STUPIDA RAZZA

venerdì 16 settembre 2022

Xi punta sull’Asia centrale nel primo viaggio post Covid

 



Prima di atterrare a Samarcanda per la due giorni di Summit della Shanghai cooperation organisation, ieri il presidente cinese Xi Jinping è tornato in visita di Stato in Kazakhstan, in un contesto molto diverso dal celebre discorso del 7 settembre 2013 di lancio della Nuova via della Seta al cospetto degli studenti dell’università Nazarbayev ad Astana. Nove anni dopo, con il Kazakhstan, all’epoca primo destinatario di investimenti diretti cinesi per 30 miliardi di dollari Usa, iniziava il lungo corteggiamento cinese a suon di accordi energetici dei Paesi dell’ex blocco sovietico - seguirono Turkmenistan, Kirghizistan, Uzbekistan e Tagikistan -, a scapito dell’antagonista in Asia centrale, la Russia. Allora Mosca perseguiva una politica doganale contraria all’invasione di prodotti made in China, mentre Pechino puntava ad accordi di libero scambio, nuove infrastrutture, circolazione dello yuan al posto del rublo ma senza interferire, in linea di principio, con la sovranità di questi Stati dell’ex Urss uniti ancora legati ai russi. Mosca, finita nel cul de sac ucraino, oggi spera nell’appoggio plateale e rinnovato da parte di Pechino, quell’amicizia più forte della roccia professata a febbraio scorso, ma non c’è ancora certezza che nella cornice del Summit ci sia quella bilaterale tanto sospirata. Sotto esame, inoltre, è finita la frase pronunciata una settimana fa alla Duma, il parlamento russo, da Li Zhanshu, terza carica dello Stato, sodale di Xi e da sempre sherpa tra Pechino e Mosca (ma, sembra, in uscita con il nuovo Congresso, formalmente per limiti di età): «Sulla questione ucraina, vediamo come hanno messo la Russia in una situazione impossibile. E in questo caso, la Russia ha fatto una scelta importante e ha risposto con fermezza». Questa versione fornita dai russi non è stata esplicitamente avallata da Pechino. Che farà Xi Jinping a Samarcanda? A poche settimane dal Congresso del partito torna il vento della Via della Seta, non c’è voglia di guerra, ma di sostegno alle economie. Ha confermato ieri il presidente kazako Kassym-Jomart Tokayev: «È la prima visita del presidente Xi Jinping in un Paese straniero dalla pandemia, un fatto che rende questo viaggio storico. Credo sia la prova dell’alto grado di fiducia reciproca e cooperazione a trent’anni da quando i Paesi hanno stabilito rapporti diplomatici. «Emblematico che la visita coincida con questo anniversario», ha sottolineato. Al centro dei colloqui l’uso dei corsi d’acqua transfrontalieri, la cooperazione nei trasporti e nella logistica. Xi Jinping si è detto «felice» di essere in Kazakhstan. «Cina e Kazakhstan sono buoni vicini, buoni amici e buoni partner collegati da montagne e fiumi, uniti nella buona e nella cattiva sorte, le relazioni bilaterali sono cresciute a passi da gigante, hanno raggiunto il livello di un partenariato strategico globale permanente, da far crescere nella Nuova Era». La Cina sostiene «con forza» le riforme del presidente Tokayev per la stabilità, lo sviluppo e l’indipendenza del Paese. E, in attesa, forse, di poter dire altrettanto con la Russia, ha detto che la Cina «sarà sempre amico e partner fidato del Kazakhstan».

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