Nella riunione di domani a Francoforte i vertici della Bce saranno chiamati a scegliere tra un secondo aumento del costo del denaro di 50 punti base o uno ancora più solido di 75 punti base per cercare di far fronte a u n’inflazione rampante. Ma il rialzo ci sarà. E con questo dovranno fare i conti imprese e famiglia, già alle prese con il caro bolletta. L’intervento sui tassi arriva, infatti, proprio mentre le aziende avranno meno liquidità per rimborsare i prestiti e una marginalità più bassa che complica il rispetto delle scadenze dei rientri. L’ef - fetto si vedrà, a cascata, anche sulle big del credito che, pur avendo ridotto i crediti deteriorati nel corso del 2021, con le previsioni di una minor crescita economica rispetto a quanto previsto mesi fa rischiano di veder crescere ancora gli Npl. E quindi di dover aumentare nuovamente le rettifiche sui crediti. ENRIA Non a caso, le grandi banche come Intesa, Unicredit e anche Banco Bpm si stanno muovendo in questi giorni con nuovi plafond a sostegno delle Pmi e delle famiglie. Anche se al momento non viene registrato un cambiamento significativo nelle dinamiche di credito, la situazione è destinata a peggiorare (anche per lo scarto temporale che impiegano i prestiti in bonis a deteriorarsi) e prevenire è sempre meglio che curare. Del resto, la principale minaccia per la stabilità bancaria resta l’eventuali tà che i prestiti concessi non vengano restituiti. Quando un debitore è in ritardo coi pagamenti, la sua posizione viene inclusa tra i cosiddetti impieghi deteriorati e svalutata, cercando di prevedere la perdita finale. Se l’attuale congiuntura condurrà a nuovi Npl (complici anche le conseguenze della pandemia), le autorità chiederanno alle banche di venderli, accettando una perdita certa pur di liberarsene. Certo, c’è stato un grosso lavoro di derisking - ossia di pulizia - da parte degli istituti in questi ultimi anni. A marzo 2022 il flusso di nuovi prestiti bancari in default è rimasto sotto l’1% del totale, ben al di sotto del valore (1,3%) di tre anni prima. In uno scenario di stagflazione, però, la frenata dei consumi (conseguente al minor potere d’acquisto delle famiglie) e degli investimenti (derivante dal maggior costo del denaro) può minare la capacità delle imprese di generare liquidità e pagare i debiti. Da una parte, dunque, ci ritroveremo con le insolvenze provocate dai rincari energetici e dai razionamenti, e dall’altra -come seconda gamba del problema - con gli effetti sui mutui dell’aumento dei tassi. Non solo. Lo scorso 30 giugno il presidente del Consiglio di vigilanza dell’istituto centrale, A ndrea Enria, aveva detto che la Bce potrebbe chiedere alle banche di prepararsi ai contraccolpi economici di un taglio delle forniture di gas e tenerne conto anche sulle politiche dei dividendi. Ovvero chiedere di ricalcolare le traiettorie di credito nel caso di un peggioramento della congiuntura, «anche nel caso di un embargo, e sfruttare questa analisi anche per poter gestire i piani di distribuzione», aveva spiegato. E anche Ignazio Vis c o, nel suo intervento all’ulti - ma assemblea dell’Abi, ha chiesto alle banche prudenza sui dividendi. A luglio lo stesso Enria ha annunciato che l’au - thority sta chiedendo alle banche di rivedere le previsioni patrimoniali per includere scenari macroeconomici avversi aggiornati e sufficientemente conservativi, in particolare considerando assunti di recessione coerenti con le previsioni ufficiali. In pratica dovranno incorporare lo scenario recessione nei loro piani sul capitale. E sempre a luglio il Finan - cial Times ha rivelato che la Bce starebbe valutando un modo per evitare che le banche guadagnino miliardi di euro di extraprofitti grazie allo schema di prestiti molto vantaggiosi lanciato durante la pandemia, una volta che si inizierà a rialzare i tassi di interesse. Francoforte ha erogato prestiti agevolati alle banche per 2.200 miliardi di euro durante la pandemia e dopo che l’istituto guidato da C h r i s ti n e Lagarde ha annunciato due rialzi dei tassi entro l’anno, secondo gli analisti, questo potrebbe portare alle banche europee 24 miliardi extra. Secondo l’Ft , quello che la Bce vuole evitare è che le banche guadagnino semplicemente ridepositando quei prestiti agevolati presso la Bce. Secondo le fonti del quotidiano, sarebbe politicamente inaccettabile per Francoforte fornire alle banche un profitto garantito dai contribuenti mentre aumenta gli oneri finanziari per famiglie e imprese e la maggior parte delle banche commerciali paga bonus al personale e distribuisce dividendi agli investitori. DIVIDENDI CONGELATI L’aumento dei tassi dovrebbe avere quindi effetti positivi sulla redditività tramite la crescita del margine di interesse ma questi guadagni supplementari potrebbero essere limitati come alternativa al congelamento dei dividendi generalizzato come quello posto tre anni fa. Di certo, servono decisioni chiare e tempestive. Che però guardando alle gaffe e agli inciampi comunicativi degli ultimi mesi, madame L a ga rd e non sempre ha garantito.
NEL 2012 NON CI SARA' LA FINE DEL MONDO IN SENSO APOCALITTICO,MA UN CAMBIAMENTO A LIVELLO POLITICO ED ECONOMICO/FINANZIARIO. SPERIAMO CHE QUESTA CRISI SISTEMICA ,CI FACCIA FINALMENTE APRIRE GLI OCCHI SUL "PROGRESSO MATERIALE:BEN-AVERE""ECONOMIA DI MERCATO" FIN QUI RAGGIUNTO E SPERARE IN UN ALTRETTANTO "PROGRESSO SPIRITUALE:BEN-ESSERE"ECONOMIA DEL DONO,IN MODO DA EQUILIBRARE IL TUTTO PER COMPLETARE L'ESSERE UMANO:"FELICITA' NELLA SUA COMPLETEZZA".
STUPIDA RAZZA
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