Il professor Giulio Sapelli: «L’Europa ha già perso la sua battaglia sul gas. Bruxelles doveva muoversi prima e l’America punta a venderci il suo metano. Facciamo debito buono aiutando le imprese».Cronaca di un disastro annunciato. Lo tsunami energetico che sta travolgendo l’Eu - ropa ha preso forza con la guerra in Ucraina e promette di trascinare con sé famiglie e imprese del Vecchio Continente ancora per mesi. Secondo il professore Giulio Sapelli, che è stato tra le altre cose consigliere di amministrazione Eni, era scontato che finisse in questo modo. Bastava guardare la storia e quello che successe dopo i grandi conflitti con gli aumenti della maggior parte delle materie prime soprattutto alimentari: a partire dal caffè per arrivare fino all’o rzo e al grano. Qui siamo di fronte a un piccola guerra che però coinvolge indirettamente tutto il mondo. Insomma, tutti i piani di cui adesso si sta discutendo potranno certo alleviare i sacrifici ma non risolveranno il problema che di fondo è soprattutto politico. « L’Europa - spiega - è un nano che si trova schiacciato tra due imperi, quello russo che è in decadenza ma comunque è forte e risoluto e quello degli Stati Uniti che in questa partita sta badando solo ai suoi inte re s s i » . Insomma professore, docce fredde e pasta al dente non ci salveranno da un inverno dur i s s i m o? «Guardi, io penso che alcune delle misure varate dal governo siano anche di buon senso, ma comunque siano tardive. Il vero problema è rappresentato dalla struttura dell’Euro - pa che non ha una vera Costituzione e una reale capacità decisionale, ma è un insieme di Paesi che pensano ciascuno al proprio tornaconto. Quella energetica è una guerra che abbiamo perso in partenza nel momento in cui non abbiamo prevenuto quello che era scontato si verificasse». Difficile riformare l’Eu ro pa in poche settimane, magari un tetto al prezzo del gas però può servire. È un’idea che Draghi ha spinto dal primo m i nuto » . «Ma come si fa? È un’idea assurda. Ma come si può pensare di imporre un tetto al prezzo di qualcosa che è quotato in Borsa e quindi continua ad oscillare, peraltro con una grandissima volatilità, perché la Borsa del gas olandese è molto sottile e quindi bastano piccoli movimenti per avere picchi o ribassi improvvisi». Possiamo dire che è una parte del problema? «Dobbiamo, non possiamo d i rl o » . Come si risolve? «Bisognerebbe cogliere l’o ccasione per eliminare la dipendenza dai future e basare il prezzo del gas sulla quantità fisica scambiata e sugli accordi take or pay (contratti a lungo termine). Lei dice che l’America in tutta questa situazione ci sta solo guadagnando. Perché? «Per una questione politica, perché il loro grande obiettivo è quello di sfibrare l’econo - mia tedesca per evitare che Berlino possa schierarsi con Pechino o comunque avere un ruolo nella grande battaglia che Washington sta combattendo con la Cina. E poi per una questione economica». Sa re b b e? «Vogliono venderci il loro gas. Gas che peraltro estraggono con tecniche (“frac k i ng ” o fratturazione idraulica) che in Europa sono vietate. Una sorta di concorrenza sleale». In tutto questo l’Italia che ruolo ha avuto? «Che ruolo vuole che abbia avuto l’Italia, marginale. Siamo inconsistente da un punto di vista politico: pensi solo che da 3 e anni e mezzo non abbiamo un ambasciatore americano, ma solo un delegato d’affari, molto bravo, ma sempre di delegato parliamo. Mentre da un punto di vista delle competenze vorrei ricordarle che il ministro Cingolani fino a pochi giorni fa, non ascoltando le analisi di esperti come Tabarelli o l’ex ministro Clò, diceva che non esisteva una vera emergenza e che non vedeva la necessità di razionamenti nell’i m m ed i ato » . Ha speranze nel nuovo esecut ivo? «Ma quale speranze vuole che abbia, a me sembra che Giorgia Meloni sia più filo atlantica del francese Enrico Letta». Oggi si riunisce la Bce, tutte le previsioni vanno nella direzione di un brusco rialzo dei tassi, si parla di più 0,75% e di un paio di punti entro la fine d el l ’anno. Lo trova corretto. Abbassiamo l’inflazione ma moriremo di recessione? «È sbagliatissimo. Perché non è corretta la diagnosi. Non siamo di fronte a un rischio inflazionistico di tipo classico. Non c’è un eccesso di domanda e quindi di liquidità, ma piuttosto una scarsità di offerta. Aumentando i tassi si finisce con il deprimerla ancor di più». Ammazzando le imprese. Cosa fare per aiutarle? «Servono aiuti. Bisogna rimborsare tutti i mancati utili derivanti dalla questione e n e rget ic a » . Un salasso per i conti pubblici. E il debito? «Il debito? Quando la Germania ha salvato Uniper o Lufthansa si è preoccupata del debito? L’ha detto Draghi: esiste un debito cattivo e debito buono... E siamo evidentemente di fronte alla seconda tipologia di indebitamento».
NEL 2012 NON CI SARA' LA FINE DEL MONDO IN SENSO APOCALITTICO,MA UN CAMBIAMENTO A LIVELLO POLITICO ED ECONOMICO/FINANZIARIO. SPERIAMO CHE QUESTA CRISI SISTEMICA ,CI FACCIA FINALMENTE APRIRE GLI OCCHI SUL "PROGRESSO MATERIALE:BEN-AVERE""ECONOMIA DI MERCATO" FIN QUI RAGGIUNTO E SPERARE IN UN ALTRETTANTO "PROGRESSO SPIRITUALE:BEN-ESSERE"ECONOMIA DEL DONO,IN MODO DA EQUILIBRARE IL TUTTO PER COMPLETARE L'ESSERE UMANO:"FELICITA' NELLA SUA COMPLETEZZA".
STUPIDA RAZZA
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