Più ancora della crisi, la retorica della crisi è quanto di peggio potesse capitarci: l’ha messa in scena Hans Kluge, direttore di Oms Europa, che in una lettera ha annunciato che «l’Europa è entrata in una crisi sanitaria permanente», già ribattezzata (e hashtaggata, ça va sans dire) come «permacrisi». A leggere le parole di K luge ci si sente un po’ come pugili suonati: a malapena si stava scendendo dal ring del Covid, quando ci si è trovati scaraventati nel mezzo di una guerra con annessa crisi economica e aumento delle bollette, e a quanto pare non è finita. «La colpa non è del Covid», sostiene però K luge: «Abbiamo l’attuale emergenza sanitaria pubblica del vaiolo delle scimmie, così come il recente riemergere della poliomielite di origine vaccinale». A questo si aggiunge «una guerra devastante in Ucraina, aggravata da orribili attacchi alle strutture sanitarie, innescando anche una crisi di salute mentale di proporzioni immense». Finito? Neanche per sogno. La per - m ac ri si che siamo chiamati a combattere si estende anche agli immancabili «cambiamenti climatici», alle «malattie infettive» (come se prima non esistessero) e alla «pandemia delle malattie cardiovascolari»: durante «il Covid», scrive K luge, «i morti di età media giovane a causa di infarti e ictus sono stati cinque volte di più». Qualcuno aveva timidamente azzardato l’ipotesi che questi numeri fossero in aumento anche a causa di una profilassi vaccinale sproporzionata per i più giovani, e probabile causa di un aumento di miocarditi e pericarditi senza precedenti. Ma si sbagliava: tra i giovani, secondo K luge, «i tre principali fattori prevenibili di ictus e infarto sono il consumo di tabacco, l’iperten - sione e l’inquinamento atmosferico». L’ipertensione, quella che nelle persone normali comincia a manifestarsi dopo i c i n qu a nt’anni, «causa un decesso su quattro in Europa». A sua volta «è collegata all’obesi - tà, al consumo di alcol («un decesso su tre fra i giovani è legato all’alcol») e all’inquinamen - to atmosferico, che, solo in Europa, uccide 550.000 persone l’anno, la metà a causa di malattie cardiovascolari». Non dimentichiamoci delle malattie non trasmissibili. Anche queste, «incluso il cancro» sono nel calderone della permacrisi. Stupidi noi a pensare che fossero aumentate perché le nostre strutture sanitarie, che durante il Covid hanno incoraggiato un’ospedalizzazio - ne insostenibile quanto inutile a discapito della medicina territoriale, hanno trascurato la prevenzione oncologica. Non poteva mancare l’Hiv: «È ancora in aumento», avverte K luge, «ma è molto comodo politicamente non averlo più all’ordine del giorno». Chissà cosa penseranno i movimenti Lgbtq quando leggeranno che per Kluge «sono necessari maggiori sforzi per raggiungere le popolazioni chiave, che includono uomini che fanno sesso con uomini, persone transgender, prostitute e partner sessuali di persone in quei gruppi». Non c’è scampo insomma, bisogna entrare in modalità permacrisi. Ci aveva già provato il governo francese nel dicembre del 2020, quando il primo ministro Jean Castex aveva tentato di far approvare il progetto di legge 3714, fortunatamente affossato nel giro di un mese, dall’evocativo titolo Istituzione di un regime di perennizzazione delle urgenze sa n ita rie, che prevedeva totale arbitrarietà del governo su lockdown, controllo dei prezzi, gestione dei beni della collettività territoriale. La Francia, si sa, è allergica ai regimi e ha affossato sul nascere anche questo, se non altro in virtù del fatto che era, ed è, una contraddizione in termini: una crisi è la fase acuta di una malattia; o è permanente, ossia cronica, o è acuta. Per carità, l’obiettivo della lettera di K luge è condivisibile: prepararci alle emergenze sanitarie e rafforzare strutture e i servizi essenziali. Ma che, per conseguirli, si debba vivere in crisi perenne considerandola «la nostra nuova normalità», come scrive K luge, fa intuire quale sia la strategia delle istituzioni sovranazionali: trasmettere ai cittadini un mood di interminabile emergenza che consenta, ancora e «per sempre», la gestione della loro salute e delle loro vite.
NEL 2012 NON CI SARA' LA FINE DEL MONDO IN SENSO APOCALITTICO,MA UN CAMBIAMENTO A LIVELLO POLITICO ED ECONOMICO/FINANZIARIO. SPERIAMO CHE QUESTA CRISI SISTEMICA ,CI FACCIA FINALMENTE APRIRE GLI OCCHI SUL "PROGRESSO MATERIALE:BEN-AVERE""ECONOMIA DI MERCATO" FIN QUI RAGGIUNTO E SPERARE IN UN ALTRETTANTO "PROGRESSO SPIRITUALE:BEN-ESSERE"ECONOMIA DEL DONO,IN MODO DA EQUILIBRARE IL TUTTO PER COMPLETARE L'ESSERE UMANO:"FELICITA' NELLA SUA COMPLETEZZA".
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