«Un’associata su tre rischia di chiudere In autunno esplosione di cassa integrazione»
Mentre parla si sentono
in sottofondo le voci degli
ospiti che si stanno alternando sul palco, ma il tono di
voce di Mino Dinoi, presidente di Confederazione Aepi (Associazioni europee di
professionisti e imprese) che
rappresenta oltre 500 mila
imprese e 15 mila professionisti intersettoriali, è quello
preoccupato di chi sa che si
avvicinano mesi complicati:
«Ho paura dell’autunno, ma
le avvisaglie e i problemi sono già iniziati in primavera.
Solo che con la campagna
elettorale le attenzioni sono
concentrate altrove e non si
guarda a quello che sarà un
grande problema, la cassa integ razione».
Dinoi parla in occasione del
primo dei tre giorni della terza Festa nazionale della Confederazione Aepi, dal titolo
«#madeinItaly: unire le eccellenze per avere l’e c c e l l e nza» in corso a Labro, in provincia di Rieti. Alla manifestazione si alterneranno
professionisti e politici per
affrontare i temi caldi dell’economia. Ma la preoccupazione nella Confederazione è
alta. Secondo il suo centro
studi 150 mila operatori economici sono a rischio chiusura rendendo vacillanti 350
mila posti di lavoro. Non solo, imprese pronte a chiedere Cassa integrazione
Straordinaria a causa dei costi energetici sono cresciute
del 50% rispetto al 2021.
«È NECESSARIO FARE
DEBITO BUONO ADESSO»
Sono le previsioni allarmanti a spingere il ragionamento del presidente di Aepi sui binari delle soluzioni
immediate. «Se non ci sbrighiamo a fare qualcosa non
sarà più un terzo degli associati a essere a rischio, ma il
doppio. Con la conseguenza
che le richieste di cig, e così i
fondi necessari a sostenerle, esploderanno», sottolinea Dinoi.
Per questo ritiene che sarebbe necessario «fare debito oggi per finanziare un
piano strutturale d’a z io n e
per i prossimi anni che consenta alle imprese di crescere in futuro. Sarebbe debito
buono». Altrimenti, prosegue Dinoi, «ci troveremo tra
due mesi a dover mettere liquidità per mettere una toppa che difficilmente sarà riparabile. Continueremmo a
essere il Paese del poi».
Dalla politica, che è già stata
ieri e sarà protagonista dei
diversi panel, il presidente
di Aepi si aspetta, dopo le
elezioni, la convocazione di
un tavolo permanente con
le imprese «affinché il governo possa prendere atto e
comprendere quello che noi
tocchiamo con mano sul
territorio tutti i giorni, recependo le nostre esigenze». Ma il timore, «anzi la
quasi certezza», è che i professionisti e le microimprese verranno «dimenticate e
non tutelate», continua Din oi .
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