Grazie all’inflazione che alza il prodotto nominale, il debito pubblico quest’anno scenderà sotto il 147% del Pil previsto dal Def di aprile, che pure segnava una discesa netta rispetto al 150,8% di fine 2021. Ma le buone notizie finiscono qui. Perché a permettere l’alleggerimento del rapporto fra debito pubblico e Pil, accanto alla corsa dei prezzi, è stata una crescita reale che nonostante tutto viaggia nei dintorni del 3,5 per cento. E l’anno prossimo questa crescita non ci sarà: molti osservatori prevedono un segno negativo per l’ultimo trimestre dell’anno, con il risultato che le stime ufficiali sul 2023 non andranno oltre lo 0,7- 0,8%. La questione è cruciale in vista della legge di bilancio, che poggia su un terreno fragile mentre il Paese continua a dover mettere in campo misure anticrisi. E diventa delicata mentre gli occhi dei mercati internazionali sono concentrati sulle incognite politiche romane. Non ci sarà da attendere molto per misurare le reazioni: venerdì è atteso il rating di Moody’s, che già oggi vede il debito italiano all’ultimo scalino prima dei bond considerati più a rischio (non investment grade).
NEL 2012 NON CI SARA' LA FINE DEL MONDO IN SENSO APOCALITTICO,MA UN CAMBIAMENTO A LIVELLO POLITICO ED ECONOMICO/FINANZIARIO. SPERIAMO CHE QUESTA CRISI SISTEMICA ,CI FACCIA FINALMENTE APRIRE GLI OCCHI SUL "PROGRESSO MATERIALE:BEN-AVERE""ECONOMIA DI MERCATO" FIN QUI RAGGIUNTO E SPERARE IN UN ALTRETTANTO "PROGRESSO SPIRITUALE:BEN-ESSERE"ECONOMIA DEL DONO,IN MODO DA EQUILIBRARE IL TUTTO PER COMPLETARE L'ESSERE UMANO:"FELICITA' NELLA SUA COMPLETEZZA".
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