«Lasciate immediatamente la Russia»: l’appello lanciato in contemporanea dagli Usa, dalla Polonia e dalla Bulgaria ai propri cittadini riflette tutta la drammaticità del momento, con i timori di escalation nucleare nella guerra tra Russia e Ucraina. Intanto l’ex cancelliera tedesca, Angela Merkel, avverte: «Le dichiarazioni di Putin vanno prese sul serio». D a quando ha lasciato la guida della Germania, Angela Merkel è intervenuta raramente in pubblico, sempre riluttante a commentare l’invasione dell’Ucraina. Ma quando ieri l’ex cancelliera tedesca ha spiegato che prendere sul serio le minacce nucleari di Vladimir Putin non sarebbe segno di debolezza, ma di saggezza politica, è tornata con il pensiero a Helmut Kohl. Ne ha ricordato la determinazione a capire gli altri, e a guardare più lontano, senza perdere di vista «il giorno dopo». Come avrebbe agito oggi Kohl? «Avrebbe fatto qualunque cosa per proteggere e ristabilire la sovranità dell’Ucraina», ha risposto Merkel. Ma avrebbe anche pensato a ciò che oggi è inimmaginabile, «a come ristabilire un giorno i legami con la Russia». La capacità di abbracciare il passato e il futuro delle relazioni tra Mosca e l’Occidente per cercare una via d’uscita al presente è forse una delle qualità che più sono mancate alla leadership europea in questa fase. Ma ormai i fatti hanno iniziato a correre più veloci della possibilità di affrontarli: e anche quei margini di manovra che forse Kohl o la stessa Merkel avrebbero voluto continuare a cercare, si stanno rapidamente chiudendo. Il punto di non ritorno potrebbe scoccare già domani, quando Putin interverrà davanti alle Camere riunite per annunciare verosimilmente l’annessione di regioni ucraine che ancora i russi non hanno neppure conquistato del tutto. Donetsk, Luhansk, Kherson, Zaporizhzhia: terre sotto occupazione in cui nel giro di una settimana è stata organizzata una consultazione senza alcuna legittimità internazionale. Schede raccolte casa per casa da funzionari e soldati armati di kalashnikov. Pseudo-referendum anticipati in tutta fretta per riguadagnare l’iniziativa in una fase della guerra in cui i russi stavano perdendo terreno. Vantando consensi che sfiorano il 100%, Putin si dirà disponibile ad accettare le richieste dei capi delle amministrazioni messe in piedi dagli occupanti a essere inseriti nella Federazione. A rendere il tutto ancora più surreale, verrà seguito scrupolosamente un percorso burocratico di consultazioni, passaggi costituzionali e conferme parlamentari che dovrebbe concludersi il 4 ottobre. Ma che già permette a Putin di chiamare patria quelle regioni ucraine in guerra, forse di arrivare a oltrepassare un’altra terribile linea rossa, schierandovi armamenti nucleari. Sperando di mobilitare il Paese così come avvenne nel 2014, con l’annessione della Crimea. Un colpo di mano concluso però allora in pochi giorni, accolto da un balzo della popolarità del presidente. Oggi, di fronte a una guerra vera e alla chiamata alle armi, la risposta dei russi è la fuga verso i confini.
NEL 2012 NON CI SARA' LA FINE DEL MONDO IN SENSO APOCALITTICO,MA UN CAMBIAMENTO A LIVELLO POLITICO ED ECONOMICO/FINANZIARIO. SPERIAMO CHE QUESTA CRISI SISTEMICA ,CI FACCIA FINALMENTE APRIRE GLI OCCHI SUL "PROGRESSO MATERIALE:BEN-AVERE""ECONOMIA DI MERCATO" FIN QUI RAGGIUNTO E SPERARE IN UN ALTRETTANTO "PROGRESSO SPIRITUALE:BEN-ESSERE"ECONOMIA DEL DONO,IN MODO DA EQUILIBRARE IL TUTTO PER COMPLETARE L'ESSERE UMANO:"FELICITA' NELLA SUA COMPLETEZZA".
STUPIDA RAZZA
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