STUPIDA RAZZA

venerdì 16 settembre 2022

Salgono a 100 i Paesi che sperimentano le valute digitali di Stato

 

S ono ormai diventati quasi 100 i Paesi del mondo che hanno allo studio - con progetti in varie fasi di avanzamento - il lancio di una CBDC (Central Bank digital currency), ovvero una valuta digitale delle banche centrali. Niente a che vedere con Bitcoin o altre criptovalute private, le CBDC saranno in sostanza i nuovi soldi in contanti digitali che ogni cittadino o impresa potrà avere in alternativa al contante in banconote o monete. Secondo i dati pubblicati sul sito del Fondo Monetario Internazionale (si veda in pagina la grafica di Cbdctracker.org), a fine luglio 2022 erano ormai ben 97 i Paesi al mondo che hanno progetti in fase di ricerca o sviluppo di una CBDC. Per ora solo due sono stati lanciati sull’intero territorio nazionale: la e-Naira in Nigeria e il Sand dollar delle Bahamas. Oltre a questi, il progetto più monitorato nel resto del mondo è certamente quello dello yuan digitale cinese, che è partito da  quasi un anno ed è in fase di sperimentazione in 23 città coinvolgendo milioni di persone. Ancora non c'è una data fissata per l’avvio alle transazioni in tutto il Paese, ma il Governo sta spingendo per una sua diffusione più ampia tra i cittadini cinesi. Oltre a sperimentarlo, nell’ambito di una serie di progetti coordinati anche dall'hub della Bank of International Settlement, per una sua diffusione tra i Paesi “amici” della Belt and Road Iniziative. Proprio l’eventualità che il futuro sviluppo internazionale dello yuan digitale diventi una possibile minaccia per l’egemonia globale del dollaro - e per il sistema di messaggistica Swift, su cui è imperniato il sistema delle sanzioni internazionali come quelle comminate alla Russia - sta creando un forte dibattito negli USA sulla necessità di rispondere in tempi rapidi a Pechino con il varo del dollaro digitale. Ma la risposta dell’Occidente, compresa l’Europa che ha affidato lo studio del progetto di euro digitale alla Bce, è più complessa e deve tenere conto delle opportunità e dei rischi che comporterebbe una valuta digitale di Stato. Tra i nodi da sciogliere, come risulta dal dibattito in corso al Congresso Usa e al Parlamento europeo, c’è ovviamente la sicurezza delle transazioni ma anche e soprattutto la tutela della privacy e dei dati personali dei cittadini che utilizzeranno il contante digitale. Sia in Europa che, ancor più, negli Stati Uniti c’è inoltre il problema di non destabilizzare il settore bancario e quello dei sistemi di pagamento. Se ogni cittadino avesse un conto corrente digitale diretto con la Banca Centrale, le banche perderebbero una quota significativa della raccolta diretta. Per questo motivo si stanno studiando ipotesi di euro e dollaro digitale intermediati dalle banche e, in ogni caso, con un tetto individuale di 2-3.000 euro. Pur tra i mille interrogativi ancora da sciogliere, gli Usa sembrano intenzionati ad andare avanti con il progetto di dollaro digitale. La Fed si è detta favorevole: a spingere è soprattutto la vicepresidente Lael Brainard, che in un’audizione ha evidenziato come sia «a rischio lo status globale del dollaro come valuta dominante», mentre il Tesoro è più cauto. Tutti invocano però una decisione formale del Congresso Usa, che dovrebbe varare una legge per definire le regole della versione digitale del dollaro.

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