STUPIDA RAZZA

sabato 17 settembre 2022

Indebitamento mai così alto E l’inflazione gonfia le entrate: +21%

 

Sempre più in alto. A luglio il debito pubblico italiano ha raggiunto per la prima volta nella storia quota 2.770,463 miliardi di euro, crescendo di circa 3 miliardi rispetto a giugno (quando era a 2.768 miliardi), e di ben 44 miliardi rispetto al luglio del 2021 (quando era a 2.726 miliardi). Secondo i dati pubblicati ieri dalla Banca d’Italia risulta invece che le entrate tributarie contabilizzate nel bilancio dello Stato a luglio sono state pari a 58,7 miliardi, in crescita del 21,2 per cento rispetto allo stesso mese dell'anno scorso. Si tratta di 10,2 miliardi di euro di maggiori entrate, effetto principalmente dell’inflazione. In tutto, nei primi sette mesi di ques t’anno, le entrate sono state pari a 276,7 miliardi, in crescita del 13,8 per cento (33,5 miliardi) rispetto allo stesso periodo dello scorso a n n o. CHI HA IN MANO I TITOLI Continua a ridursi la quota dei titoli di Stato italiani detenuta da soggetti esteri: a luglio ha toccato il nuovo minimo da maggio 2019, scendendo a 657,923 miliardi di euro. Il debito pubblico rappresenta un costo di 46.174 euro per ogni cittadino residente in Italia, neonati inclusi, ovvero 106.556 euro a famiglia, secondo i calcoli del Codacons. «Una zavorra pesantissima per il Paese di cui faranno le spese le generazioni future, senza contare che il debito pubblico rischia di crescere ulteriormente a causa delle emergenze economiche scoppiate in Italia», ha spiegato il presidente dell’as so ci az ione dei consumatori, Carlo R ie n z i , Purtroppo questo aumento del debito si incrocerà tra poco con un rallentamento marcato dell’economia che interesserà ovviamente non solo l’Italia. Secondo le previsioni del Fondo monetario internazionale «è troppo presto per dire se nel 2023 ci sarà recensione diffusa su scala globale» ma - ha spiegato il capo del Dipartimento comunicazioni del Fmi, Gerry Rice - «anche se dei paesi non sono tecnicamente in recessione, e registrano ancora crescita positiva, per molte persone la situazione sarà percepita come recessione». Concetti ripresi da quanto affermato mercoledì dalla direttrice del Fondo, Kristalina Georgieva, che ha anche paventato il rischio di disordini sociali, in particolare se le tempreature invernali saranno particolarmente inclementi. «C’è sicuramente il timore di una recessione in alcuni paesi, o anche se non si tratterà di recessione, che quest'inverno sembri una recessione. E se Madre Natura decidesse di non collaborare e l'inverno fosse davvero rigido, questo potrebbe portare a disordini sociali». Secondo la Georgieva «l’inflazione è resistente e ha una base più ampia di quanto pensato. Questo significa che i banchieri centrali devono essere a loro volta tenaci nel c o m batte rl a » . Rice ha invece ricordato che da quando è stato aggiornato l'Economic Outlook, ad aprile, «la guerra si è trascinata, è peggiorato il quadro delle forniture di gas all'Europa, le materie prime sono rimaste elevate» e in Cina sono stati impositivi ulteriori lockdown. Nel l’aggiornamento dello scorso aprile il Fmi prevedeva una crescita globale del 3,6% sia quest'anno che sul 2023, dopo aver operato revisioni al ribasso rispettivamente di 0,8 punti su quest'anno e di 0,2 punti sul prossimo. Per l’Italia prevedeva 2,3 per cento di crescita quest'anno e 1,7% il pross i m o. LE STIME SUL PIL Secondo le stime di Confcommercio invece nel terzo trimestre il Pil italiano dovrebbe diminuire dello 0,8 per cento rispetto al trimestre precedente e aumentare dell'1,1 per cento rispetto al terzo trimestre 2021. Con un ulteriore moderato peggioramento congiunturale nell'ultimo trimestre, il 2022 si chiuderebbe a +3 per cento: una «recessione mite», data da due cali consecutivi ma di «modesta entità» che potrebbero, però, avere un trascinamento negativo per il 2023 con un ritorno a un'assenza di crescita.

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