare, cercheranno di risparmiare, cioè di far quadrare il magro bilancio spendendo meno e dunque, paradossalmente, generando una recessione. Infatti, come con una spirale, si comincia in un punto e si sprofonda sempre di più. Ovviamente, a produrre questo sconquasso è il prezzo dell’energia, senza il quale i costi della produzione aumenterebbero solo di uno 0,6 per cento, con un tasso di incremento annuale contenuto nel 13 per cento. Si poteva prevedere che saremmo arrivati a questo punto? Sì, abbondantemente: bastava pensare che il combinato disposto della richiesta di gas di Paesi come Cina, India, Cambogia, Malesia e Vietnam (il cosiddetto Far East), insieme con la guerra in Ucraina, avrebbe fatto aumentare il prezzo del metano con cui noi alimentiamo le nostre centrali elettriche. Purtroppo, mentre si varavano le sanzioni contro Puti n per fermare l’invasione russa, nessuno ha calcolato le conseguenze e nemmeno si è preoccupato di chiedere agli alleati, cioè a Norvegia, Olanda e Stati Uniti, tre Paesi che grazie all’esplosione del prezzo del gas stanno guadagnando miliardi, di dividere i costi del sostegno all’Ucraina. Sì, ci siamo arruolati nell’esercito di liberazione del territorio occupato da Mosca, fieri di dare il nostro contributo, senza sapere che i moschetti e l’assistenza offerti sarebbero stati poca cosa rispetto ai veri costi della guerra. Così, ecco qui, in piena recessione senza un’id ea per affrontarla. La Gran Bretagna, che pure non è messa bene, ha annunciato un piano da 125 miliardi di sterline per sorreggere l’economia e la Germania ha stanziato 200 miliardi di euro per riportare il prezzo dell’energia a livelli accettabili. E noi? Noi spicci e tante parole, nessuna delle quali decisiva, con il risultato che resta solo da sperare nel nuovo governo. A questo punto ritorno all’inizio: so che il tax credit con cui si stanno regalando soldi a Fe d ez e compagnia è una gocciolina nel mare e certo non sarebbero bastati quei soldi per tagliare le bollette. Tuttavia, insisto: ce n’era proprio bisogno?

Nessun commento:

Posta un commento